La Start Up

Tiga Tatoo: la nuova startup dei tatuaggi

Nasce a Torino una startup specializzata in tattoo e piercing

Tiga_TatooFanno tendenza, tanto che li ritroviamo sul corpo delle grandi star dello spettacolo e dello sport. Sono considerati una forma di arte contemporanea perché i tatuatori  dipingono sulla pelle dei veri capolavori alla pari di grandi pittori. Parliamo dei tatuaggi! che, in questo momento, rappresentano un ottimo investimento per chi ha intenzione di creare una startup. 

Lo hanno capito i ragazzi di “Tiga” che sta per «Tatuatori Italiani Giovani e Ambiziosi» una giovane start up specializzata in tattoo e piercing in via Gaetano Donizetti 3, a Torino,nata circa un anno e mezzo fa.

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Il negozio

Nasce così il più grande negozio di Tatoo di Torino, ben 170 metri quadrati. Il team è composto da  giovani artisti specializzati i disegni diversi che rappresentano “una mancanza, un ricordo, oppure un simbolo di un momento che ha cambiato la nostra vita”.

Il fondatore è Sergio Citossi, 25 anni, al quale si affiancano Francesca Sattanino specializzata in tatuaggi “carini e coccolosi” perché disegna pony rosa, Alice nel Paese delle Meraviglie con Bianconiglio in braccio, ancore con i cuoricini e Trilly di Peter Pan, e Martina Bicocca che dipinge fumetti.

Ci sono Marco Scozzi e Alex Irene, quest’ultimo specializzato in “disegni spirituali” che, come egli dichiara, servono a “farti stare bene, a trasmetterti fiducia, libertà, o voglia di conoscere te stesso”. Qualche esempio: un albero della vita o un cervo sulla schiena, un mandala, il simbolo dell’«om» o dello «yin e yang».

Il tatuaggio è per tutti

E se ancora pensiamo che solo i “delinquenti” si fanno il tatuaggio allora diamo un’occhiata ai clienti di “Tigo”. Il negozio ha tatuato tutti i tipi di persone che fanno i mestieri più disparati e persino le persone anziane. Maria,ad esempio,ha aspettato 78 anni per trovare il coraggio di entrare nello studio, ed uscire con la frase «Certe luci non puoi spegnerle», di Ligabue.

 

I più gettonati

I più richiesti sono: il cuoricino nero sul dito, le rose e qualche imitazione dei vip come i due innamorati abbracciati in stile marinaresco.

Simona
Digital human connector

 

 

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Volevate la Silicon Valley in Italia? Eccovi serviti!

Immersa nel verde dell’Eur la “Silicon Valley” romana offre alle startup 6 mesi di permanenza all'interno della struttura e dai 25mila ai 200mila euro per sviluppare

Si chiama PiCampus ed è composta da 5 ville (prossimamente 6),170 persone e 15 startup, ed è immersa nel verde del quartiere Eur di Roma. E’ stata definita la Silicon Valley italiana perché si è ispirata al modello venture capital, ossia come attrarre capitali se hai un'idea di successo, americano.

Com’è nata l’idea

Il co-fondatore e “primo cittadino”di questa struttura è Marco Trombetti che dopo 10 anni passati nella vera Silicon Valley è ritornato in Italia con l’obiettivo di importare qui il modello americano: 

Lavoro nelle startup da quando avevo 22 anni e ne ho vissuti una decina in California. Potevo impiantare là la mia Translated, ma ho pensato che se la California era già un'azienda, la mia Italia era ancora una startup. E se vuoi pensare in grande devi cominciare dalla startup, così sono rientrato.

Al ritorno dalla California Trombetti, inizialmenten fonda Memopal, un cloud storage che anticipa di pochi mesi Dropbox. 

Ma l’aver anticipato Dropbox non gli ha garantito il successo di quest’ultimo perché Memopal non ha ottenuto la stessa quantità di finanziamenti. Questo dato è stato per Trombetti particolarmente illuminante,infatti, per questo motivo,decide di aprire con la moglie Isabelle Andrieu, PiCampus.

Cos’è PiCampus

Marco Trobetti in un’intervista spiega in cosa consiste PiCampus: 

È sia un distretto per startup che un venture fund - spiega Trombetti - Noi non affittiamo desk, né siamo un acceleratore. Noi prendiamo startup già accelerate e le accompagniamo nel processo che le porta a diventare grandi, offrendo un luogo dove innovare e condividere idee, conoscenze e possibilità di ottenere investimenti.

Come funziona

Alle startup selezionate si offrono 6 mesi di permanenza all'interno di PiCampus e dai 25mila ai 200mila euro per sviluppare. Una volta entrati, gli startupper possono godere di tutto quello che offre l'ecosistema PiCampus: cucine, parchi, una piscina, una palestra, una sala riunioni, una "stanza segreta" dove meditare, un bagno attrezzato a pensatoio, un garage trasformato in back-up, biliardino, biliardo, tavolo da ping pong e soprattutto un ambiente dove scambiare idee. 

L’obiettivo è quello di sentirsi “più a casa che in ufficio”, ed aggiunge Trombetti ”così non avrai paura di fallire”.

Come si entra in PcCampus

In questo caso la “raccomandazione” conta perché come spiega Trombetti i modi per entrare sono essenzialmente tre:

Selezioniamo startup che siano uscite da un acceleratore, come quello della Luiss, e vengono qui per crescere; quelle segnalate dai nostri funders, che non fanno una vera e propria attività di scouting ma raccomandano persone e startup che secondo loro valgono; infine si può entrare a PiCampus se raccomandati dai nostri partner europei.

Tra gli attuali ospiti della struttura ci sono Filo, Le Cicogne, WineOWine il portale per scoprire e ordinare vini dai produttori italiani ed ancora Boom, che sta progettando il nuovo Concorde che dovrà collegare Londra e New York in tre ore e mezza.

C’è anche ClickMeter e la sua nuova ReBrandly, l'app che ti permette di creare shortlink per fare del tuo nome un brand da condividere e valorizzare.

PiCampus rappresenta per queste startup un 'isola felice".

Simona
Brand story agitator


 

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Pescaria, la start-up che sfida gli all you can eat

La passione per il pesce crudo unita alla soliditá della tradizione.

Pescheria

Pescaria, nuova start-up pugliese, ha creato il mix vincente tra street food e cucina gourmet. Come? Valorizzando i prodotti locali e inventando un nuovo modo di consumarli.

Come funziona 

Bartolo L'Abbate, proprietario di una delle piú note pescherie di Polignano a Mare, e Domingo Iudice, direttore dell'agenzia creativa Brainpull, hanno unito le forze per dare vita a una nuova realtá gastronomica. Dopo aver collaborato per diverse manifestazioni di street food ittico, Bartolo decide di allargare la pescheria per creare un piccolo servizio di ristorazione. 

 

Obiettivo principale? 

pescheria

Rendere il pesce fresco piú accessibile alla maggioranza e ad un miglior rapporto qualitá-prezzo. In una parola, un consumo piú democratico.

«Usiamo questo termine perché il prodotto ittico pugliese è molto costoso. Acquistati dalla barca, questi prodotti costano mediamente 40 euro al chilo» afferma L'Abate. 

Pescaria invece fa degustare pesce crudo per la modica cifra di dodici euro. I prodotti sono gli stessi con cui Di Bartolo rifornisce i ristoranti migliori della cittá. 

Differenza? Il pesce viene servito in pratici cartocci e non esiste servizio al tavolo.

Anche la scelta delle pietanze risulta piuttosto varia. Grazie alla collaborazione con lo chef Lucio Mele, vincitore di diversi contest internazionali, L'Abbate e Domingo hanno sviluppato un menu unico che, alla bontá delle tartare, unisce gustosi condimenti come zenzero, timo, basilico, cipolla di Acquaviva.

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Un successo dovuto anche ai social
pescheria

Il binomio tradizione-innovazione risulta ancora vincente. Da subito infatti lo strumento principale di promozione di Pescaria è stato Facebook. Le campagne pubblicitarie sono partite tre mesi prima dell'apertura del primo locale, strategia che ha permesso di individuare con esattezza il target.

Il popolare social non è stato sfruttato solo in fase marketing, ma anche nella ricerca del personale. Sulla base dei dati giá raccolti sono stati creati annunci di lavoro misurati su profili ad hoc. Gli eletti sono stati sedici tra 350 curricula. Il successo della campagna ha inoltre permesso a Iudice di prendere parte a un tour italiano in cui Facebook organizza meeting con i migliori casi di successo aziendale sulla sua piattaforma.

Altro che all you can eat giapponese...

di Irene Caltabiano

 

 

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