Allena il pensiero strategico ☝

Il successo fa più paura del fallimento

"Quando ce la farò sarò felice". E invece...

Hai faticato tutta la vita per raggiungere un obiettivo, imparando a convivere con i tuoi fallimenti, con le tue delusioni, con la frustrazione di essere bravo, ma di non esserlo mai abbastanza agli occhi di chi avrebbe potuto darti una possibilità.

Poi, inaspettata, è arrivata la svolta: quella telefonata in cui non credevi più ti ha scosso come il boato di un terremoto. Un terremoto che presto si abbatterà sulla tua esistenza mediocre, portando stravolgimenti che non riesci neanche a immaginare.

Avevi paura di restare un fallito con i sogni nel cassetto e la rabbia di non avercela fatta. Ora hai paura del successo, delle responsabilità che stanno per esserti affidate, delle sfide che dovrai affrontare. Ma perché? Metterti in gioco non era tutto ciò che volevi?

Sei mai arrivato alla fine della corsa, inciampando di proposito prima del traguardo?

Ripensa a tuoi vecchi fallimenti… Hai mai sciupato banali occasioni in cui avresti potuto sfondare, e invece non l’hai fatto? Ti sei mai chiesto se, inconsciamente, sia stato proprio tu a sabotarti, per paura di non essere all’altezza?

Si parla spesso della paura del fallimento; di quella del successo, un po’ meno. Eppure non è così rara, e può riguardare tutti gli ambiti della vita: le relazioni sentimentali, i rapporti di lavoro, lo sport.

Quando hai paura del successo, temi di abbandonare la tua zona di comfort, il tuo angolino in cui ti senti protetto e invisibile, da cui puoi tentare di uscir fuori non avendo nulla da perdere. Ma quando il successo arriva all’improvviso, la posta in gioco diventa alta, e se prima potevi provarci con leggerezza, ora la tensione ti divora.

Quando raggiungi un traguardo importante sei costretto a mantenere standard elevati per evitare che gli altri possano farti le scarpe, perché lo sai che in tanti sono in agguato, aspettando un tuo errore per provare a darti una spallata.

"Se avrò successo rimarrò solo"

Un’altra cosa che ti spaventa è l’invidia della gente: pensi che gli amici gioiscano con te dei tuoi risultati, ma che in fondo non ti guardino più con gli stessi occhi; temi che abbiano paura di perderti perché non hai più bisogno di loro, che sentano di non poter più condividere con te determinate preoccupazioni, perché secondo loro tu non puoi capirli. A conferma di ciò, non perdono occasione di lanciarti battute e frecciatine, del tipo “che ne sai tu? Ormai hai fatto i soldi!

Hai paura anche di essere allontanato dal tuo partner, che potrebbe diventare insicuro e sentirsi inferiore rispetto alle nuove persone che stai per conoscere nell’ambiente in cui verrai catapultato. Abituato ad averti tutto per sé, potrebbe non adattarsi facilmente ai nuovi ritmi della tua vita, che ti porteranno a trascorrere la maggior parte della giornata a lavoro, e a tornare a casa stanco e meno disponibile nei suoi confronti.

Probabilmente, le tue paure derivano da un velato senso di colpa perché senti di non meritare il successo che hai ottenuto, di non esserne all’altezza. 

Ma posso dirti una cosa? Non sciupare l’ennesima occasione a causa di timori infondati!

Se non abbandoni la tua zona di comfort non crescerai mai, non scoprirai appieno le tue potenzialità, non saprai mai quanto in alto puoi arrivare. Abbraccia il cambiamento e vedrai che sarai perfettamente in grado di affrontare le responsabilità che arriveranno. 

Se ce l’hai fatta vuol dire te lo sei meritato, e i tuoi amici e il tuo partner potranno solo ammirarti per il tuo successo. 

Non ti abbandoneranno....

di Rosa Cambara

 

 

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L'intuito è forse la forma più elevata di pensiero?

Siamo dei burattini mossi da un filo

Seguiamo sempre un filo e ad un filo siamo appesi. Il ‘filo’ del ragionamento, il ‘filo’ del discorso, facciamo il ‘filo’ a qualcuno/a, e in questo stare sul ‘filo’ del rasoio cerchiamo un probabile equilibrio per fare in modo che tutto ‘fili dritto’. 

Che noia! Insomma siamo tutti ‘burattini’ ambulanti che sul filo e dal filo,solo, sono mossi.

L’intuito ‘spiccia-matassa’ con la ‘prima impressione’

Ad un certo punto potremmo ritrovarci  a dover sbrogliare i nodi dei nostri lunghi fili. E se rompessimo il filo? Un mondo possibile ‘senza fili’ apparentemente c’è già. Ma serve altro… serve un’intuizione che ci faccia ‘guardare dentro’, intuire è proprio questo, per avere la visione che ci fa ‘spicciare’ la matassa.

L’intuito è quella facoltà o attitudine (naturale) che mi fa cogliere immediatamente, senza la mediazione del ragionamento o l’ausilio di prove, il senso delle cose. 

È forse la più elevata forma di pensiero, che si manifesta attraverso l’istinto e le ‘percezioni’ sul corpo che poi la mente elabora. Il corpo scansiona come un radar l’ambiente esterno e le situazioni  attivando delle ‘sensazioni’ che immagazzina nel contenitore dell’esperienza.

Maggiore è il contatto con il ‘corpo sensibile’, maggiore sarà la veridicità dell’intuizione avuta (test della ‘prima impressione’). 

Quando intuisco, vedo l’essenza della situazione, colgo il ‘senso’ delle cose, vado all’essenziale

L’intuizione è un metodo di conoscenza innata dell’intelletto, forma più pura dell’istinto. Infatti mentre l’intelligenza considera e analizza oggetti materiali, l’intuizione si riferisce all’essenza della vita stessa e del pensiero senza produrre nulla di relativo al mondo oggettivo. È ‘soggettiva’.

Come ci possiamo sbloccare se i nodi vengono al pettine e tagliare i fili non basta? 

Potrei ricorrere a un’intuizione ‘divina’ che mi tiri fuori di impaccio, o ‘impiccio’, con metodi arcani….

L’intuizione è anche una forma della ‘conoscenza divina’ perché diventa creatrice dei suoi stessi oggetti, diventa creatrice di realtà. Questo tipo di intuizione è quella che mette in contatto con la parte divina che è in noi, che ci permette di ‘indovinare’, ‘presagire’ per mezzo di una ‘visione’, ciò che prima non era evidente. Questa visione porta a vedere l’essenza delle cose.

Quando intuisco qualcosa, la mente si ‘accende’ di colpo come un ‘lampo’ improvviso ma evanescente che viene dalle profondità più autentiche della mia persona che si legano al mio inconscio  e possono fornire elementi e scorci sul mio destino… 

Quindi è bene prestare attenzione alle intuizioni ricorrenti e all’osservazione di comportamenti regolari. L’esperienza di queste osservazioni affina l’intuito, frena l’analisi e mutua le decisioni immediate.

Metodi discutibili per risultati inattesi…..giochi magici  e arcani per intendere e volere

Di metodi per affinare l’intuito ce ne sono diversi così come disparati sono i decaloghi per diventare ‘persone intuitive’. Tutto valido ma legato ad un percorso lineare e ad un ‘filo’ logico. Parliamo invece di metodi discutibili, di modi di procedere ‘eccezionali’, attraverso i quali si possono raggiungere risultati inattesi! Si sa che nella certezza non si arriva a nessuna scoperta.

Strappiamo i fili e scolleghiamoci! Come?  Giochiamo!

Enigmistico, matematico, o di prestigio…il ‘gioco’ dell’intuizione può assumere tante forme di divin-azione per mettere in ‘evidenza’ qualcosa di inconscio la cui interpretazione dipenderà dal nostro grado di conoscenza, spiritualità e sensibilità nel percepire il messaggio profondo, che vuole sempre svelare qualcosa di noi stessi.

Tira i dadi, lancia le monete, stendi le carte e interroga le pietre!

Non è questione di sfidare la sorte, quanto giocare a investigare per risvegliare la ‘capacità intuitiva’ che giace in latenza in ognuno di noi. È questione di esercitare  noi stessi  a porci le domande, ascoltarci nella nostra interiorità, percepire e ricevere le risposte, prestare attenzione ai sogni.

Se fin dai tempi antichi si faceva tutto questo in modi ‘arcani’, perché non dovremmo farlo anche adesso in chiave di gioco?

I cinesi lanciavano le monete (I Ching), gli antichi romani e greci tiravano i dadi (Astragalomanzia), i celti interrogavano le pietre (Rune). Tutti metodi intuitivi di autoconoscenza e investigazione di sé. Senza considerare che le maggiori scoperte scientifiche sono state realizzate in momenti ‘casuali’ di noia (sospensione del ragionamento) o tirando  a sorte i tarocchi, cosa aspettiamo a provare?

Perché non giriamo con delle carte, dei dadi o delle monete in tasca? 
Perché non proviamo ad intuire la verità nelle loro risposte?

Tuttavia va detto che questi strumenti, nelle mani di persone immature, si prestano ad ogni tipo di abuso perché non ne vengono rispettate né interpretate, il senso e le indicazioni fornite. Volere dei responsi non deve diventare un ‘ipocondriaco fantasticare’ ma un interrogare se stessi. Così si può portare in giro l’anima con ‘stravaganza’ alla ricerca di una ‘magica intuizione’.

È chiaro che c’è un margine di errore e non sempre ‘ci si prende’. Questi metodi, apparentemente bizzarri ma parecchio antichi, non offrono sapere o capacità ma offrono la possibilità di conoscere se stessi, l’uso della saggezza nel pensiero e nell’azione a chi si presta al loro gioco. Ciò non vuol dire senza fatica, perché ogni scoperta ne richiede. 

Figuriamoci l’intuizione e la scoperta di se stessi....

di Laura Pugliese
Blogger iperbolica

 
 

 

 

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L'incertezza di dubitare

Vite iperboliche? Nel dubbio cado e salto!

In questo momento una persona a me carissima sta per affrontare una mammectomia che stavolta sarà totale. Un’amputazione chirurgica che la cambierà nuovamente. Stamattina S. si addormenterà artificialmente nell’incertezza e si risveglierà, con poco dolore mi auguro, sempre nell’incertezza.

L’incertezza di dubitare

Questa storia così vicina mi fa riflettere su quanto siamo perennemente immersi nell’incertezza e come ne vorremmo costantemente scappare via o risolverla. Siamo in fondo una ‘società del paradosso’, che corre ancora appresso alle stesse cose. Le ‘false certezze’ del ‘posto fisso’, dell’amore ‘per sempre’  e della ‘salute stabile’.

In Italia, nonostante tutto stia ‘tremando’ e ‘crollando’ a ricordarci la nostra ‘caducità’, a sdradicare una ‘fissità’ mentale, in realtà siamo ancora fortemente ancorati ad una ‘certa’ idea di vita. I soliti vecchi schemi quando tutto intorno ci sta dicendo di dubitare.

Allo stato attuale siamo ‘crollati’. 

Per carità meglio la staticità del ‘pensiero fisso’ piuttosto che la dinamicità del ‘dubbio sismico’, ma ironia della sorte ‘del doman non v’è certezza’.

Il dubbio è una condizione soggettiva di incertezza che mi impedisce di fare una scelta perché non ho abbastanza elementi. Può essere ‘scettico’ oppure ‘metodico’, ma il dubbio più bello è quello ‘iperbolico’, ossia quello che mette in discussione le verità eterne…

Viviamo ‘vite iperboliche’ con la nostra affannosa ricerca di ‘certezze eterne’ (quali?). Va detto che l’iperbole, tanto bella, è un’esagerazione che viene fatta nella descrizione della realtà. Sia chiaro, esagerazione fatta in ‘buona fede’ (altra iperbole).

Per esempio alcune affermazioni in cerca di certezza sono iperboliche. ‘Ti amo da morire’, in quale vita mi chiedo se questo amore porta alla morte? Ancora: ‘ti amerò per sempre’, quindi all’infinito ma ad un certo punto, per cause biologiche, per me incerte, dovrò morire anche io e magari la persona che si dichiara è proprio quella che ‘aspettavo da una vita!’. Ironia della sorte o assurdità?

Infelici con false credenze

Assurda e paradossale forse è la ricerca di queste ‘false certezze’. C’è un’incongruità di fondo tra quello che si dice e quello che si vuole lasciare intendere, tra ciò che ci si propone di ottenere e ciò che poi si raggiunge.

Abbiamo il ‘cuore spezzato’  e siamo ‘stanchi morti’ perché ancora corriamo dietro ad una felicità ‘stantia’. Se siamo in continuo divenire e cambiamento, momento per momento e non siamo già più gli stessi di stamattina, come possiamo volere allora una felicità che è già vecchia e inattuale perché legata ad una condizione passata?

Siamo davvero sicuri che le ‘certezze’ (culturali/sociali) con le quali la tradizione e l’educazione ci hanno ‘programmati’ siano davvero il portale obbligato attraverso cui passare per raggiungere questa felicità? Chi ci è mai arrivato? Qualcuno è mai tornato? 

Se Il mondo che abitiamo non è altro che un fenomeno temporaneo, né più e né meno come noi bipedi terrestri, la nostra pretesa di ‘ridicole’ certezze non ha senso.

Se nulla viene raggiunto ma tutto può essere sperimentato, magari se interrompessimo questa ricerca, se rinunciassimo alla perfezione, potremmo essere trovati da tutto quello che stiamo cercando nell’attimo stesso in cui smettiamo di desiderarlo. Bisogna lasciare cadere le vecchie ‘idee fisse’ e le loro evangeliche promesse di felicità.

Nella caduta di queste illusioni anche tu ‘crolli’ con loro, non ci sei più. 

Se tu ‘cadi’, la vita ‘accade’ con nuovi spazi e possibilità. Allora non è più questione di rincorrere il successo certo ma di comprendere il valore di adesso. Questo valore è la tua esistenza come fatto ‘indubitabile’. In questo ‘fatto’ c’è il beneficio del ‘dubbio’  e del ‘salto iperbolico’ che ti slancia in questo momento.

Il vero premio è questo momento, non c’è nulla da raggiungere, nulla di certo. 

Se penso a S., adesso, con quanta forza sta vivendo questo attimo, capisco quanto sia sciocca la paura del domani e utile la certezza del presente, perché in fondo oggi è il giorno che ci faceva paura ieri.

di Laura Pugliese
Blogger iperbolica

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