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Effetto Tinder: se fai sesso con uno sconosciuto, usa…la testa

Quando il virtuale si trasforma in realtà … è bene cautelarsi. In tutti i sensi.  Le migliaia di app oggi disponibili hanno radicalmente trasformato  –  e talvolta facilitato – svariati aspetti della nostra vita. A patto di usarle con intelligenza. Soprattutto quelle che sostituiscono i “vecchi” siti di incontri. Una tra le più usate è Tinder. Talmente popolare, da dare il nome a un nuovo fenomeno: l’aumento esponenziale di malattie sessualmente trasmissibili come sifilide, clamidia e gonorrea.
A oggi, sono più di 25milioni le connessioni giornaliere a Tinder. A “ingolosire” gli utenti l’estrema facilità con cui è possibile contattare persone dalle quali ci si sente fisicamente attratte, conoscerle dal vivo, e consumare un rapporto sessuale in tempi abbastanza brevi. 
Le malattie sessualmente trasmissibili sono, a dispetto di quello che si potrebbe credere, uno di quei temi circondati da un misto di disinformazione e tabù. Al netto delle esplosioni mediatiche e dei toni sensazionalistici, infatti, non tutti sanno che, oltre l’HIV, esistono molte altre patologie, gravi e portatrici di una serie di complicanze. Inoltre, si stanno diffondendo ceppi di gonorrea che resistono al trattamento farmacologico. 

Tuttavia, quel che sorprende – in positivo – è che l’uso del condom è in crescita tra i giovanissimi, perlomeno stando ai dati inerenti i Canada, dove, dal 2003 a oggi, si è registrato un incremento del 6% (68% vs 62%). D’altro canto, gli adulti usano il preservativo più raramente. La tendenza viene ricondotta al fatto che, crescendo, si prediligono i contraccettivi orali, specie in caso di relazioni monogamiche. 
 
E i dati relativi all’Italia non sono certo incoraggianti. Solo una persona su cinque userebbe il preservativo, secondo il sondaggio effettuato da una delle principali aziende che producono profilattici. Appena il 14% farebbe ricorso a questo in modo regolare. Circa il 50% degli uomini attribuirebbe al condom la “colpa” di ridurre il piacere mentre la donna si sentirebbe in imbarazzo a chiederlo temendo di apparire troppo esigente.

Ancora una volta, emerge la sbagliata equazione, secondo cui, sessualizzare (praticamente) ogni cosa implichi un tasso di consapevolezza e responsabilità (verso di sé e verso gli altri) incredibilmente più forte che in passato. Sbagliato. Sarebbe di gran lunga meglio concentrarsi su un approccio meno fracassone, ma capace di entrare nel merito della questione. Ad esempio, puntando sulla prevenzione, e sull’informazione. A scuola e non solo. 
 

Quando il virtuale si trasforma in realtà … è bene cautelarsi. In tutti i sensi.  Le migliaia di app oggi disponibili hanno radicalmente trasformato  –  e talvolta facilitato – svariati aspetti della nostra vita. A patto di usarle con intelligenza. Soprattutto quelle che sostituiscono i “vecchi” siti di incontri. Una tra le più usate è Tinder. Talmente popolare, da dare il nome a un nuovo fenomeno: l’aumento esponenziale di malattie sessualmente trasmissibili come sifilide, clamidia e gonorrea.

A oggi, sono più di 25milioni le connessioni giornaliere a Tinder. A “ingolosire” gli utenti l’estrema facilità con cui è possibile contattare persone dalle quali ci si sente fisicamente attratte, conoscerle dal vivo, e consumare un rapporto sessuale in tempi abbastanza brevi.

Le malattie sessualmente trasmissibili sono, a dispetto di quello che si potrebbe credere, uno di quei temi circondati da un misto di disinformazione e tabù. Al netto delle esplosioni mediatiche e dei toni sensazionalistici, infatti, non tutti sanno che, oltre l’HIV, esistono molte altre patologie, gravi e portatrici di una serie di complicanze. Inoltre, si stanno diffondendo ceppi di gonorrea che resistono al trattamento farmacologico.

Tuttavia, quel che sorprende – in positivo – è che l’uso del condom è in crescita tra i giovanissimi, perlomeno stando ai dati inerenti i Canada, dove, dal 2003 a oggi, si è registrato un incremento del 6% (68% vs 62%). D’altro canto, gli adulti usano il preservativo più raramente. La tendenza viene ricondotta al fatto che, crescendo, si prediligono i contraccettivi orali, specie in caso di relazioni monogamiche.

E i dati relativi all’Italia non sono certo incoraggianti. Solo una persona su cinque userebbe il preservativo, secondo il sondaggio effettuato da una delle principali aziende che producono profilattici. Appena il 14% farebbe ricorso a questo in modo regolare. Circa il 50% degli uomini attribuirebbe al condom la “colpa” di ridurre il piacere mentre la donna si sentirebbe in imbarazzo a chiederlo temendo di apparire troppo esigente.

Ancora una volta, emerge la sbagliata equazione, secondo cui, sessualizzare (praticamente) ogni cosa implichi un tasso di consapevolezza e responsabilità (verso di sé e verso gli altri) incredibilmente più forte che in passato. Sbagliato. Sarebbe di gran lunga meglio concentrarsi su un approccio meno fracassone, ma capace di entrare nel merito della questione. Ad esempio, puntando sulla prevenzione, e sull’informazione. A scuola e non solo. 

 

Blogger argentina
 

Ecco perché in Danimarca è la mamma a chiederti di fare sesso…

Sesso: quello che i bambini vorrebbero (e dovrebbero) sapere

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"Non sono brava come credono..."

Silvia è bravissima, ma è l’unica a non saperlo

Silvia è una ragazza che non sa accettare un complimento. Ogni volta che qualcuno le rivolge una parola di apprezzamento, lei è sempre pronta a sminuirla.

“Complimenti, hai superato brillantemente l’esame!”

“Ma no, è stata solo fortuna, la prof mi ha fatto domande sugli argomenti su cui ero più preparata…”

“Brava! Sei stata assunta per lo stage!”

“Grazie, ma non ho fatto niente di speciale… Eravamo tantissimi al colloquio, non so perché l’azienda abbia scelto proprio me…  Prima o poi si accorgeranno che non sono brava come credono”

“Con la preparazione che hai, dovresti partecipare a questo concorso”

“In realtà non sono così preparata, ci sono tante persone che hanno studiato più di me…”

Mai un grazie puro e semplice, mai la soddisfazione di godersi un obiettivo raggiunto.

Silvia si sente sempre inadeguata di fronte ai suoi successi: i complimenti la imbarazzano, sente di non meritarli; si sente smarrita e impaurita di fronte a nuovi compiti che in realtà è perfettamente in grado di svolgere, e ha paura di essere “smascherata” nei suoi limiti e nelle sue mancanze.

A volte arriva addirittura ad autosabotarsi, facendo di tutto pur di perdere un’occasione, per dire a se stessa: “Visto? Non vali poi così tanto”

In realtà, tutto dimostra il contrario: a scuola è sempre stata la prima della classe, all’università si è laureata col massimo dei voti, i suoi datori di lavoro hanno molta stima di lei.

Ma per lei non basta: più fa carriera, più sente di non meritare il suo successo; più persone la apprezzano, meno si stente all’altezza.

Sindrome dell’impostore: che cos’è?

La sindrome dell’impostore è una condizione mentale che affligge donne – soprattutto – e uomini come Silvia: capaci, in gamba, preparati, ma che si sentono immeritevoli dei riconoscimenti ottenuti. E più i riconoscimenti aumentano, più si sentono fuori posto.

La sindrome dell’impostore colpisce soprattutto le persone più sensibili: quelle che pensano molto e che tendono ad essere severe con se stesse; quelle che hanno ricevuto un’educazione molto rigida, con poche lodi e tante critiche (costruttive e non), o che hanno subito il bullismo a scuola; quelle perfezioniste, costantemente alla ricerca di uno standard irraggiungibile, e di conseguenza sempre scontente.

Altre vittime perfette della sindrome dell’impostore sono le persone che hanno un forte senso del dovere e che hanno il terrore di deludere le aspettative altrui; o che hanno l’umana consapevolezza dei propri limiti e sanno di poter sbagliare, a differenza di chi è davvero incompetente e non si rende conto dei propri errori, tendendo a sopravvalutare le proprie capacità.   

Come uscirne?

 

Se ti riconosci nel racconto di Silvia, o ci rivedi il comportamento dei tuoi figli, probabilmente hai a che fare con la sindrome dell’impostore.

Consiglio: impara a dire “graziequando qualcuno ti dice che sei bravo.

E poi, sii consapevole che non sarai mai il migliore in assoluto. Ci sarà sempre qualcuno più bravo di te, magari in Australia, ma ci sarà. Continua a fare tutto ciò che fai al meglio delle tue possibilità, ma non pretendere troppo da te stesso.

Premiati quando raggiungi un obiettivo, e ogni tanto ripercorri la tua storia. Ricorda tutti i sacrifici che hai fatto per arrivare dove sei ora, i traguardi raggiunti e anche i fallimenti, perché ogni tappa ti ha portato a essere quello che sei.

Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.

(Bertrand Russell)

 Rosa Cambara
 Blogger

 

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Ozio (letterario), il padre dei geni

Otium: occupazione principalmente votata alla ricerca intellettuale.

Sembra che il segreto delle grandi menti non sia un’agenda piena di impegni o lunghe sedute di fitness, ma piuttosto un’ora al giorno di tempo per imparare cose nuove. Bill Gates legge almeno un libro  a settimana, Zuckerberg uno ogni due. Warren Buffet passa cinque o sei ore della sua giornata a leggere giornali.

La regola delle 5 ore
 

Joshua Waitzkin, Maestro internazionale di Scacchi, diventato campione all’età di 16 anni, propone la regola delle 5 ore. Sessanta minuti al giorno di otium, in cui dedicarsi in relax all'arricchimento della propria conoscenza. Affannarsi a raggiungere grandi risultati in poco tempo non sempre è la miglior soluzione. Avere maggior chiarezza di pensiero e assumere consapevolezza delle nostre azioni è un’ottima via per migliorarsi.

Osservare, leggere, conversare senza fretta. Occuparsi delle cose che ci riguardano, senza dover sempre rispettare un programma. Avere perché no, anche momenti di dolce far niente. Momenti in cui ci si stacca dal resto del mondo. E se lo dice un campione…

 

di IRENE CALTABIANO

 

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