Una portale in crowdsourcing che si rivolge a grafici e videomaker di tutto il mondo.
Zooppa si definisce il social network del talento creativo, in cui si propongono contest per lo sviluppo di progetti video. In accordo con le aziende vengono definite preventivamente esigenze del cliente, modi, tempi di consegna e paga; chi vince si aggiudica il premio in denaro. Un’idea diversa e certamente più remunerativa dai classici concorsi in cui si lavora per la gloria o con il miraggio di un contratto.
Tantissimi membri, circa 400mila tra fotografi, film maker e designer, per oltre 6 milioni di dollari e 750 progetti approvati. Una start-up che nasce in Italia ma un anno dopo ha già trasferito il proprio quartier generale a Seattle, con clienti importanti quali Campbell’s, Footlocker, Fiat, Intel e tanti altri.
Come guadagna Zooppa

Le aziende che aderiscono al portale pagano una tassa di iscrizione. La start-up infatti non ha intenzione di sostituirsi alle agenzie tradizionali, ma si pone come strumento intermedio. Un crowdsourcing per ampliare il team creativo aziendale senza limiti geografici, in cui Zooppa funge da supervisor. Scelta dei professionisti, produzione e consegna del lavoro si risolvono in massimo di due mesi. Il portale offre diversi pacchetti a seconda delle necessità dell’azienda, dall’offerta Super (da 1 a 3 video, per 30-50 proposte e condivisione sui social) alla Supreme (10-20 video, 60-120 proposte più un team esclusivamente dedicato alla targettizzazione del prodotto).
«Abbiamo diversi clienti con cui lavoriamo su base continuativa, ovviamente è il modello che preferiamo». D’altro canto, per alcuni il modello crowd è ancora nuovo e come tale preferiscono fare prima i progetti pilota e poi eventualmente ripetersi nel tempo». Risultato? Zooppa chiude il 2016 con un fatturato da 3 milioni di dollari, divisi tra mercato statunitense (più della metà) e italiano (35-40%). L’obiettivo è prendere gli elementi positivi di entrambe le realtà. «Creatività e vision italiane, operations ed execution americane» afferma il CTO ( Chief Technology Officer) Michele Gerarduzzi attorno al quale ruota il polo italiano.
Prossimo passo? Il mercato orientale, in cui c’è molta richiesta di realtà straniere che sappiano creare contenuti originali ad hoc. Piccole alternative crescono, in competizione con Facebook che si arroga il titolo di first video platform.
Quali tendenze tenere d’occhio?
Se si lavora da tramite fra clienti e creativi è facile definire le tendenze future. Prima fra tutte lo storytelling: le aziende non vendono, ma raccontano, per avvicinare il cliente emotivamente al brand. La seconda è la video commodity. Viviamo, purtroppo, in una società pigra e accelerata, dove l’audiovisivo è molto più fruibile del testo e universalmente comprensibile.
Ulteriori elementi per un prodotto vincente sono brevità , originalità e serialità. Elementi e personaggi comuni aiutano lo spettatore a identificare meglio il prodotto.
Creativi, cosa state aspettando?
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di Irene Caltabiano
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