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Le Maldive? Tra vent'anni potrebbero sparire

Non mi piace fare allarmismo. 
Ma la situazione riscaldamento globale sta diventando sempre più grave e alcuni Paesi ne stanno già verificando gli effetti a distanza ravvicinata. C’è molta confusione a riguardo; un bombardamento di informazioni tale da spingere molti a gettare la spugna e lasciare ad altri la comprensione delle conseguenze del global warming
 
Volontà o meno di conoscenza del fenomeno, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: aumento di  siccità, incendi boschivi e uragani sono solo alcuni aspetti di questa nuova piaga. In alcune aree del mondo vaste zone di terre sono già state completamente sommerse.
 
 
 Se è vero infatti che  l’atmosfera si è riscaldata di un grado, l’aumento di temperatura nell’Artico è stato il doppio. L'improvviso picco di calore ha causato lo scongelamento sempre più veloce di ghiacci e neve: entro il 2040 potrebbero sciogliersi completamente, con conseguenze che nemmeno immaginiamo. Se non riusciamo a bloccare il fenomeno, l’innalzamento delle acque non si misurerà più in cm ma in metri. 
 
Diverse isole e isolette del Pacifico, a causa del fenomeno, sono già un lontano ricordo. Gli abitanti dell’arcipelago Carteret, in Papa Nuova Guinea, hanno dovuto abbandonare il loro territorio minacciato dalle acque. La sommersione completa è prevista tra cinque anni. Le prossime nell’ordine sono Kribati e Tuvalu , Polinesia, situate nell’oceano Pacifico. Ma la perdita più grande potrebbe essere rappresentata dalle Maldive, dove si sta manifestando un pericoloso aumento delle acque.
 
Ulteriore problema è lo sbiancamento delle barriere coralline, preambolo di una probabile scomparsa. L’acqua marina sta infatti assorbendo grandi percentuali di inquinanti e gas serra, così si scalda e si acidifica. Se da una parte c’è troppa acqua, dall'altra troppo poca. La siccità sta colpendo molte zone dell’Amazzonia, la regione più piovosa al mondo, prosciugando fiumi  e isolando villaggi. Sessantamila persone stanno soffrendo la fame perché il basso livello idrico riduce le attività di pesca e milioni di pesci ormai morti hanno contaminato l’acqua, diminuendo quella potabile. E tutto questo dipende dall’aumento del gas serra. 
 
 Perchè il gas serra è così dannoso?
L’atmosfera è composta da un cocktail di gas di cui azoto e ossigeno costituiscono il 99% totale. Esistono  però altri gas che rappresentano l’1%. Anidride carbonica e metano vengono chiamati "serra" in quanto intrappolano parte del calore irradiato dal sole. Tanti più ce ne sono nell’atmosfera, tanto più il calore viene intrappolato. I livelli di anidride carbonica sono più alti oggi che negli ultimi 650.000 anni.
 

Anche il permafrost, suolo tipico di vaste aree dell’estremo nord del Pianeta ( Canada, Alaska, Siberia ma anche zone alpine), si sta sciogliendo. Al di sotto di questo strato sono nascosti grandi giacimenti di gas metano che si è accumulato nel corso di millenni.  Se il ghiaccio dovesse scomparire  completamente si libererebbe una gran quantità di metano e  il livello di anidride carbonica nell’atmosfera  raddoppierebbe. 

 Vogliamo davvero che il nostro mondo diventi la nuova Atlantide?

Irene Caltabiano

 

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La salvezza del Pianeta? Piantatela!

Alberi: prima li togliamo e poi li rivogliamo. 
L’India ha scelto di non concentrarsi semplicemente sulla limitazione dei danni, ma  di puntare sulla riforestazione. Ben 6,2 miliardi di dollari stanziati per la salvaguardia di boschi e aree verdi.Il progetto ha già ottenuto l’approvazione del Parlamento locale ed è ora in attesa di assenso definitivo del Senato. L’obiettivo è aumentare il numero di alberi del 33% nei prossimi anni. 
 
È importante che quest’iniziativa parta dall’India poiché è una delle nazioni con la crescita più rapida e una delle maggiori produttrice di anidride carbonica e gas serra sul globo. Prakash Javadekar, primo Ministro indiano, è orgoglioso dell’iniziativa: « Sono sicuro che questi fondi spingeranno enormemente il movimento di riforestazione. Vogliamo compensare le emissioni di anidride carbonica di 2,5 miliardi di tonnellate ». 
 
Problema? Non si sa ancora dove verranno piantati nuovi alberi, né lo schema di biodiversità che il governo avrà intenzione di seguire. Speriamo che alle intenzioni seguino le azioni.  
 
 
 
 
 
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Fort McMurray, perchè la corsa al petrolio ci sta uccidendo

Quasi 100mila persone evacuate, 2400 costruzioni e case distrutte.
L’incendio che ha colpito la città di  Fort McMurray  in Canada è talmente dannoso da essere stato soprannominato la bestia. Le fiamme hanno colpito un’area tre volte più grande della città di Chicago, con un’estensione pari a quasi il doppio della città di Los Angeles. Intere famiglie costrette a vivere in palestre , hotel e accampamenti. Nonostante gli sforzi di pompieri e addetti ai lavori sembra che il risanamento della zona avverrà dopo anni, poiché non si prevedono piogge imminenti. 
 
Non solo la città nell’area di Wood Buffalo; negli utlimi giorni stanno divampando 36 incendi nella regione dell'Alberta e altri 39 nella British Columbia. Numero che si aggiunge agli oltre 311 che sono esplosi quest’anno. E ancora siamo in primavera.  
 
Da cosa dipende il disastro del Canada? 
Negli ultimi anni le temperature medie dell’area sono aumentate considerevolmente rispetto alla norma. La regione sta sperimentando inverni sempre più secchi e piovosi e grande siccità. Nature Communications, rivista scientifica che si occupa di temi ambientali, dal 1979 la stagione degli incendi si sta allungando notevolmente in tutto il mondo. Perché?
 
Forse non tutti sanno che il Canada è uno dei più grandi giacimenti di petrolio del mondo dopo l’Arabia Saudita e il Venezuela, grazie alla presenza di sabbie bituminose. Le tar sands sono depositi semi-solidi di oro nero, estratto attraverso un processo molto costoso e dispendioso in termini di energia e rovina dell' ambiente circostante. Gli ultimi quarant’anni hanno infatti visto un disboscamento selvaggio di oltre 300 miglia di foresta boreale. 
 
Conseguenze?Tumori, alcolismo e violenza
Il saccheggio ambientale ha perciò alterato pesantemente il paesaggio, colpendo le comunità aborigene che vivevano di caccia e pesca. Le raffinerie della zona riversano sull’ambiente circostante gli scarti di lavorazione, gravemente inquinanti. Conseguenze dirette anche sulla popolazione, con preoccupante aumento di tumori e malattie auto-immuni.  Gli effetti negativi riguardano direttamente anche il tessuto sociale: abbrutimento e degrado sociale portano la popolazione a cercare soluzioni in abuso di sostanze, alcolismo e gioco d’azzardo e si moltiplicano gli episodi di violenza familiare.
 
Anche i danni economici sono ingenti. Le compagnie di assicurazione prevedono che le perdite per le aziende di Fort Mc Murray potrebbero arrivare a 9 miliardi di dollari.Il disastro più drammatico e costoso della storia del Canada. Secondo gli studi dell’Università di Alberta e Toronto questa tragica situazione potrebbe diventare la normalità. L'emergenza impone la messa in sicurezza delle persone nell'immediato; a breve sarà necessario influire sulle cause profonde di quanto sta accadendo ed elaborare provvedimenti a lungo termine per ridurre frequenza e intensità di tali eventi. 
 
L’Alberta non può combattere i cambiamenti metereologici da sola, c’è bisogno di direttive  a livello internazionale. La crisi climatica è un problema globale, e si risolverà solamente se aumenteranno ambizione e sforzi di ogni governo e di ciascun cittadino. Oggi, dopo che l’intero Pianeta ha visto quali sono i danni che eventi estremi legati ai cambiamenti climatici possono causare, la speranza è che si inizi ad agire tutti insieme. È importante comprendere che  il Pianeta, in qualche modo, si risolleverà. Saremo noi a farne le spese una volta per tutte se non ci sforziamo di agire nel quotidiano. 
 
 
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