Beni alimentari? i nuovi "corpi da reato"

Multe per chi butta cibo non ancora scaduto? La Francia raccoglie i benefici della COP21. 
 
Sembra infatti che l’Assemblea Nazionale Francese, cioè la camera bassa del Parlamento, abbia istituito il reato di spreco alimentare. Tutti i supermercati al di sopra di 400 metri quadrati non potranno più gettare nella spazzatura cibi ancora commestibili, pratica comune a molti rivenditori. È infatti capitato di assistere a scene abominevoli come prodotti ricoperti di candeggina per renderli volutamente immangiabili. D’ora in avanti dovranno essere regalati a associazioni benefiche, ridotti in concime o riutilizzati come mangime per gli animali.
 
Una soluzione concreta a un’abitudine vergognosa  di cui tutti sono a conoscenza, ma che fino a ieri non aveva riscontrato interventi legislativi.  Secondo la FAO il cibo che finisce nei cassonetti supera il 35% della produzione totale, con perdita stimata di circa un trilione di dollari l’anno.  In sintesi: la fame del mondo potrebbe tranquillamente esser combattuta  con una miglior gestione della catena economica e distributiva, trovando modi efficaci di redistribuzione del cibo. Ma soprattutto i primi a dover essere educati a rivalorizzare  il cibo sono i consumatori, che buttano prodotti ancor prima di passare dalla tavola.
 
Chapeau al governo francese dunque, che non solo ha istituito pene severe (fino a due anni di carcere e multe da 75.000 euro) per chi getta l’invenduto ancora edibile ma ha anche realizzato programmi di educazione nelle scuole primarie.  Insegnare ai bambini che il cibo va rispettato al pari di chi l’ha prodotto è un obiettivo importante, ma anche far comprendere le risorse utilizzate  per realizzarlo, quali acqua, suolo fertile e energia.
 
Le aziende della grande distribuzione hanno criticato la nuova legge. «I grandi supermercati sono responsabili solo del 5% degli sprechi, ma sono gli unici a dover seguire i nuovi obblighi» ha detto Jacques Creyssel, portavoce della Federazione Commercio e distribuzione. «Molti di questi punti vendita inoltre - circa 4.500 - hanno già convenzioni con associazioni caritative».
 
Nonostante le lamentele, la proposta di legge è uno dei pochi rimedi al fenomeno riscontrati a livello mondiale. Si spera  che la Francia dia il via a un circolo virtuoso che coinvolga anche gli altri Paesi europei. In Italia per esempio lo spreco alimentare  vale oltre otto miliardi.  Un tale accumulo di prodotti potrebbe sfamare due volte i dieci milioni di connazionali che vivono in povertà.
 
Possibile che per sfruttare le risorse in modo intelligente si debba essere sempre messi  alle strette?
 
Irene
 
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