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Razzismo a scuola. La colpa è dei genitori?

Bagni separati per bianchi e migranti in una scuola di Cagliari

razzismo-a-scuolaUn tuffo nell’apartheid, con bagni separati per bianchi e migranti, in un istituto religioso di Cagliari.

Sembra assurdo, eppure due bambini provenienti dall’Egitto e dall’Etiopia sono stati emarginati dai propri compagni di scuola, influenzati dalle paure insensate dei loro genitori.

Le mamme e i papà temevano che i propri figli potessero contrarre chissà quale malattia o subire atti di violenza da parte dei piccoli migranti. Alcuni minacciavano di trasferire i propri figli in un’altra scuola; due coppie di genitori l’hanno fatto davvero, nonostante i bambini frequentassero classi diverse da quella dei due giovani africani.

Le suore, forse preoccupate di salvare il “quieto vivere”, hanno accettato di dividere momentaneamente l’uso dei bagni: da una parte gli italiani, dall’altra i migranti.

Ma la notizia ha scatenato forti polemiche e accuse di razzismo da ogni parte d'Italia.

Bambini accolti con diffidenza e pregiudizi

integrazione-scuolaI due bambini sono sbarcati a Cagliari quest’estate, tra giugno e luglio, senza i loro genitori. Hanno circa dieci anni e sono stati ospitati da una casa famiglia; attualmente frequentano la quinta elementare con l’aiuto di un’insegnante di sostegno.

L’episodio si è verificato all’inizio dell’anno scolastico e in seguito a un’assemblea generale la situazione è tornata alla normalità. Ma le avvocatesse Marina Bardanzellu e Maria Antonietta Taccori, tutrici legali dei due bambini, hanno denunciato la diffidenza e i pregiudizi con cui i piccoli sono stati accolti a scuola, tra bagni separati e momenti di ricreazione trascorsi da soli.

Le donne hanno dovuto mostrare i certificati dell’Asl che testimoniano la perfetta salute dei due migranti; bambini già traumatizzati dal lungo viaggio in mare, dall’aver perso i propri genitori e dalla sofferenza patita nei loro paesi d’origine, a cui si aggiungono le discriminazioni ricevute in una città in cui cercano prospettive di vita migliori.

Abbattere le barriere mentali

bambineI bambini che assorbono le paure e i pregiudizi dei genitori li faranno propri durante la crescita, rischiando di diventare adulti intolleranti che difficilmente si adatteranno in un mondo sempre più multiculturale.

La scuola e la famiglia sono i luoghi primari in cui i bambini si formano, quindi è importante che genitori e maestri insegnino loro i valori dell’uguaglianza, del rispetto e dell’integrazione.

Se insegniamo ai nostri figli ad avere paura dello straniero, loro cresceranno con la convinzione che gli immigrati siano persone pericolose, da evitare. Crederanno alle bufale che circolano sul web, discrimineranno chi viene etichettato come diverso, alimenteranno il clima di odio e di intolleranza che sta avvelenando non solo l’Italia, ma il mondo intero.

Se sogni un mondo migliore per i tuoi figli, abbatti le barriere mentali e insegna loro che si può vivere insieme

di Rosa Cambara

 

 

 
 
 

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Volevo mollare tutto. Poi ho incontrato te e mi hai cambiato la vita

«Sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia» (A. Moravia)

Laura ha smesso di credere nell’amore.

Il suo storico fidanzato l’ha tradita e lei ha perso la fiducia in lui. Ha provato a dargli un’altra possibilità, ma qualcosa si è rotto irrimediabilmente tra loro.

La vita insieme ha perso il suo sapore, i giorni sono diventati tutti uguali. Le parole d’amore usate per abitudine, svuotate del loro significato più profondo.

Un giorno Laura ha detto basta. Ha lasciato il suo ragazzo e ha deciso di rifarsi una vita, ripartendo da se stessa.

Ora cosa faccio?

Ricominciare non è facile. Dopo lo spaesamento iniziale, con il telefono che non squilla più e le serate improvvisamente vuote, Laura ha deciso di colmare quel vuoto facendo tutte le cose che aveva sempre desiderato fare, ma che prima non poteva.

Si è iscritta a scuola di ballo, ha iniziato a coltivare le sue passioni, e la vita senza l’amore e senza un lavoro fisso ha iniziato a diventarle più sopportabile.

I suoi amici hanno scoperto una nuova Laura, più attiva e piena di entusiasmo. Ma, alla lunga, anche i nuovi inizi stancano, se non sono seguiti da una crescita.

Dopo innumerevoli flirt finiti male, Laura ha iniziato a pensare che l’amore non fa per lei.

Ogni volta che incontra un uomo che può piacerle davvero, lui le dice che non può offrirle nessuna certezza perché non ha un lavoro stabile, poi invece scopre che sta con un’altra. “Avere una situazione” è diventato il nuovo “sono già fidanzato”, e Laura non ci tiene ad avere un uomo che la definisca così.

Basta, mollo tutto

Da quando ha deciso di dare una svolta alla sua vita sono passati tre anni. Oggi Laura ha molti nuovi amici e tanti hobby, ma il lavoro continua a essere precario e lei continua a sentirsi incompleta. Così, decide di ricominciare un’altra volta e si iscrive a un corso di cucina, pensando di mollare l’Italia e  di andare a cercare fortuna all’estero.

Al momento dell’iscrizione, quasi non riesce a consegnare l’assegno con i suoi ultimi risparmi. Ci è mancato poco che la segretaria glielo strappasse dalle mani.

Con gli occhi pieni di lacrime, Laura si chiede come sia arrivata a questo, come sarebbe stata la sua vita se avesse fatto scelte diverse, ma ormai è tardi per i rimpianti.

Si cimenta in quest’ennesimo corso, l’ultimo, pronta a imparare un nuovo lavoro e a fare le valigie. Ma è quando non ci credi più che tutto cambia.

Così, il primo giorno di lezione, un ragazzo arriva in ritardo e si siede accanto a lei. L’insegnante lo prende in giro, dicendo che avrebbe dovuto offrire il caffè a tutti. Lui sorride impacciato e si presenta agli altri. Dario, il suo nome. Il giorno dopo si siede di fronte a Laura e la guarda per tutto il tempo. Poi ancora nei giorni successivi.

Tra una pausa insieme e l’altra, Laura e Dario scoprono interessi in comune e sentono nascere un legame inspiegabile che li unisce anche se si conoscono appena. Lo sentono nell’aria, negli occhi, nella pancia, e capiscono che da quel momento non saranno più gli stessi.

Ricomincio da tre – guarda il video

Ci sono incontri che ti cambiano la vita, e se resti chiuso in casa non li farai mai. Se la tua storia è simile a quella di Laura, non perderti d’animo: credici ancora, ricomincia sempre. 

 

di Rosa Cambara

 

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Gli adolescenti sono più egoisti degli adulti,perché?

Da recenti studi risulta che gli adolescenti sono più egoisti perché usano una diversa funzionalità del cervello

Vogliono,vogliono ed ancora vogliono, senza dare nulla in cambio! Chi ha dei figli adolescenti avrà già notato alcuni loro comportamenti discutibili come il pretendere la paghetta ma non considerare nemmeno lontanamente di dare una mano in casa. Il telefonino? deve essere l’ultimo modello lanciato sul mercato e non solo non considerano i sacrifici fatti dai genitori per accontentarli ma, quando si tratta di fare qualcosa per loro e per gli altri,se la danno a gambe.

Ebbene, recenti studi dello University College of London, aventi per oggetto la disposizione più o meno innata di adolescenti e adulti ad essere altruisti, hanno dimostrato che essi (gli adolescenti) utilizzano un’altra zona temporale del cervello che è adibita all’esecuzione di compiti semplici. Non sono quindi, in parte, responsabili dei loro comportamenti egoisti.

Gli esperimenti su gruppi di persone di diversa età hanno evidenziato come il tempo per prendere una decisione che chiama in causa la capacità di immedesimarsi negli altri si riduce notevolmente all’aumentare dell’età dei soggetti. Come dire, agli adulti è più facile mettersi nei panni del prossimo.

Inoltre,una volta stabilito che l’egoismo è in parte un fattore legato allo sviluppo del cervello, ci si è domandati: perché gli adolescenti sono meno capaci di provare empatia? Forse la risposta è legata al fatto che essi,come i bambini,sono abituati ad avere sempre qualcuno si prende cura di loro e solo quando raggiungono la maturità incominciano a sviluppare la capacità di immedesimarsi negli altri, essenziale per la vita in società.

Simona
Blogger preoccupata

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