Lavorare 2.0

Quo Vado: il posto fisso di Checco Zalone non esiste più

Sempre più giovani scelgono di valorizzare le proprie capacità

L’abbiamo difeso a tutti i costi, come nel film “Quo Vado”, ma la realtà è che i giovani di oggi sanno che il posto fisso andrà scomparendo. E’ stato il paradiso terreno italiano per anni poiché rappresentava sicurezza, benefici e  rassicuranti abitudini ma le cose sono cambiate.   

La conferma ce la da lOrganizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) che ha individuato il nuovo modello di rapporto di lavoro più diffuso nei paesi con economia avanzata.

Da questa si evince che il classico contratto a tempo indeterminato ed a tempo pieno sta progressivamente calando dando spazio ai contratti part-time ed ai lavori in proprio.  

L’economia si è modificata

Trasformando il lavoro in flessibile e volatile e il posto fisso, che non tanto tempo fa poteva vedersi anche nel privato, ad oggi appartiene solo al pubblico. Nel privato, infatti, le nuove imprese puntano sull’adattabilità e sulle nuove tecnologie e tendono ad aumentare la produttività e la competitività ed a contenere l’occupazione.

Ma vi è di più. 

Anche da un punto di vista culturale siamo ben lontani dai nostri genitori che ambivano al posto fisso dal momento che, i due terzi degli italiani, potendo scegliere, preferirebbero un lavoro che offra possibilità di crescita professionale e di reddito, anche se flessibile (69,8%), mentre il restante terzo (30,2%) pur di avere un posto fisso rinuncerebbe alle possibilità di carriera.

Diventa dunque, molto importante rispetto alle generazioni precedenti la gratificazione personale e l’investimento soggettivo che  fanno del lavoro un percorso da seguire più che un “posto”.

L’Italia non è però ancora pronta

Il sistema bancario è ancora legato a vecchie forme di garanzie, e la legge non tutela le nuove forme di lavoro. In pratica non siamo ancora pronti ad offrire questo genere di lavoro che permette di valorizzare le proprie capacità e quindi nelle famiglie si diffonde sempre di più la preoccupazione e il disorientamento che a loro volta portano alla considerazione che sia giusto trasferirsi all’estero per fare il lavoro desiderato che comporti crescita professionale e remunerativa.   

L'apparenza inganna
Trasferirsi all'estero è solo un sogno. Non esistono reali e maggiori opportunità. L'unica cosa è che si viene integrati in un meccanismo culturale già abituato da anni alla mancanza del tempo indeterminato. Quindi ci si sente come tutti. In Italia la differenza è molto marcata, ed un imprenditore, un commerciante o un libero professionista viene etichettato come serie B rispetto al dipendente pubblico.
Forse Checco Zalone ci ha preso!
 
 
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Dall’Italia al Texas con biglietto di sola andata. E il petrolio non c’entra

Hai trovato l’America, eh! Curioso come, a volte, modi di dire anche inossidabili nascano da stereotipi relativamente lontani dalla realtà. Infatti, il Paese a stelle strisce offre sì ghiotte opportunità di carriera e riscatto a molti europei (e italiani) delusi, ma certamente non regala niente. Bisogna guadagnarsi “sul campo” la nuova chance della propria vita. Le storie di Simone e Costanza ne sono la prova. Ecco il racconto del loro “salto” verso Houston, in Texas.
 
Simone, nato in Liguria alla fine degli anni Settanta, è letteralmente cresciuto con il mito dell’America. Dopo gli studi informatici, è stato assunto da un’azienda i cui uffici sono praticamente in tutto il mondo, quindi anche nella cittadina texana. Quando gli viene proposto di trasferirsi lì, accetta. «Inizialmente, la cosa più difficile è stata ottenere un visto lavorativo, in quanto, per riuscirci, bisogna «dimostrare di avere capacità particolari, che nessun altro lavoratore americano ha, e quindi che solo tu puoi ricoprire tale incarico».
 
Lo “scoglio” che ha dovuto superare subito dopo è stato quello legato al rilascio della patente, obbligatoria per tutti i residenti in Texas. L’esame teorico da sostenere è alquanto impegnativo, poiché prettamente nozionistico. Simone ce l’ha fatta, e il suggerimento che dà a chi è nella sua stessa condizione è di recuperare su Internet il libro dei quiz. «Parecchie domande sono sulle cifre delle varie multe vigenti, e sinceramente se posso arrivare col buon senso a capire che con doppia linea continua non si deve superare, le cifre sono aleatorie e vanno imparate a memoria».
 
D’altro canto, spiega, da Houston la crisi che attanaglia l’Europa è qualcosa di talmente lontano da apparire irreale. «Qui per fortuna ci sono davvero pochi problemi, e lo dimostrano la miriade di cartelli di assunzione che vedo quotidianamente nei più disparati negozi e uffici. Per questo motivo la gente qui è molto più amichevole, dato forse anche dal loro retaggio storico, però ho assistito ad episodi che mi hanno spiazzato e che mai vedrei nel mio paese, come le commesse dei supermercati accompagnare con l'ombrello i clienti col carrello alle loro automobili durante un acquazzone».
 
La bis-mamma Costanza, invece, si è ritrovata a Houston a causa del trasferimento per lavoro del marito. «Per il primo mese siamo stati sistemati in un temporary living gentilmente offerto dalla sua società, e in quei 30 giorni abbiamo girato la città da Nord a Sud, da Est a Ovest in cerca di una casa. Non è stato facile, il sistema è completamente diverso dall’Italia e i realtor che assistono gli expat tentano sempre di sistemarli dove più conviene alla loro commissione. Alla fine, comunque, abbiamo trovato una buona sistemazione».
 
Una delle caratteristiche più emblematiche di Houston, però, è la sua mentalità, chiusa e, per certi versi, diffidente. «Chi vive qui, si sente prima di tutto texano, e poi americano. Nonostante la città sia fortemente internazionale, in quanto dotata di alcune eccellenze uniche al mondo come il settore medico e quello dell’Oil&Gas, dimostra scarso interesse verso uno sviluppo che aiuti gli stranieri a sentirsi più a loro agio. Quando devi mettere radici da queste parti, se non sei texano, sei soggetto a tutto una serie di sbarramenti che allungano l’iter burocratico (e che ci fanno strabuzzare gli occhi in certi casi)».
 
Perché, quindi, Costanza e il marito hanno deciso di tenere duro? «Se dovessimo tornare indietro di un anno, rifaremmo tutto esattamente come abbiamo fatto. È un’esperienza che stiamo affrontando tra le mille difficoltà di essere dall’altra parte del mondo da soli, ma che ci sta rivelando che siamo più forti di quanto potessimo pensare. Inoltre, la sensazione di aver fatto bene la si vede riflessa nel sorriso e nella serenità dei bambini, che più di tanto non hanno patito il cambiamento».
 

 

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Vuoi mettere…… lavorare in Costa Rica?

Clima caldo secco e meravigliose spiaggie: Il Costa Rica 

costa ricaNon è Londra o New York o Tokio e nemmeno una delle tante città guida dell’economia mondiale ma vuoi mettere la goduria di vivere li? 

Immaginate un paese ricco di bellezze naturali con un immenso patrimonio floreale e faunistico, questo è il Costa Rica. Si può scegliere di cambiare la propria vita in posto così dove in più l’ospitalità è ottima?

La risposta è si. 

Ce lo conferma Simone Ceccarelli che, appunto, si è trasferito a Tamarindo occupandosi di edilizia "... mi sembrava il paese idoneo per trasferirsi e in particolar modo la regione del Guanacaste bagnata dall’Oceano Pacifico, per il suo clima tropicale caldo secco con poche precipitazioni, le splendide spiagge, il poter stare tutto l’anno in abbigliamento estivo, oltre l’ottima ospitalitá dei Ticos e il lavorare in “Pura Vida” con un basso carico fiscale mi entusiasmava”.

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Cosa faceva Simone?

Simone, 44 anni, di Carrara si occupava di gestire l’impresa di famiglia. 

In particolare era responsabile degli acquisti ed export. 

Dopo aver viaggiato in molti paesi tropicali, Simone decide di realizzare il suo sogno di cambiare vita scegliendo il Costa Rica. A Tamarino acquista un terreno dove costruisce la sua casa per sempre.

Di cosa si occupa?

Si occupa di vendita di case e terreni e gestisce un sito personale con cui fornisce assistenza gratuita e consigli per chi volesse fare un cambio di vita nel paese più felice del mondo.

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Il contesto sociale del Costa Rica

Simone conferma  che il Costa Rica è un paese che ha voglia di crescere e che i soldi e la voglia non mancano di certo, inoltre: ”Offre un ottimo livello scolastico, buoni ospedali, usa energia rinnovabile, e coperto per la maggior parte del territorio da Parchi Naturali ed ora il governo sta migliorando i trasporti che al momento non sono dei migliori.
Per quanto riguarda la sicurezza visto che non ha esercito, e’ un paese sicuro e stabile
”.

Gli stranieri sono ben visti e non si lavora per mantenere la classe politica

Simone, oltre ad evidenziare l’enorme ospitalità del paese, sottolinea anche un aspetto positivo del lavoro e cioè che “non si lavora per mantenere la classe politica” e che ovunque si respira un clima di libertà e tranquillità e “tutti lavorano in armonia senza pressioni e con il sorriso e la qualitá di vita é alta, senza inquinamento e completamente immersi in una flora e fauna unica al mondo con 12 differenti zone climatiche in un paesaggio che varia per ogni luogo”.

Cosa si può fare in Costa Rica?

costa rica mareSimone consiglia a tutti gli italiani di seguire il lavoro per il quale si è più predisposti: ”Ovviamente il sogno Italiano è Pizzeria o baretto in spiaggia giá ampiamente sfruttato, dipendendo dalle possibilità finanziarie gli investimenti immobiliari sono altamente consigliati e generano un buon reddito, resta sempre l’opzione di continuare il lavoro per cui uno é predisposto senza problemi, il lavoro specializzato é molto apprezzato, ben pagato e sopratutto carente”.

Non pensateci troppo, è il consiglio di Simone, qui è possibile rifarsi una vita senza enormi sacrifici!

Simona

 

 

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