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Ti amo deficiente! L’amore può essere cretino e anche imbecille

Mamma voglio essere cretina!

Cominciamo col dire che se cretino/a non sei puoi imparare a esserlo a tuo vantaggio e piacimento. Anche il tuo l’amore può colorarsi di tinte idiotiche e diventare più semplice, meno impegnativo. Basta con questo razzismo verso l’amore imbecille! Ma chi l’ha detto che l’amore debba essere per forza complicato, sofferente e intelligente? Dove sta scritto che non posso amare un/una perfetto/a idiota? Fosse invece che stavolta mi conviene?

Chi è cretino?

Il termine, oggi usato come insulto, deriva da chrétien, propriamente ‘cristiano’ e in senso di commiserazione ‘poveraccio’. Insomma cretino e cristiano sono termini imparentati che definiscono questo ‘povero cristo’, che amo, come una persona qualsiasi, semplice e innocente per la sua stupidità e insensatezza. Che tenerezza! Devo solo capire se si tratta di stupidità momentanea o abituale.

Romanticismo? No. Cretinismo!

Il cretinismo è di per sé una deficienza mentale e fisica (speriamo non siano presenti entrambe!) permanente. Quindi cretinismo va anche bene, ma devo accertarmi che non sia congenito e irreversibile. Devo sapere se l’imbecille dei miei desideri ci fa, o c’è completamente. In caso di reversibilità, non spetta a me svegliare il cretin che dorme!

Amore stupido non è bello? Magari è utile

A un certo punto se sono una persona incline all’elaborazione mentale continua, dotata di orgiastica produzione di pensiero illimitata e fine a se stessa, persa nei meandri del sillogismo infinito delle mie fisime, amare il mio/a cretino/a mi fa pure bene e un po’ di sano egoismo ci vuole. Presumo, infatti, che le sue capacità sinaptiche siano totalmente azzerate o ridotte al minimo, e che lui/lei vaghi sul canale morto della sua inesistente attività celebrale (che crudeltà dico!). Spetta a me riempire, con amore sapiente, la sua mente dormiente dei miei migliori contenuti, soprattutto quelli più inutili. Scemaggini benefiche.

Amore idiota è bello e buono

Fatto questo step, puta caso volessi essere altruista e compassionevole, quest’amore disabile (e chiedo scusa ufficialmente a tutta la categoria) me lo permette. Mi rende abile ad accrescere la mia nobiltà e bontà d’animo. Mettiamo il caso che questi deficienti possano riaversi dalla loro temporanea imbecillità. Ecco il mio pronto aiuto salvifico e redentore, a restituire loro attimi di cognitiva speranza. Ma attenzione! Dosate bene l’intelligenza che intendete attribuire e passare ai poveretti, potreste rimanere delusi. Questi cretini potrebbero davvero riaversi! Sai che delusione.

‘Amore è essere cretini insieme’

Amare è crescere insieme certo, ma anche qui, ma chi l’ha detto? Quando invece è possibile essere cretini insieme e regredire allo stesso livello per raggiungersi! Fosse proprio questo, quell’amore che invece mi rende più intelligente e migliore perché mi fa mettere in discussione quella che credo essere la mia intelligenza. Voglio regredire insieme a te amore. O forse sei tu a essere messo/a meglio di me? Ma che dici? Ma non essere cretina! 

di Laura Pugliese

 
 
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Non ho mai tempo, ma c’è tempo

Natale Saturnale

Siamo prossimi al Natale, un tempo di festa che un po’ ci libera e ci rallenta. Già la religione romana celebrava Saturno e la sua Età dell’Oro con dei festeggiamenti (I Saturnali) che per sette giorni (dal 17 al 23 dicembre) prevedevano banchetti vari e scambi di doni simbolici (le così dette strenne). Spirito e usanze d’altri tempi che coincidono con i nostri.  Curioso sapere che durante queste festività anche gli schiavi potevano considerarsi, temporaneamente s’intenda, uomini liberi e avere dunque del tempo libero a disposizione. Forse non siamo molto lontani dalla Roma Domiziana.

Schiavi del tempo

Non abbiamo mai tempo, che scorre ineluttabile e irreversibile, eppure… eppure lo pianifichiamo al meglio per ottimizzarlo e non basta mai, tanto che per qualcuno ventiquattro ore non sono sufficienti per vivere. Il mio tempo è denaro cribbio! Per questo deve essere ben calcolato, investito, suddiviso, pianificato e, terribilmente, sfruttato. Tuttavia anche il miglior tempo cronometrato si consuma e nel mentre, scambio questa sopravvivenza per fugaci ticchettii d’esistenza.

Alla disperata ricerca del tempo ‘libero’ perduto

E se ‘c’è un tempo per ogni cosa sotto il sole’, secondo il detto biblico, diamo tempo al tempo no? No, non si può. Questo tempo che ho, che appartiene alla sfera dell’avere perché ‘mio’ tempo, va gestito e pianificato. Cerco di organizzare tutto talmente bene che alla fine mi ritrovo a non avere tempo libero. Ma come? Il mio tempo mi appartiene, ne sono proprietario e poi non ne dispongo?

Tutti al gran palazzo del Tempo

Anch’io sicuramente, sto già perdendo tempo a cercare di spiegarmi e voi magari a provare a leggermi. Visto? Tempo perduto. Tempo scaduto. Cattiva pianificazione. Ecco proprio di piani si tratta forse. Pensiamo al tempo come a un edificio, dove alla base (pianterreno) ci sia il passato, al centro il presente, in alto il futuro. Prima di entrarci possiamo vedere da fuori il palazzo nella sua interezza. Giusto? Quindi il tempo sarebbe così indiviso e senza ritagli, un tutt’uno.  Solo entrando nel palazzo e prendendo l’ascensore possiamo iniziare a vederne la strutturata pianificazione che noi stessi stiamo scadenzando. Possiamo iniziare a vagare tra i piani. Andiamo al passato, saliamo al futuro, passiamo per il presente e così via senza fermarsi per carità.

Siamo davvero esseri sempiterni, senza tempo, in viaggio su un ascensore

Ci lamentiamo spesso di non avere tempo ma dove ci siamo fermati poi veramente, a quale piano siamo adesso? Che senso stiamo dando al nostro tempo? Per convenzione abbiamo calendarizzato l’esistenza che ha un suo orologio biologico perfetto, e in questa routine ci perdiamo il tempo libero che ci spetta senza accorgerci in quale dimensione temporale stiamo trascorrendo l’attimo presente. Potrei scrivere ma essere tranquillamente nella nostalgia del passato o nella temuta ansia del futuro. Dappertutto ma quasi mai hic et nunc. I Greci avevano due parole per indicare il tempo, Cronos un tempo biologico, sequenziale e di semina e il Kairos, un tempo debito che rimette ciò che è giusto. Fantastici!

Cronos. Il tempo è Titano

Il tempo è davvero un gigante. Nella mitologia Cronos è figlio di Urano (’cielo stellante’, pianeta che continuamente distrugge e crea) e Gaia (terra).  Lui è il Dio del tempo della vita, perché legato ai processi biologici. Nella storia per volontà di ora-colo, Cronos è fagocitante, ingoia i suoi stessi figli e fa capire come divori le cose da lui stesso create. Ecco dunque il tempo che (ci) consuma. Un tempo che, dispiega i cicli dell’anno agricolo e della fertilità, ma al tempo stesso, consuma e divora ciò che ha e colui che ha. Questo è il tempo dell’avere che tempo libero non ha. Qualcosa forse torna.

Kairos. Il tempo ‘libero’ di mezzo

Se Cronos ci ha dato e tolto il nostro legittimo tempo di vita (mai avuta), e ci ha fatto schiavi dell’agenda, per noi c’è Kairos. Un tempo debito che risarcisce e rimette quello che è giusto. Kairos significa proprio ‘momento giusto’ o ‘supremo’. Lui è un tempo opportuno e indeterminato, nel quale ‘qualcosa’ di speciale accade. A essere speciale è la sospensione che Kairos stesso realizza. Qualcosa accade, tempestivamente, come occasione. Le azioni sono autonome dal tempo, non tollerano ritardi né rinvii. È il tempo che sfugge al tempo. Siamo nella dimensione dell’essere, nel tempo che si adatta alle circostanze variabili. Il tempo perfetto che è il presente. Nel Nuovo Testamento questo è il tempo nel quale Dio agisce nella nostra vita e ci rimette i debiti.

Quando non ci sono calcolo né programma ma ritmo celeste, ecco davvero realizzato lo Spirito nel/del tempo che scorre in accordo con il nostro destino. L’unico tempo possibile forse è questo dell’essere perché è un tempo che libera, perché è libero di cambiare, perché è libero di essere ora e fuori programma. Certo sarà sempre il tempo che dedicheremo alla nostra rosa a renderla tale e stiamo pur certi che è sempre e solo adesso l’ora giusta per amare.

di Laura Pugliese

 
 
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L’amore è amore quando è integrato

L’affezione all’amore

Siamo affetti dagli affetti. Siamo tutti malati di qualcosa  o qualcuno. Affettività e affezione possono avere molto in comune. Molto più di quanto pensiamo. E gli effetti desiderati, o indesiderati, sono svariati.

Sentimento o malattia?

L’affetto è un’inclinazione/disposizione che esprime una tensione pulsionale di attaccamento (concetto ambivalente attenzione!) verso qualcosa qualcuno, e anche un sentimento universale che si estende ai regni animale e vegetale. Bella quest’accezione come moto dell’animo, ma l’affetto indica anche un essere colpiti o attaccati (ecco l’ambiguità dell’attaccamento) da qualcosa/qualcuno.

L’affezione è proprio questo. Qualcosa mi colpisce e provoca in me uno stato d’animo e il mio affetto ‘per’(adfacere è fare qualcosa ‘per’) diventa un essere affetto ‘da’. Allora mi ammalo per amore, o d’amore? Bha..

Gli effetti degli affetti

Le affezioni mentali (emozioni) si traducono poi in fenomeni affettivi che possono essere piacevoli e spiacevoli. Per ciò è possibile avere affetti spiacevoli (che non vuol dire sbagliati) ed essere affetti da sentimenti altrettanto spiacevoli. Il piacere porta con sè dispiacere, la tensione il rilassamento, l’eccitazione la depressione. Ogni coppia contiene il suo opposto, tra loro c’è afferenza.

Questi affetti mi uccidono

Vista così l’affettività sembra essere una malattia infettiva. Se l’emozione che provo mi attacca e porta con sé il suo rovescio, l’unica cosa da fare è darci un taglio, affettare questi affetti! Dalla leganza alla recisione. Che confusione!

Odi et amo. Attacchi d’affetto

 

 Ti amo, poi ti odio. Ti voglio, poi ti cancello. Deliri d’amore o semplice infezione? Guarire si può. Magari stiamo solo scambiando gli effetti collaterali dei nostri affetti (attaccamenti dai quali siamo attaccati) per amore. Amore, che ai fatti, potrebbe essere del tutto assente. In tanti continuiamo ad ammalarci di questo equivoco che inneschiamo involontariamente, fino  a quando non decidiamo di guarire (si spera). Davvero l’amore resta la migliore guarigione, e si sa non è mai un errore. Tuttavia gli errori servono e si commettono per sbaglio.

Escluso l’amore, il partner è esclusivo

Vogliamo tutti vivere un amore esclusivo. Quella è la sola persona per me, ed io sono l’unica per lui/lei. D’altronde non posso farmi andare a genio tutti, è anche comprensibile che ci sia una scelta, un’esclusione. Ma esclusione è anche sinonimo di allontanamento e mancanza assoluta di ogni affinità Curioso come il mio partner esclusivo, da privilegiato e unico detentore del mio cuore possa diventare, in questo modo, un pretesto per eliminarsi reciprocamente e annullarsi.

Escluso  te, che sei il mio amore inclusivo

L’amore esclusivo, abbiamo visto, può essere problematico. Siamo stati  affetti l’uno dall’altro/a e ci siamo esclusi  a vicenda, adesso che facciamo? Facciamo come gli insiemi! Includi-amo l’amore tra noi. Come in una relazione matematica, quando gli elementi di uno sono contenuti e racchiusi nell’altro e viceversa. L’amore diventa inclusivo se io comprendo in me qualcosa di te e tu fai lo stesso. Che bel passo avanti! Ma non basta.

Amore ti desidero, ti integro  e ti condivido

L’amore nasce da un bellissimo desiderio che manifesta l‘assenza di quel meraviglioso ‘qualcuno’ che possa entrare nella mia vita, senza esclusioni. Tu manchi in me come io in te. Ti includo per con-tenere in me le tue parti. Adesso l’amore può essere integrato perché si origina da una mancanza. Negli insiemi di prima, l’integrazione arriva a completamento di qualcosa attraverso l’aggiunta di ciò che serve a migliorare entrambi. L’integrazione d’amore unifica, non esclude, in una stretta collaborazione noi due insieme per accrescerci a partire da quello che ci manca. Allora siamo guariti da strani affetti.

Da quando arriviamo nella vita, a quando ce ne andiamo, nel mezzo c’è un’intervallo che spesso riempiamo di incomprensioni ed equivoci su quello che crediamo essere Amore. L’amore mancato è forse il più grande peccato. Starebbe a significare che in questo spazio, tra inizio  e fine, l’amore non c’è proprio  stato. Vuoi per equivoco, vuoi per errore. Se l’amore invece accade, allora guarisce e ha la forza di essere in se stesso. Sicuro non è più, esclusivamente, infetto. Perdon! Volevo dire affetto.

di Laura Pugliese

 
 
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