Allena il pensiero strategico ☝

La depressione è una malattia attuale ed anche molto diffusa

Cosa non dire e cosa dire ad un depresso

Spesso la si sottovaluta poiché non tutti ammettono che è una vera malattia. La verità è che la depressione  colpisce uomini e donne, giovani e vecchi e anche le persone che apparentemente “hanno tutto”, come vip, attori e manager.

Può risultare difficile capire cosa provano i malati di depressione ecco perché indichiamo alcune frasi che non dobbiamo dire e quelle,invece,da dire per aiutarli a sentirsi “meno soli” nella loro sofferenza.

Non diciamo “ti basta una pasticca”

Significherebbe minimizzare la loro sofferenza e dal momento che i depressi non scelgono di essere tristi, dire cose banali non li aiuterà. La depressione va curata con una combinazione di farmaci e psicoterapia.

Non diciamo “non vuoi stare meglio?”

Il depresso non è responsabile della sua malattia essa, secondo gli psicologi “può essere difficile da trattare e nessun farmaco o terapia sono efficaci al cento per cento per tutto il tempo. Già molti pazienti pensano di non essere abbastanza forti o bravi per combattere il disturbi. Aggiungere commenti negativi che implicano l’idea della totale mancanza di controllo sul proprio stato di salute mentale è davvero distruttivo, oltre che stigmatizzante”

Non diciamo: “sono stato depresso anch’io”

In realtà la maggior parte delle persone confonde la tristezza con la depressione e dunque non sa realmente cosa si prova. Meglio, in questi casi, non parlare di se stessi ma far parlare i malati.

Non diciamo “C’è gente che sta peggio di te”

Secondo gli esperti infatti per una persona depressa può essere difficile “guardare al di fuori” della propria situazione ecco perché si consiglia di “dire ai malati che non sarete voi a guarirli, ma in compenso potrete aiutarli a smorzare il loro senso di solitudine e isolamento”.

Possiamo dire: “Ci sono”

Esserci significa aiutare il malato nei compiti pratici come trovare e contattare un medico, fissare e organizzare gli appuntamenti e qualsiasi altra incombenza. Secondo gli esperti per un individuo depresso sapere che qualcuno è lì per lui è molto importante.

Possiamo dire “facciamo qualcosa assieme”

I depressi tendono a “rimuginare” ripensando continuamente ad eventi negativi e tormentandosi nel ricordo di come particolari accadimenti avrebbero potuto svolgersi diversamente. Ecco perché possiamo aiutarli proponendogli “un’attività insieme, preferibilmente mentalmente e fisicamente impegnativa, che distragga i pensieri di chi continua a rimuginare”.

Possiamo dire “Non posso capire come ti senti ma deve essere dura”

Riconoscere che non possiamo capire ma che siamo consapevoli che è qualcosa di veramente difficile da superare rappresenta un buon inizio di conversazione poiché permette all’individuo depresso di parlare senza timore di giudizio.

A volte è meglio non dire niente

Saper ascoltare e basta è molto importante. A volte è meglio agire in questo modo piuttosto che parlare. Significa essere presenti comunque e può servire a non far sentire tanto soli ed isolati  i depressi.

Simona
Human interconector (depressa guarita)

leggi anche

 

 

Continua...

Io, insegnante, non posso tornare nella mia terra. La storia di Rosario

La Buona Scuola e l'algoritmo del Miur

L’esodo degli insegnanti italiani, nella maggior parte dei casi dal sud verso il nord, è stato definito una vera e propria deportazione.

Uno dei meccanismi previsti dalla riforma della Buona Scuola è il misterioso algoritmo del Miur che regola i trasferimenti dei docenti inseriti negli ambiti territoriali. Ebbene, tale algoritmo ha spedito migliaia di insegnanti di ruolo a chilometri di distanza da casa, in molti casi dalla parte opposta dell’Italia, per cui si attendono i ricorsi dell’Anief

Le conseguenze sono facilmente immaginabili: alcuni docenti hanno dovuto rinunciare al lavoro per non lasciare la propria famiglia, altri hanno fatto le valigie e stanno affrontando la sofferenza di non poter stare accanto ai propri cari, per non parlare dei sacrifici economici di chi deve aiutare il proprio nucleo familiare e al tempo stesso mantenersi in una nuova città. Il tutto con uno stipendio da insegnante.

La storia del professor Rosario Melissa

Tra i docenti che denunciano le ingiustizie della riforma c’è il professor Rosario Melissa, che in una lunga lettera pubblicata su Tuttoscuola.com ha raccontato la sua storia. Da ingegnere a insegnante, dopo essere diventato titolare di cattedra, non riesce a ottenere il trasferimento in Sicilia, per tornare nella sua terra d’origine con la sua famiglia. Come se non bastasse la pena di non poter stare accanto alla moglie e alla figlia, la banca si rifiuta di concedergli il mutuo. Così racconta il docente nella sua lettera:

Da titolare di cattedra sono diventato titolare di ambito, costretto a cambiare scuola ogni tre anni.... Provo anche a comprare casa perché, dopo questo lungo periodo passato fuori, decido insieme alla mia famiglia di tornare finalmente nella mia terra. Chiedo trasferimento in un qualsivoglia ambito siciliano. Risultato? Trasferito in Veneto. Ah, ricordate… stavo comprando casa, mutuo approvato! Beh la banca mi chiama e mi dice: Ma lei è stato trasferito in Veneto? Come fa a pagare il mutuo, l'affitto e a mantenere la famiglia con uno stipendio da insegnante? Così, improvvisamente, mutuo sospeso!! Secondo risultato? Io adesso mi trovo in provincia di Vicenza, lontano 1300 km da casa, dai miei affetti, da mia moglie, da mia figlia, da quella casa che ho sognato per 25 anni.

Il lavoro dell'insegnante è uno dei più sottovalutati

Il professor Melissa spiega anche che il mestiere dell’insegnante è uno di quelli più sottovalutati. Sono molti i luoghi comuni secondo cui maestri e professori lavorano poco e fanno tre mesi di vacanza all’anno; in realtà, il lavoro dell’insegnante non si riduce alle 18 ore settimanali, ma comporta riunioni, consigli di classe, l’elaborazione di progetti per ottenere finanziamenti europei, la preparazione delle lezioni, la correzione delle verifiche e così via.

Gli insegnanti hanno una grande responsabilità: formano gli adulti del domani, insegnano ai ragazzi a farsi domande, ad approfondire ciò che studiano, ad essere curiosi e attenti verso la realtà che li circonda. E soprattutto, che nella vita non si smette mai d’imparare. Come può un insegnante svolgere un lavoro così delicato se non ha certezze, se non sa in che città insegnerà l’anno successivo, con uno stipendio non adeguato all’impegno e con l’impossibilità di costruirsi un futuro?  

E poi ci parlano di Fertility Day

 di Rosa Cambara

 

 

Ti è piaciuto l'articolo? Leggi anche:

 

- Iscriviti al canale YouTube - 

 
Continua...

Mollare tutto? L'unico limite è la paura

Ogni mattina ti svegli con la voglia di scappare.

 

Mollo_TuttoProvi ansia al sol pensiero di rinchiuderti in ufficio per otto ore. Noia e insoddisfazione sono compagne delle tue giornate. La domanda che poni più spesso a te stesso è: « Chi me lo fa fare?»

Ammettilo, passi il tempo libero a controllare le offerte di viaggio. Sei sempre in cerca di un cambiamento, anche se si tratta solo di risistemare i mobili. Se questa descrizione corrisponde al tuo profilo, ti conviene continuare a leggere.

La rubrica che inauguriamo oggi vuole essere uno stimolo a cambiare vita, partendo da piccoli passi concreti. La prima cosa da fare è educare noi stessi a superare ostacoli che esistono solo nella nostra mente. Ecco i paletti più comuni che ciascuno di noi si pone quando sogna di fuggire lontano.

Ingigantire i problemi

La paura dell'ignoto ci paralizza. Non appena ci azzardiamo a saltare al di là della staccionata, il vento del dubbio ci riporta indietro.« E se poi non trovo un altro lavoro? Se non riesco a mantenermi? Se mi ammalo di nostalgia? »

Evitate di preoccuparvi, nel senso etimologico della parola. Non vi occupate dei problemi prima che arrivino ma concentratevi su cosa effettivamente vi lascereste dietro le spalle.  Vale la pena rimanere nella nostra zona di comfort, rassicurante ma insopportabile? Vi fa meno paura spegnervi lentamente, diventando passivi e senza alcun controllo sulle vostre vite?

 

Farsi condizionare troppo dall'opinione altrui

 

Mollo_TuttoIl senso comune ci costringe a impiegare il nostro tempo in cose che non ci piacciono, semplicemente perchè "si fa così". Trovare un lavoro decente, sposarsi, fare figli. Obiettivi lodevoli, ma non tutti siamo fatti allo stesso modo. Perciò chiudete gli occhi e cercate di pensare ai vostri desideri più profondi, al di là di schemi e pressioni sociali. Aver voglia di cambiare non è da incoscienti. È la cosa più coscienziosa che potete fare.

Avere poca fiducia nelle proprie capacità

Lasciarci attraversare dagli eventi mina a poco a poco la nostra capacità decisionale. Il primo passo è circondarsi di persone positive, che ci incoraggino ad agire. Superare i propri limiti è un allenamento costante . Potete cominciare con piccole sfide quotidiane come cambiare percorso per arrivare a lavoro, cominciare uno sport nuovo, passare un weekend da soli lontani da casa.

Cercare scuse per rimandare

Mollo_Tutto

« Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire ma non una sola scusa». Questa frase di Rudyard Kipling riassume alla perfezione il concetto. La tendenza più frequente è incolpare qualcuno o qualcos altro della propria situazione. Tempo, governo, famiglia, colleghi. Continuare a cercare scuse è solo un modo come un altro di rimandare il vostro benessere.

Essere troppo indulgenti

Accettare i propri limiti e difetti è bene, ma non significa evitare di lavorare su ciò che ci frena. Riconoscere i nostri blocchi è il primo passo per superarli.

Il bagaglio fondamentale da portare con sé é la reale voglia di cambiare. Se riuscite a farlo, siete pronti al prossimo step... Alla prossima puntata :)

 

di Irene Caltabiano

Potrebbe interessarti anche:

-ISCRIVITI al canale YouTube-
 

 
 
 

google playSeguici anche su Google Edicola »

 

Continua...

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci