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Tra-dire e fare, c’è di mezzo l’a-mare

Un bacio che tradisce una passione

Tradimento! Tradimento! Tutti, alla fine, perdiamo la nostra verginità e finiamo con l’essere in qualche modo ‘traditi’ (da noi stessi), vittime di un segreto svelato. La nostra purezza d’animo, primigenia e incontaminata, si macchia di un peccato d’ingenuità. Sì perché, in buona fede, continuiamo a volere tenere nascosto un segreto che altro non facciamo che tradire. Facciamo di tutto per lasciare nel mistero una parte di realtà che ostentiamo con continui tradimenti. Chi non è in fondo un Giuda di se stesso?

Tradire (dal latino tradere) che significa venire meno a un impegno assunto, a un obbligo morale preso, può vuol dire anche manifestare involontariamente uno stato d’animo o emozione, rivelare volontariamente qualcosa che si dovrebbe tenere nascosto. Mistero della fiducia

Consegnare alla verità un segreto mal riposto

Anche nella tradizione evangelica Gesù è ‘consegnato’ alla sua passione, cioè ‘tradito’, da Giuda con un bacio. Con un solo bacio vengono meno un patto, un dovere sacro e un impegno preso solennemente. Mamma che ansia! Va bene, vista così in chiave biblica, questa questione sembra essere una cosa terribile e senza rimedio. Che c’entra poi tutto questo con le relazioni di coppia e con quelle extra-coniugali? Abbiate pazienza un attimo.

La fiducia è sempre vergine e mal tollera contaminazioni. Tuttavia c’è un grosso fraintendimento che, malcelato, continuiamo a perpetrare dai tempi di Gesù. Il Giuda è il rivelatore, per antonomasia, di questo segreto male interpretato. Lui è l’Iscariota, ‘colui che serve’ a questo scopo e ‘colui che sa’. E Gesù ne era consapevole.

‘Ti prometto fedeltà per sempre’

Il mondo è pieno di persone con cui tradire la fiducia di quella, presumibilmente, amata. Coniugale è il letto, il vincolo e sopratutto i doveri. Rimanere ‘per sempre’ fedeli al contratto sottoscritto è necessario. Nessun margine di cambiamento, nessuna possibilità di recessione dalla promessa. Non esiste più grossa bugia di questa! Qualunque matrimonio è figlio di un Dio monogamo e monoteista. Come se fosse possibile imbalsamare amore, stabilità e fedeltà con una semplice firma a piè di pagina. Immaginate quanto breve possa essere questa storia.

Se il rapporto si fa ‘piatto’, mangio altrove

Una volta supposto che rimaniamo uguali a noi stessi ‘per sempre’ nei nostri bisogni (fisiologici e non), desideri e aspirazioni, scattata l’istantanea di quest’assurda realtà alla quale giuriamo grandi attestazioni di fede, d’improvviso si nasconde tra noi la congiura del tradimento che consegna alla realtà una messa in scena che stiamo recitando perché, da secoli, ne abbiamo assunto l’obbligo morale ecc…

Come posso pensare che vorrò mangiare la stessa minestra a vita senza mai andare una volta a cena fuori e gustarmi una bella pizza? Sono uno stronzo egoista se l’attuale rapporto non soddisfa dei miei determinati bisogni personali? E se fossi stanco di mangiare sempre nello stesso piatto che potrebbe addirittura, da tempo, essere vuoto? Per rispetto di giuramenti solenni e promesse sacrali devo morire di fame! Probabilmente cercherò soddisfazione altrove.

‘Mangiapane a tradimento’

E chi è l’altro o l’altra in questione? Diventano dunque colui o colei che usufruisce di un bene senza averne diritto, che vive alle spalle degli altri nutrendosi dell’amore altrui. Qui non si tratta di riproporre le già note motivazioni legate al fascino del proibito o al disimpegno procurati dalla relazione extra per giustificare il tradimento. Né tanto meno di elencarne le cause/motivazioni. Senza considerare poi il tradimento cronico e seriale, quello inflitto col corpo o con la mente. Si tratta invece di risalire all’origine di una grande bugia riguardo  a noi stessi relativa alla fedeltà come condizione eterna. Se è vero che nella situazione extra-coniugale tutto è vissuto ‘come viene’, non è detto che questo sia vissuto liberamente.

Svelare un segreto

Essere liberi significa assumersi la responsabilità della propria vita, anche per come viene, e delle conseguenze che certe bugie comporteranno se dette. Bisogna essere fedeli e liberi in primo luogo in se stessi. Consapevoli che siamo in costante mutamento, che i nostri gusti cambieranno. Riconoscere la menzogna del ‘ti sarò fedele per sempre’ è un grosso passo verso la libertà nel tradimento che si tenta ancora di tenere nascosto nelle clausole di un contratto.

Amare è perdonare il tradimento

Nel momento in cui decidi di stare con qualcuno, ti metti in una condizione di rischio e non puoi sapere come andrà. Sarai tu quel Giuda che darà il bacio svelatore di un segreto, e farà chiarezza sul fraintendimento o sarà lui/lei? Chi rimarrà più libero e fedele a se stesso tra i due? In bene e in male ti conviene amare e correre questo rischio. Perdonare forse ha a che fare con l’accettare che non potrai mai rimanere uguale a te stesso. Non saresti libero altrimenti e non progrediresti. Che tu voglia frenare i tuoi istinti o cedere a essi, prova a prestare fede a questa verità. Magari l’unico rischio che corri e quello di rimanere fedele a te stesso.

di Laura Pugliese

 

 
 
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Panico e Incanto. La musica dell’ansia

Combatti o fuggi

C’è in ognuno un suono originario e pauroso, un richiamo timoroso che ti vuole (ri)portare sulla giusta strada. Tutto è scritto in uno spazio vuoto fatto di etere, lì riecheggia la storia di ognuno, talvolta se ne perde traccia. Si è invasi dal panico. Ma c’è una musica che se ascoltata, dal caos riconduce a casa.

“L’ansia è il segno dell’insicurezza spirituale.” (T. Merton)

Man-tenere la calma non è facile. Sfugge di mano davanti alle preoccupazioni e alle minacce del futuro. Allora si cerca di ‘stringere’ i denti e i pugni non solo per la rabbia ma anche per l’ansia che ci invade. Al pari di altre è un’emozione, uno stato di eccitazione che innesca meccanismi di risposta del tipo ‘combatti o fuggi’, caratterizzata da sensazioni di tensione e anticipazione apprensiva relativa a (im)probabili accadimenti futuri. L’ansia non è solo una malattia mentale ma riguarda anche lo spirito e per questo richiede, nelle patologie più gravi, una ‘terapia dell’anima’.

L’ansia futura

È una preoccupazione sulla verificabilità di un evento ancora lontano nel tempo, la sua dimensione è futura, non qui, non ora. La sua funzione predittiva porta a ‘pre-vedere per vedere’ più avanti gli eventi.  In stati di tranquillità un giusto grado di ansia migliora le prestazioni e ci rende più performativi. Ci sono inoltre degli aspetti adattivi utili che hanno scopo protettivo quando non travalicano in stati tensivi eccessivi.

Un richiamo da ascoltare

L’ansia risuona in noi come uno strano campanello d’allarme, a sovvertire un ordine interno che non funziona più. Il disagio si fa squillante e ci mette fuori strada, dove c’è il caos più totale. L’anima, da dentro, tenta di distruggere attraverso questo disordine, uno status quo che non va più. Allora è il momento di cambiare rotta e lasciarsi guidare da questa (in)solita musica che caotica risuona. Serve a poco indagare le ragioni della nostra ansia che, invece, non va spiegata né cronicizzata ma assecondata. Un’urgenza spirituale ci sta chiedendo di rimetterci sulla giusta strada.

Pan sta suonando il suo flauto. Lo sentite? È il Panico

Tutto ci accade e dal Tutto siamo invasi. Possiamo combattere o possiamo fuggire e fingere di non ascoltare. E pensare che Pan vuol dire ‘tutto’, è un Dio della mitologia greca la cui figura ricalca quella di Pushan (l’eroe solare dei Veda) il cui nome significa ‘colui che fa prosperare’! Immagini di luminosità e abbondanza. Curioso no? E Pan, Dio delle selve (ogni inconscio è una selva oscura), si adira con chi lo disturba (angosce e ossessioni del futuro) con urla che intimoriscono. Così come spaventa, Pan è al tempo stesso spaventato da se stesso e dalla sua paura.

Ansia. Un territorio sconosciuto?

Il flauto continuamente suona verso territori inesplorati. Nuove ansie per nuove strade. Forse stiamo solo ripercorrendo le tratte già inscritte nell’universo. Vogliamo programmare, prenotare e fare tutto prima per ricostruire le tappe di una storia già scritta, che ci appartiene perché nostra. E Pan ci sta semplicemente riconducendo in uno spazio vuoto pre-esistente nel quale Tutto si è generato, Tutto è scaturito e a cui Tutto torna.

La grande memoria dell’Universo

Akasha è un termine sanscrito che indica l’etere, il Vuoto primordiale la cui principale caratteristica è appunto il suono (o vibrazione). Questo spazio è onnipresente e onnicomprensivo. Noi ci siamo dentro ed esso ci contiene con ogni nostro evento, pensiero, sensazione, gesto, parola e intenzione. Ogni nostra traccia è trascritta qui, fin dagli albori della creazione, in registri (codici dell’anima) che noi stessi contribuiamo a riscrivere continuamente attraverso le interazioni e gli scambi informativi con il resto del creato. Ognuno ha un suo personale registro, una sorta di archivio individuale nel quale leggere la sua storia, già scritta, nella grande narrazione dell’Universo che ne contiene la memoria. Si può accedere a queste preziosissime e cosmiche fonti in vari modi e ottenere l’apertura dei registri. Magari il nostro progettare, programmare e prenotare costituiscono tutti tentativi di accesso per ri(n)tracciare strade e storie originariamente impresse nel cosmo. Potrebbero essere la manifestazione della nostra volontà (organizzativa) di attingere a informazioni pre-esistenti.

Incantevole timore

Il modo più sconvolgente di accesso è forse nel richiamo di Pan che ci intimorisce e sovverte. Lui agita il caos dentro di noi e fa sbandare l’anima. Con un suono primordiale origina quello spavento che, al suono del suo flauto, per chi si lascia trasportare diventa incanto. Chi ti dice che così facendo, il timore non si traduca in incanto che svolge e scrive la tua storia già musica impressa nell’Universo?

di Laura Pugliese

 
 
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Gente senza cuore. Ladri derubati

Rincuorare un senza cuore

Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato” (C. Castaneda). Tutte le strade sono uguali, solo che una ha un cuore e l’altra no. Entrambe non portano da nessuna parte, ma su una il viaggio sarà lieto, mi renderà forte e sarò un tutt’uno con lei.

Senza Quore, ops Cuore

Solo chi ha cuore capisce queste bellissime parole. Chi non ne ha, a malincuore, non può. Sì perché esistono persone che sembrano vivere, e come possano non so, senza cuore, sorde alla voce dei suoi battiti. Il cuore è un muscolo, al pari del cervello, indispensabile per la sopravvivenza. È un tamburo che batte forte e costituisce un richiamo (tribale) d’esistenza, un monito al vivere che mi ricorda che ci sono. Quindi la persona senza cuore è apparentemente morta? Che strano fenomeno, chissà cosa le è successo.

Il senza cuore è un ladro derubato

Che cosa accade a quel cuore tanto da portarlo a fuggire e lasciare un vuoto, un posto vacante in attesa di riempimento? Il senza cuore è un ladro che è stato a sua volta derubato di un valore (fiducia, solidarietà, confidenza e molto altro) che adesso vuole portare via agli altri. I furti emotivi inflitti saranno tanti quanti quelli subiti. Mette in atto una vendetta, volontaria o meno che sia, in nome della durezza del suo cuore di pietra. Tuttavia non consideriamo che dentro ogni inamovibile macigno, che sul cuore stesso si appoggia gravemente, si agita un brulichio di vita effervescente (quella dei minerali).

Il senza cuore sembra un essere duro, gelido e perfido, privo di sentimenti. Un caso disumano, troppo difficile da rincuorare per restituirgli quel cuore di cui è rimasto orfano. E dire che tutto è cuore e cuore c’è dappertutto. Forse non è poi così impossibile tornare a far battere una piccola emozione. Basta accorgersi dove abbiamo lasciato il nostro cuore.

Ovunque è cuore

Non è vero che cuore non c’è.  Può stare sulle labbra quando mi fa parlare sinceramente e dire quello che sento dentro. Allora porto il cuore alle labbra. Può stare in gola e mi fa sentire come batte forte un sentimento dentro di me. Allora lo porto alla gola e divento emozione. È sulla mia mano quando mostro la mia generosità e onestà. Al centro del cuore posso andare, o stare, se voglio dirigermi al punto nevralgico di qualcosa e prenderne comprensione.

Il senza cuore, che proprio al cuore è stato colpito, forse è vittima di un folle rapimento (innamoramento) d’amore. Potrebbe aver sentito il suo cuore piangere di un dispiacere talmente grande che pietrifica e si fa pesante. Potrebbe essere caduto giù al suolo, schiacciato sotto il peso di questo dolore, e avere assunto, per timidezza o paura, le sembianze di un coniglio.

Ritrovare la via del cuore

A questo punto chi non è mai stato vittima, almeno una volta, di un simile furto e trasformazione? Ecco perché è così complicato toccare il cuore di queste persone, ma la via del cuore per tutti può essere indicata e ritrovata. Di cuore si ride con allegria e spensieratezza. È leggero quel cuore che sereno, si mantiene aperto con fiducia, e senza nascondere nulla per vergogna, dice quello che ha dentro. Il cuore può tornare a farsi grande e allargarsi per dare sollievo. Oppure può stringersi per commuoversi.

Il cuore non sbaglia mai

 

È facile amare una strada simile perché non costa fatica né sacrificio. Certo è la migliore, ma se non ti porterà da nessuna parte, avrai fallito. Se rimarrai su un percorso senza cuore, dovrai abbandonarlo e scegliere un altro sentiero. Prima di incamminarti dovrai cercare dove hai perso o lasciato il tuo cuore. Dovrai fermarti un attimo per sentire bene, riflettere e comprendere. Non possono esistere cammino o essere umano senza cuore. Bisogna avere il coraggio di un leone e ascoltare profondamente. Senza cuore si muore? Secondo me sì. Tutte le volte che non ami sei su una via che uccide.

Il cielo aiuta chi rincuora

Ridare un po’ di cuore a chi non ne ha più, o crede di non averne, potrebbe essere spiacevole e costarti molto sacrificio e fatica. Allora la strada è sbagliata? Non è detto. Incamminati ogni volta con cuore lieto e contento lungo il viale, è il miglior auspicio affinché l’aiuto del cielo non tardi troppo ad arrivare. 

di Laura Pugliese

 
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