Niente scrivanie ed uffici, flessibilità ed orari di lavoro smart: così si presenta il lavoro oggi e nel futuro.
Con un po’ di ritardo rispetto agli altri paesi, ma anche in Italia, prende sempre di più piede lo smart working.
In cosa consiste
Lo smart working per definizione del sito www.lavoro.gov.it è una modalità di lavoro innovativa basata su un forte elemento di flessibilità, in modo particolare di orari e di sede. Il futuro dell’organizzazione del lavoro passa necessariamente da qui: lì dove il lavoro incontra le nuove tecnologie, infatti, nascono occasioni che non possiamo permetterci di ignorare e che ci portano a un importante cambiamento di mentalità.
L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano conferma che l’occupazione in Italia sembra effettivamente evolversi verso dinamiche più delocalizzate e digitalizzate.
Se ci guardiamo attorno, infatti, troviamo sempre più persone che lavorano “in movimento”, riuscendo così a trovare nuovi equilibri tra vita privata e lavorativa. Una grossa fetta di lavoratori dipendenti trascorre già oltre metà giornata lontano dalla scrivania, spostandosi sia all’interno sia all’esterno della sede. Per il futuro, prevede l’Osservatorio, gli ambienti di lavoro verranno riprogettati di conseguenza.
I vantaggi
Le ricerche hanno dimostrato che chi lavora fuori dell’azienda è mediamente più produttivo dei dipendenti che sono in ufficio, si assenta meno ed è sicuramente più soddisfatto, con ciò si riducono le possibilità che decida di lasciare l’azienda, costringendo quest’ultima a investire risorse nella formazione di una nuova persona. Inoltre, l’adozione di pratiche di smart working in Italia potrebbe significare 27 miliardi in più di produttività e 10 miliardi in meno di costi fissi.
Ad oggi
Tuttavia e nonostante i numerosi benefici, l’Osservatorio conferma che l’Italia da un punto di vista normativo e organizzativo non è ancora pronta ad aumentare in percentuale il telelavoro.
L’attuale normativa, difatti si presenta troppo molto rigida e restrittiva sull’argomento, non considerando l’evoluzione degli strumenti tecnologici a disposizione ed esponendo l’impresa interessata all’utilizzo di questa modalità lavorativa a costi e rischi troppo elevati, ad esempio in materia di sicurezza sul lavoro.
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