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Sono in pensione. Ora cosa faccio?

Crisi o rinascita?

Il lavoro è il fulcro della tua vita. Ti alzi ogni mattina con il pensiero di andare in ufficio, quello che fai riempie le tue giornate e ti fa sentire vivo. Poi, dopo una vita di impegno e di sacrifici, arriva il momento in cui la tua azienda non ha più bisogno di te: puoi andare in pensione.

All’inizio ti senti disorientato, ti ritrovi a vivere una situazione completamente nuova. I primi giorni riscopri la libertà di non dover mettere la sveglia e di poterti rilassare, ma poi tutto quel tempo libero ti spaventa. Non vedi più i tuoi colleghi, il telefono squilla sempre meno e non sai cosa fare.  

Chissà quante volte hai pensato “quando andrò in pensione farò questo, questo e quest’altro…”. Ora puoi fare tutte le cose che hai sempre desiderato, ma che a causa del lavoro hai sempre dovuto rimandare.

Il tempo libero non è un nemico, ma un grande dono che imparerai ad apprezzare, perché ti darà la possibilità di riorganizzare la tua vita senza l’ansia di dover fare le cose per necessità, ma solo per il piacere di farle.

Ecco una serie di idee per tenerti impegnato e vivere questo momento con positività.

Fare sport o attività all’aria aperta. Lascia l’auto nel garage e cammina più che puoi! Secondo numerose ricerche scientifiche fare attività fisica fa bene alla salute e al buon umore, quindi approfitta del tuo tempo per fare lunghe passeggiate, andare in bicicletta e magari iscriverti in palestra. Sono sempre di più le donne che frequentano corsi di ginnastica posturale, pilates e yoga, e gli uomini che fanno nuoto o scuola di ballo per accompagnare le proprie dame. 

Crescere i nipotini. Prendersi cura dei propri nipoti è uno dei privilegi di nonni e zii, che spesso aiutano i figli e gli altri componenti della famiglia ad accudire i più piccoli. Pensa alla gioia di ritornare bambino per qualche ora e di aiutare i bimbi a crescere come hai fatto con i tuoi figli...

Fare volontariato. Il bello di avere molto tempo libero è che puoi donarne un po’ agli altri, facendo qualcosa di utile e che ti permetterà di conoscere nuove persone. Ci sono tantissime associazioni di volontariato impegnate di diversi ambiti: immigrazione, ambiente, salute, cultura, beneficienza. Devi solo scegliere quella più adatta a te e scoprire quanto può essere bello aiutare gli altri.

Viaggiare. Per anni non hai potuto fare un viaggio come si deve per la difficoltà di prendere ferie a lavoro o perché avevi troppi impegni che ti impedivano di staccare dalla città, anche solo per qualche giorno. È arrivato il momento di investire un po’ dei tuoi risparmi per andare a visitare un luogo che non hai mai visto o una delle città dei tuoi sogni!

Coltivare i tuoi interessi. Lettura, disegno, musica, fotografia, teatro, bricolage, giardinaggio, uncinetto… non importa quale hobby tu scelga, l’importante è capire quale potrebbe essere un interesse personale che ti appassioni, per praticarlo ogni volta che puoi.

Imparare a cucinare. Se sei sempre stato/a bravo/a in cucina, adesso hai l’occasione per sperimentare ricette originali e provenienti da culture diverse dalla tua. Se, invece, hai sempre delegato ad altri l’arte di cucinare, ora non hai più scuse: imparerai anche tu a preparare deliziosi manicaretti e scoprirai che ti piacerà!  

Adottare un cane. Hai sempre avuto il desiderio di prendere un cane, ma non l’hai mai fatto perché avevi paura che sarebbe stato troppo tempo da solo? Questo è il momento giusto, ci sono tanti cuccioli che aspettano di essere adottati e accolti in una nuova casa. 

Ricominciare a studiare. Hai sempre amato lo studio e desideri continuare a formarti? In Italia – e nel mondo – ci sono tantissime università popolari in cui potrai soddisfare la tua sete di cultura e approfondire le materie che più ti piacciono, senza lo stress di superare in fretta gli esami perché poi devi cercarti un lavoro.   

Continuare a lavorare. Aprire un’officina, coltivare un orto, offrire consulenze alle aziende, lanciare un nuovo progetto: sono tanti i lavori che puoi continuare a fare dopo la pensione, se senti di avere ancora tante energie da investire. Scegliendo, però, un orario ridotto per avere più tempo per te stesso e per la tua famiglia.

 

di Rosa Cambara

 

 

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Come difendersi da chi si lamenta sempre

"È colpa tua se la mia vita fa schifo"

È colpa tua se la mia vita fa schifo!

Sei tu che mi ostacoli nel finire l’università/nel trovare un lavoro!

Sto male perché non sai darmi consigli, non mi capisci!

Quante volte una persona a cui vuoi bene ti ha trafitto con frasi del genere? Capita a tutti, prima o poi, di comportarsi da vittime, ma di solito si tratta di crisi passeggere.

Ci sono persone, invece, che usano il vittimismo cronico come scudo contro le responsabilità di qualsiasi tipo, spargendo intorno a loro semi di rabbia e di negatività.

Immagina di avere un figlio, un partner o un caro amico che ogni giorno scarichi su di te tutto il veleno e il rancore di una vita di insoddisfazioni. Lui (o lei) sputa fuori tutte le lamentele che ha dentro e ti accusa di essere la causa dei suoi problemi o di non saperli risolvere, restando sordo e ingrato ai tuoi tentativi di farlo stare meglio.

Poi, dopo essersi sfogato, dorme tranquillo mentre tu non riesci a chiudere occhio, carico di tutto il male che lui ha sfogato su di te. Come ti sentiresti? Probabilmente avresti gli incubi e penseresti che così non può andare avanti.

Come riconoscere un vittimista cronico?
  • Dà sempre la colpa agli altri. Il vittimista cronico dà la colpa agli altri ogni volta che fa un errore, così non deve assumersene la responsabilità. E non accetta critiche, non si mette mai in discussione e non sa chiedere scusa. È sempre il suo interlocutore che lo aggredisce, che non vuole sentire ragioni, che lo tratta male senza che lui lo meriti.  
  • Vive di lamentele. Non fa che lamentarsi della sua vita di frustrazioni, accusando gli altri in modo aggressivo per i suoi problemi, chiudendosi nella rabbia e nel rancore, avvelenando l’esistenza a chi gli sta vicino.
  • Distorce la realtà. Vede solo gli aspetti negativi della vita, è sospettoso e paranoico, crede di essere circondato da nemici e sottolinea ogni piccola mancanza degli altri per trovare conferma alle sue paranoie. “Vedi che è cattivo con me? Ho ragione io!”
  • Vuole l’attenzione su di sé. Gli piace lamentarsi perché così attira l’attenzione degli altri e può recitare meglio il ruolo di vittima.

Spesso il vittimista cronico non vuole davvero essere aiutato, vuole solo sputare fuori tutto il suo veleno. Diventa sordo ai tuoi consigli e rabbioso di fronte a ogni mano tesa nei suoi confronti; guai a scombussolare il mondo di rabbia e di negatività che si è costruito intorno. Guai a offrirgli una via d’uscita, altrimenti dovrebbe mettersi in gioco, scontrarsi con la vita.

Come neutralizzarlo?

Come consiglia la psicologa Jennifer Delgado Suárez, il modo migliore per rispondere a un vittimista cronico è dirgli che se ha bisogno di un aiuto concreto sarai lieto di darglielo, ma che non hai tempo per ascoltare le sue lamentele. Mai attaccarlo, altrimenti fai il suo gioco.

La psicologa spiega che il vittimismo non è una malattia, ma col tempo potrebbe portare allo sviluppo di un disturbo paranoico. Non esitare, quindi, a chiedere un aiuto professionale se una persona a cui vuoi bene ti sembra dipendere dal vittimismo.

Le parole fanno male, a volte anche più dei pugni… e allora capita di doversi trasformare in un sacco da box per parare tutti i colpi inferti da chi ti sta vicino. Ma quanto puoi reggere prima di spezzarti?

Non devi sopportare tutto il peso da solo, altrimenti rischi che si spenga anche la tua voglia di vivere. 

 di Rosa Cambara

 

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Se vi piace ascoltare musica triste siete dotati di particolari doti empatiche

Recenti ricerche hanno dimostrato che chi prova piacere nell’ascoltare musica struggente è più empatico

Ascoltare musica triste, struggente o strappalacrime piace ad alcune persone, ma perché? Se queste fanno intristire, perché provano piacere e soprattutto che genere di persone sono?

Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, questa predilezione ha a che fare con una forma non scontata di empatia.

Che cosa si prova

Da esperimenti condotti su più persone ne è derivato che alcune di esse, nell’ascoltare musica triste, provano una sensazione di perdita o dolore sentendosi nervosi ed ansiosi dopo e quindi non l’hanno apprezzata. 

Altre, invece, hanno provato commozione ed una sorta di “piacevole tristezza

Ebbene queste ultime pare che siano dotate di particolari doti empatiche ed in particolare di una “preoccupazione empatica” che li porta non solo a provare sulla propria pelle le emozioni altrui, ma anche di prendere le distanze da esse e sviluppare compassione e volontà di aiuto.

La ricompensa   

Da un punto di vista scientifico la commozione che si prova nell’ascoltare musica triste potrebbe stimolare il rilascio di ormoni del benessere, come ossitocina e prolattina (una reazione simile al sollievo provato dopo un pianto). 

Oppure potrebbe trattarsi di un puro piacere psicologico che deriva dall'aver sperimentato tutta la gamma di emozioni possibili, anche quelle meno gradite.

Simona
Human experience connector

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