La Start Up

Sei sbadato? Take my things è la tua app

Hai dimenticato quel dossier così importante proprio il giorno della riunione con il boss?

Sei finalmente arrivato in albergo ma, frugando nella borsa, ti accorgi di aver dimenticato le chiavi di casa? Una startup piemontese ha sviluppato la soluzione ai tuoi problemi.

Take my things, progetto di Guido Balbis, esperto in editoria e marketing, e Francesco Demichelis, ingegnere elettronico, ha preso il via da un’esigenza personale. «Capodanno 2014,  Sanremo. Sono arrivato in Liguria dopo pranzo e mi sono accorto di aver dimenticato le chiavi della casa al mare a Saluzzo» dice Francesco.«Non sono un grande utilizzatore delle nuove tecnologie, ma mi è venuto il gesto istintivo di prendere lo smartphone per cercare se ci fosse un’app o un portale che mi mettesse in contatto con coloro che in quel momento stavano facendo un percorso compatibile al mio. E non c’era».

Come funziona l’app

Tecnicamente si chiama social transporting e la peculiarità è mettere in contatto chi necessita di un oggetto dimenticato da qualche parte con una persona disposta a portarlo a destinazione.  Poste e corrieri hanno spesso tempi biblici e la sbadataggine  di un momento può causare gravi disagi.  Take my things ti consente di rimediare alla memoria corta in un battibaleno. Come?

È sufficiente scaricare l’app sul proprio cellulare, iscriversi e  inserire la posizione attuale sulla mappa. Successivamente si evidenziano i  percorsi abituali ( ad esempio casa-lavoro) per facilitare la ricerca di potenziali “trasportatori”. Infine, bastano venti secondi per digitare oggetto dimenticato, luogo di partenza, destinazione e cifra di rimborso.  L’app successivamente manda una notifica agli utenti che fanno quella tratta. Se un affiliato accetta il trasporto, vengono caricati i contatti reciproci e ci si mette d’accordo via messaggio o chiamata.

Target? Differente lato trasportatori e destinatari.  A richiedere il servizio sono nella maggioranza professionisti che hanno esigenze legate al lavoro, tra i quaranta e i cinquant'anni;  chi consegna gli oggetti invece studenti  tra i venti e i venticinque anni che, con questo servizio, possono accumulare un piccolo gruzzolo.

Il bisogno aguzza l’ingegno

Difficoltà nello sviluppo del progetto?  A livello burocratico poche. «Gli unici problemi li abbiamo riscontrati all’inizio nel trovare potenziali finanziatori. Però abbiamo trovato rifugio subito nel Politecnico di Torino che ha trovato la nostra idea valida e ci ha dato la possibilità di presenziare a conferenze. Quello che manca in Italia è un reale sostegno economico. Viviamo di finanziamenti nostri e i finanziatori li abbiamo trovati grazie alle nostre attività parallele».

La ricetta per il successo è sempre la stessa: identificare un bisogno, avere buone idee, capacità organizzativa, lungimiranza disponibilità di finanziamenti ma soprattutto credere fortemente nel proprio progetto. Take my things è stata momentaneamente testata su Torino. Demichelis e Balbis hanno però intenzione di allargarsi su Pescara e Milano per sperimentare tessuti urbani diversi.

Smemorati, potrete dormire sonni un po’ più tranquilli. Take my things veglia su di voi. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 
 
 
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Flippy il robot che cucina nei fast food

Flippy il nuovo robot progettato per fare da assistente in cucina

flippy-robotDimenticate i vostri obsoleti robot da cucina perché oggi c’è chi cucina per noi!infatti, nell’era dell’innovazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale non poteva mancare un robot che sa cucinare e persino impiattare le pietanze.

Si chiama Flippy è californiano ed è arrivato sul mercato recentemente attraverso la Miso Robotics, una compagnia specializzata in progettazione e costruzione di robot da cucina.

Ancora non cucina nelle nostre case ma nei fast food si. 

Flippy,infatti, è già attivo all’interno di un fast food della catena CaliBurger, in Pasadena, dove viene impiegato nella preparazione di gustosi panini, assicurando una cottura perfetta e un assemblaggio del piatto in tempi record.

Flippy, il robot intelligente

Flippy può essere utilizzato per diversi compiti: non sa solo cuocere carne, è anche capace di friggere delle patatine, di tagliare delle verdure e perfino di impiattare piatti spettacolari. 

Ma la novità è che Flippy è dotato di sensori che gli permettono di controllare l’esatta cottura della carne, grazie al riconoscimento, a partire della forma, dei vari cibi, ma anche il perfetto componimento del panino. Inoltre è in grado di imparare dall’esperienza tanto che si pensa che in futuro imparerà  nuove e più complesse operazioni da fare in cucina.

Flippy è capace di interagire con i cuochi in cucina: gli chef, infatti, ricevono su un tablet tutte le indicazioni riguardo gli ingredienti in attesa di essere uniti al resto de panino per completare il piatto, e le comande ancora da preparare.

Gli aspetti positivi…

Inserito all’interno dei ristoranti Flippy sveltirebbe molto il lavoro dei cuochi che potranno dedicare più tempo alla creazione e preparazione di piatti nuovi piuttosto che a cuocere i cibi. Se poi dovesse arrivare un giorno nelle nostre case sarebbe la svolta per chi non ha proprio tempo da dedicare alla cucina.

…..quelli negativi

Almeno per noi italiani la cucina è un’arte che va oltre l’intelligenza. Essa presuppone la cura nei minimi dettagli nella preparazione dei cibi dall’inizio alla fine, cosa che un robot probabilmente non potrà mai fare.

Simona
Blogger paninara

 
 
 
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Blu economy: combattere lo spreco alimentare con un'app

I Paesi industrializzati buttano circa 222 milioni di tonnellate di cibo ogni anno. 

Una quantità che sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa Sub Sahariana. La gran parte delle cibarie è commestibile e perfettamente riutilizzabile, soprattutto l'invenduto di ristoranti e supermercati. Come risolvere il problema? La blu economy, modello di business ecosotenibile, afferma che  il cibo sprecato può creare valore se rimesso in circolo. Le nuove  startup, si ispirano a questo modello di economia, creando piattaforme salva-cibo. Tra queste la più importante a livello europeo viene dai Paesi nordici. 

La danese To Good to go

Mangia bene, spendi poco e recupera cibo è il motto della startup nata nel 2015 in Danimarca, con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare recuperando e vendendo le pietanze che ogni giorno avanzano nei ristoranti. Un cibo ancora buono e perfettamente consumabile, acquistabile a prezzi ribassati.

Come funziona

Semplice: il cibo si può comprare direttamente dall’applicazione in due modicercando ristoranti, bar, caffè che aderiscono all’iniziativa oppure individuando una pietanza specifica.

Una mappa geolocalizzata mostra i ristoranti più vicini alla posizione del cliente. Il prezzo non supera mai le quattro sterline e, una volta completata l'ordinazione, a chi acquista non resta che presentarsi al ristorante per l'orario comunicato (solitamente quello di chiusura) e ritirare il pasto. Non solo si evita di sprecare cibo, ma l'impatto ambientale è minore, dal momento che le vaschette utilizzate come trasportino sono ecosostenibili.

Il successo 

L'app ha subito ricevuto apprezzamenti, tanto da diffondersi anche in altri paesi quali Germania, Francia ed Inghilterra. Il boom  è dovuto alla doppia convenienza che To Good to go garantisce sia ai consumatori che ai gestori della ristorazione, che così guadagnano dal cibo che prima buttavano.

E in Italia?

Anche in terra nostrana esiste una startup “anti spreco alimentare”. Si chiama My foody, è milanese ed ha messo sul mercato la sua idea per ridistribuire le eccedenze alimentari. Anche quest'app, come To Good to go, è di facile utilizzo: basta inserire la propria posizione e scoprire le offerte “last-minute” dei supermercati più vicini . Secondo step? Andare a fare la spesa nei punti vendita della rete. Troveremo i prodotti in apposite aree antispreco targate MyFoody.


I creatori sono entusiasti del seguito che ha ottenuto Myfoody. «I consumatori possono acquistare alimenti perfettamente commestibili a prezzi scontati, accrescendo la propria consapevolezza sul cibo. Grazie ai contenuti informativi e ludici presenti su MyFoody potranno monitorare l'impatto ecologico della propria spesa. A beneficiare dell'app sono anche le organizzazioni no profit, che potranno ritirare la merce messa loro a disposizione dalle imprese, grazie ad un sistema di monitoraggio e prenotazione dei prodotti disponibili in tempo reale.

 

Simona Esposito

 
 
 
 
 
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