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Il lato oscuro dei teneri video di cuccioli

Che carini! Un orango che alimenta due cuccioli di tigre…che cosa c’è di più tenero?
 
 Il video che sta spopolando sul web americano sembra raccontarci della perfetta convivenza di specie diverse. Non è esattamente così.  Gli animali che vedete in questo video appartengono a T.I.G.E.R.S (The Institute of Greatly Endangered and Rare Species Safari and Preservation Station), attrazione per animali selvatici  a Myrtle Beach, Carolina del Sud. 
 
Nonostante la dolcezza che inevitabilmente scatenano tali visioni, la storia presenta un lato oscuro. T.I.G.E.R.S infatti è una delle strutture di allevamento più selvagge degli Usa, mascherata da organizzazione per la conservazione della fauna selvatica. L’azienda offre infatti ai turisti la possibilità di  fare selfies con cuccioli di tigre, nuotare con elefanti  e portarsi a spasso l’orango  presente in questo video.
 
La società però non rivela certo al pubblico che la maggior parte dei loro animali  sono il prodotto di anni di incroci sconsiderati che causano anomalie, cecità e altri disturbi gravi. Ai fini di mantenere i cuccioli così piccoli e coccolosi li nutrono solo a base di latte, anche quando dovrebbero abbandonare questo tipo di alimentazione. La dieta a cui sono sottoposti li rende emaciati e sottosviluppati. Ma che importa, se i visitatori impazziscono alla vista di un tenero batuffolo? Gli animali rimessi in libertà, nelle condizioni in cui si trovano, rischierebbero parecchio. È più probabile dunque che  i cuccioli, una volta cresciuti, vengano venduti nel commercio illegale di specie selvatiche o eufemisticamente “scartati”.
 
Non sempre ciò che sembra totalmente innocente lo è. A volte dietro i video di dolci amici pelosi si nascondono crudeltà e strumentalizzazione. Cerchiamo di distinguere tra chi ama davvero gli animali e chi è invece un orribile sfruttatore .
 
Irene
 
Non guarderai più questo video con gli stessi occhi...
 

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Come l'indifferenza sta uccidendo delfini e orsi polari

 Vi ricordate l’allarme estinzione orsi polari? 
C’è una buona notizia. I pelosi e candidi amici, la cui alimentazione a base di salmone era minacciata dal riscaldamento globale, hanno cambiato dieta. La cattiva notizia invece  è che il piatto forte è un’altra specie destinata a scomparire: i delfini. 
 
Entrambi i mammiferi sono vittime dello stesso male. Il global warming ha costretto i delfini a emigrare  verso nord, dove le correnti sono diventate più temperate. Gli animali marini sono infatti arrivati alle isole Svalbard, arcipelago a metà strada fra l’Europa e il Polo nord. A causa dell’aumento della temperatura, le acque sono tiepide e quindi rappresentano un ambiente ideale per vivere. Un improvviso cambiamento li ha però colti di sorpresa: l’oceano si è ricongelato, intrappolandoli per sempre in una prigione di ghiaccio.  Di solito delfini e foche sopravvivono sotto zero praticando buchi da cui è possibile respirare. Non appena messa la testa fuori però, un evento inaspettato: i delfini sono diventati preda di orsi, a loro volta scesi verso Sud alla ricerca di cibo.
 
 
Non solo gli enormi quadrupedi hanno catturato, ucciso e mangiato i delfini ma hanno addirittura conservato le carcasse sotto la neve, come una specie di freezer. Un comportamento nuovo, sicuramente dettato da scarsità di prede da cacciare. La mancanza di cibo ha infatti già dimezzato gli orsi in Alaska e Canada, dove si contano ormai meno di mille esemplari. 
 
«Un numero crescente di specie che in genere si trovano a latitudini più meridionali sconfina verso nord» spiega il professore di biologia Andrew Derocher, specialista di orsi polari e docente presso la Canada’s University of Alberta. La scomparsa di ghiaccio nell’Artico, zona che ha registrato un riscaldamento due volte maggiore rispetto alle altre aree del Pianeta,  crea nuovi habitat per altre specie. Non è il loro ambiente naturale, ma sono in cerca di cibo, e siccome non c’è ghiaccio vanno verso quelle aree» aggiunge Derocher. «Ma sono zone pericolose, perché le condizioni cambiano velocemente, e possono rimanere intrappolati, come i poveri delfini».
 
Fenomeni terribili che fanno riflettere su dove si potrebbe arrivare se non avviene un cambiamento immediato e repentino nella nostra consapevolezza del problema.
 
Irene
 
Le tristi conseguenze del global warming...Guarda il video
 

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Beni alimentari? i nuovi "corpi da reato"

Multe per chi butta cibo non ancora scaduto? La Francia raccoglie i benefici della COP21. 
 
Sembra infatti che l’Assemblea Nazionale Francese, cioè la camera bassa del Parlamento, abbia istituito il reato di spreco alimentare. Tutti i supermercati al di sopra di 400 metri quadrati non potranno più gettare nella spazzatura cibi ancora commestibili, pratica comune a molti rivenditori. È infatti capitato di assistere a scene abominevoli come prodotti ricoperti di candeggina per renderli volutamente immangiabili. D’ora in avanti dovranno essere regalati a associazioni benefiche, ridotti in concime o riutilizzati come mangime per gli animali.
 
Una soluzione concreta a un’abitudine vergognosa  di cui tutti sono a conoscenza, ma che fino a ieri non aveva riscontrato interventi legislativi.  Secondo la FAO il cibo che finisce nei cassonetti supera il 35% della produzione totale, con perdita stimata di circa un trilione di dollari l’anno.  In sintesi: la fame del mondo potrebbe tranquillamente esser combattuta  con una miglior gestione della catena economica e distributiva, trovando modi efficaci di redistribuzione del cibo. Ma soprattutto i primi a dover essere educati a rivalorizzare  il cibo sono i consumatori, che buttano prodotti ancor prima di passare dalla tavola.
 
Chapeau al governo francese dunque, che non solo ha istituito pene severe (fino a due anni di carcere e multe da 75.000 euro) per chi getta l’invenduto ancora edibile ma ha anche realizzato programmi di educazione nelle scuole primarie.  Insegnare ai bambini che il cibo va rispettato al pari di chi l’ha prodotto è un obiettivo importante, ma anche far comprendere le risorse utilizzate  per realizzarlo, quali acqua, suolo fertile e energia.
 
Le aziende della grande distribuzione hanno criticato la nuova legge. «I grandi supermercati sono responsabili solo del 5% degli sprechi, ma sono gli unici a dover seguire i nuovi obblighi» ha detto Jacques Creyssel, portavoce della Federazione Commercio e distribuzione. «Molti di questi punti vendita inoltre - circa 4.500 - hanno già convenzioni con associazioni caritative».
 
Nonostante le lamentele, la proposta di legge è uno dei pochi rimedi al fenomeno riscontrati a livello mondiale. Si spera  che la Francia dia il via a un circolo virtuoso che coinvolga anche gli altri Paesi europei. In Italia per esempio lo spreco alimentare  vale oltre otto miliardi.  Un tale accumulo di prodotti potrebbe sfamare due volte i dieci milioni di connazionali che vivono in povertà.
 
Possibile che per sfruttare le risorse in modo intelligente si debba essere sempre messi  alle strette?
 
Irene
 
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