Lavorare 2.0

Portano le idee ed i progetti sulle “scrivanie delle multinazionali”

Creano “Just Knock” una nuova startup che ha come obiettivo quello di mettere in contatto gli inventori con le grandi aziende.

Le aziende sono alla continua ricerca di giovani talenti, con approccio e capacità innovative ma spesso le Università, che contengono questi creatori di idee brillanti, non forniscono i mezzi per dare vita ad un incontro tra le aziende ed i giovani creando così un sorta di muro tra i due.

Ecco perchè Marianna Poletti (creativa) e Arianna Vatta, studentesse al Politecnico di Milano, hanno creato Just Knock una piattaforma riservata a coloro che hanno da proporre valide idee da presentare alle grandi multinazionali.

Come nasce l’idea

L’idea è nata da un incontro amichevole tra le due ragazze durante il quale osservavano come «uno dei problemi più grossi che hanno gli universitari e i giovani con idee è interfacciarsi con le grandi aziende».

Difatti, se qualcuno di loro ha da proporre un’innovazione non saprebbe dove dirigersi!

In questo caso interviene Just Knock “che permette ai ragazzi di bussare direttamente alla porta delle migliori aziende, per mostrare le loro idee e progetti saltando l’ormai lunga e inflazionata fase del curriculum vitae”.

Come funziona

Ci si logga, si propone l’idea e poi sono Arianna, Marianna ed un terzo socio a “far arrivare l’innovazione sulla scrivania giusta della multinazionale”. Inoltre come affermano «Noi ci guadagniamo solo se il nostro cliente è interessato a scoprire chi ha proposto l’idea, a conoscere il giovane. Il tutto è regolato dalla normativa sulla proprietà intellettuale che rimane comunque all’ideatore”.

Naturalmente il vantaggio è doppio se si considera che le imprese aderenti possono, in tal modo, ricevere idee innovative e individuare candidati di livello, che diversamente avrebbero difficoltà a reperire.

I risultati ad oggi

sono piuttosto confortanti basti pensare al successo ottenuto da un giovane studente di Economia della Bocconi all’interno della multinazionale Adidas.

Simona

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Una donna su 5 subisce molestie sessuali sul posto di lavoro

Battutacce 

Pacche sul culo ed inviti a cena, sono la norma, non un’anomalia.

Sono queste le parole di una giornalista nel suo romanzo dal titolo "Toglimi le mani di dosso"  una storia vera di ricatti sul lavoro che parla delle molestie sul posto di lavoro, delle umiliazioni e degli abusi che una giovane giornalista ha dovuto subire dal suo direttore.

Narra del “porco al lavoro” con il quale noi donne abbiamo a che fare troppo spesso: ”ci prova con tutte, belle e brutte, alte e basse, magre e grasse. Single, sposate, mamme e nonne .Basta che respirino!”.

Violenza

I dati parlano chiaro: il 99% dei ricatti  non viene denunciato nonostante l’altissimo numero di donne che nelle loro vita lavorativa hanno subito molestie.

La giornalista ha stabilito che ”le donne più colpite sono quelle tra i venticinque e i quarantaquattro anni, diplomate e laureate, nelle grandi città del Centronord, nei settori dei trasporti, delle comunicazioni e della pubblica amministrazione”.

La paura di parlare.

Si tratta di una vera e propria violenza che andrebbe denunciata e la cui omertà protegge “i porci a lavoro”. La giornalista racconta della paura derivante dall’essere considerata “sfigata” in caso di denuncia, di perdere il lavoro e quindi lo stipendio che ti da mangiare e della paura del calvario che, come per ogni violenza, prevede il subire la lungaggine dei processi e dover dimostrare la violenza. 

Cosa non semplice dal momento che “le avances e le pacche avvengono in assenza di testimoni”.

Colpa del sistema 

Quali sono le colpe del nostro sistema lavorativo? La nostra generazione invece di andare oltre, cerca di sopravvivere in un sistema lavorativo vecchio e riusciamo solo ad arrancare. E non c’è storia: o sei raccomandato o vai a letto con qualcuno, se no resti ai margini e non riesci a diventare un protagonista!

Ed, infatti, l’uomo ricopre la quasi totalità dei ruoli importanti all’interno sia del pubblico che del privato.

Quindi, vale la pena lottare! Ora che sappiamo che si tratta di violenze, dovremmo capire come fare a cambiare. Senza lasciare il lavoro.

Simona

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Professioni anti-disoccupazione: il codista

Soltanto ad un napoletano poteva venire un’idea del genere! uno abituato a vivere in un  contesto in cui lavorare è un privilegio di pochi, uno che sa come arrangiarsi quando tutto va male, uno, insomma, il cui genio proviene dalla necessità di portare il pane a casa. 

Si mette in fila al posto degli altri per 10 euro l’ora

Si chiama Giovanni Cafaro e non ha inventato il lavoro di codista, perché questo esiste già da diversi anni, almeno a Napoli, l’ha semplicemente introdotto a Milano.

Possono essere bollette, oppure pratiche Equitalia, non importa, l’essenziale è che ci sia una fila da fare e una pratica da risolvere e Giovanni interviene.

Come è nata l’idea?

Chiaramente l’idea è nata dalla disperazione di un emigrante come tanti, che lavorava presso una società di Milano che all’improvviso ha delocalizzato le proprie sedi lasciandolo senza lavoro. Ma per fortuna (per Giovanni) a Milano esiste una burocrazia lunga, e così a Giovanni, nonostante la mazzata presa, viene l’idea e si ribocca le maniche.

Ben presto gli sportelli amministrativi diventano il suo nuovo posto di lavoro, e lui si mette in fila per conto degli altri facendosi pagare. Distribuisce volantini ovunque per farsi pubblicità ed inizia il suo nuovo business.

Risultato?

Ha avuto tanto successo da ricevere interviste dalle testate italiane e straniere ed ha persino creato un workshop gratuito per aspiranti codisti che si è svolto a Milano. Ma il suoi obiettivi son molto più ambiziosi perchè vuole creare  una vera e propria “accademia del codista” dal momento che moltissime sono state le richieste delle persone interessate al lavoro, di partecipare ai suoi corsi.

Ad oggi Giovanni sembra aver superato le difficoltà avute, guadagna bene con la sua nuova professione che si fonda su una regola di base: «Non saltare mai la coda. E sorridere sempre».

Simona

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