Non il prodotto, ma la divulgazione dell’idea.
Un’economia circolare, sempre più rivolta alla rivalutazione dei materiali di scarto. Funghi espresso, selezionata tra le 25 start-up più innovative d’Italia, è partita dall’amore italiano per il caffè. Il Bel Paese è infatti al quinto posto in Europa per consumo della bevanda (6 chili l’anno pro capite) e i bar nostrani sono capaci di produrre ogni anno 300mila tonnellate di scarti.
«Ognuno ha le proprie passioni, a me piace la gestione dei rifiuti organici» dice Vincenzo Sangiovanni, co-founder di Funghi espresso. Fondamentale l’incontro con Antonio Di Giovanni, 29 anni e una laurea in Agraria, che già collaborava con il Centro di ricerca su Rifiuti zero del Comune di Capannori, dove studiava come dare una seconda vita al caffè in capsule e avviava percorsi di formazione nelle scuole. La prima sede produttiva è stata invece inaugurata grazie ad un investimento di 30mila euro dell’imprenditore giapponese Tomohiro Sato, che emigrato dal campo della moda, ha cominiciato a interessarsi al riciclo.
Come funziona?
«Ritiriamo gratuitamente gli scarti del caffè dai locali della zona e li usiamo nel nostro stabilimento come substrato per i funghi Pleurotus, che crescono in soli venti giorni». I fondi infatti non hanno bisogno di essere pastorizzati e ciò comporta un notevole risparmio di energia. « Stiamo pensando di far avere un vantaggio economico ai bar attraverso uno sconto in bolletta» racconta Antonio. Inoltre il substrato rimanente dalla coltivazione diventa un ottimo concime organico per l’agricoltura, chiudendo così il ciclo.
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Urban farming, la nuova frontiera dell’agricoltura
Funghi espresso rientra a pieno nei progetti di rivalutazione urbana, comunemente chiamati urban farming. Le zone degradate possono nascere a nuova vita, alimentando cultura del riciclo e cura degli spazi comuni. Un riutilizzo che inizia nello stesso posto in cui è cominciato.
La start-up ha così creato una campagna di crowdfunding su Eppela, ai fini di raccogliere 15mila euro di fondi per realizzare il primo container urbano, creando così un modello sempre più esportabile e sfruttabile da chiunque.
I kit per la coltivazione a casa sono già disponibili ma a breve arriveranno anche le scatole per fare i kit, utile per bar e esercizi commerciali, così da creare un prototipo standard e commercializzabile.
Già pronti con riso o tagliatelle?
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Spesso il binomio tecnologia-natura è risultato vincente. Il robot infatti è stato realizzato osservando la Corixa puntata, un insetto acquatico che si nutre di piante e alghe morte. Come il piccolo animale, Row-bot apre e chiude la bocca continuamente, ingerendo quello che incontra. La “digestione” (una pila combustibile biologica) trasforma poi gli agenti inquinanti presenti nell’acqua in energia elettrica, tramite biodegradazione.
“ passeggia” indisturbata nelle acque di tutto il mondo. In italia invece, secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, si registra la presenza di 32 rifiuti ogni km quadrato. La maggioranza viene ingerito dai pesci che, se non muoiono prima, finiscono nei nostri piatti.
La Costa Rica lo sa bene e, dopo l’abolizione completa dell’esercito, si prepara a quella dei combustibili fossili. Da 75 giorni infatti tutte le luci del paese si accendono grazie a fonti rinnovabili. La pioggia consistente ha riempito gli impianti idroelettrici, gli stessi che l’anno scorso hanno assicurato l’80% del totale dell’energia pulita; il 10% viene invece da geotermia e da altre fonti.
una tassazione che scoraggi l’inquinamento. L’obiettivo è il mantenimento e il rafforzamento del patrimonio forestale e lo sviluppo della green economy, rinunciando allo sfruttamento petrolifero. Il Costa Rica non è un caso isolato; anche in Cina fotovoltaico ed eolico crescono velocissimi e nel 2013 hanno superato il carbone come fonte di energia.