mentalità vincente

Allena il pensiero strategico ☝

Do you want to be Social Addicted? No, thanks

Un anno
Ho passato un lungo periodo senza Facebook, un anno. È successo mentre completavo un lavoro per uno spettacolo teatrale, accorgendomi che per disegnare una scritta 3D stile scuola media su un cartoncino bristol ho impiegato la bellezza di 4 ore, ma non perché il lavoro fosse complicato, anzi, lavoretto degno di ogni bambino dell’asilo, ma semplicemente perché ogni due minuti controllavo compulsivamente il mio profilo.
 
BASTA!
È un po’ quello che è successo a Essena O’Neill, diciottenne modella from Australia che ad un certo punto ha detto BASTA! Intelligente la ragazza, a soli 18 anni dopo aver postato la bellezza di duemila contenuti su Instagram si rende conto il suo impero virtuale sta completamente sostituendo la sua vita adolescenziale fatta da feste sulla spiaggia, surf, squali, limonate nei club e disastri amorosi…il mio cervello ha dovuto raggiungere i 24 anni di età per capire che avevo smesso di studiare e di fare i lavoretti per gli spettacoli pur di far spazio quasi totalmente alle miriadi di contenuti di altri miriadi di imperi facebookiani, sono davvero una ragazza sciocca, per fortuna ci sono queste giovani diciottenni aitanti che capiscono il valore della vita appena dopo lo svezzamento! 
 
Approvazione Sociale
“È un sistema basato sull’approvazione sociale, sui likes, sulle views, sui follower. “È un metro di giudizio perfettamente orchestrato ed io sono stata consumata da esso”. 
Parole sante detta dalla Santissima Essena in un video su Youtube con cui annunciava il suo ritiro dai social media… un po’ come fumarsi un pacchetto di Lucky Strike di fila mentre dici ad amici e conoscenti che hai deciso di smettere di fumare. 
 
Complimenti Essena!
Il tuo video molto probabilmente resterà nei secoli dei secoli piantato nel tuo canale YouTube ad accumulare visualizzazioni che tu, il tuo manager, la tua agenzia o tua madre andrete a controllare di giorno in giorno. 
Ovviamente ad accompagnare messaggi come “La bellezza basata sull’estetica soffocherà il tuo potenziale qui sulla Terra”, c’è il lancio della sua nuova piattaforma presto online (letsbethegamechangers.com) dove potrete trovare nuovi contenuti, ma stavolta di una giovane ripulita, e lontana dai social.  
Banale ed inquietante che una ragazzina di diciotto anni debba sentire l’esigenza di proclamare al mondo tale decisione…che davvero reale e virtuale ormai siano percepiti (soprattutto dal mondo teen) come realtà identiche e sovrapposte? Allora non ci resta che ringraziare 
 
Essena per essere parte di quel puzzle complicatissimo dei social media che antropologi, sociologi, psicologi e filosofi tentano di comporre. 
Ci vediamo tra qualche mese signorina, giusto il tempo di andare in analisi e riprendere in mano la tua indole da social addicted.
 
 
Guarda il video 

Iscriviti al canale Youtube

 

 

 
 
Continua...

Perché finiscono le relazioni amorose?

Si sa, bisogna metterci l’impegno, ed evitare di essere pigri, sciatti e mammoni.

Ma oggi arriva la scienza a dimostrare le 9 cause che generano la rottura!
Ed ecco a voi gli ingredienti velenosi del rapporto a 2, direttamente tratto dal Personality and Social Psychology Bulletin

  1. Pigrizia
    Nessuno vuole mettersi stabilmente con una persona pigra. La pigrizia è il principale problema per le donne (72%), il secondo per gli uomini (60%) . Perché poi i problemi si vedono: non vuole uscire la sera, la mattina dorme fino all’una, non porta mai fuori il cane, non aiuta con le faccende domestiche…
  2. Trascuratezza
    Le donne trasandate sono il primo incubo degli uomini - il 63% ha scelto “trascuratezza” come caratteristica spezza-storie - e il secondo delle donne (71%).
    Una nota caratteriale che non solo ci rende meno attraenti, ma si ritorce sull’ordine di casa: non rifare il letto a volte è divertente, ma tra calzini per terra e piatti sporchi alla lunga sembra di tornare ai tempi dell’università (e non per via delle feste).
  3. Eccessivamente bisognosi di attenzioni
    Fanno mille domande, non sono indipendenti, bisogna quasi imboccarli. Se troppo bisognoso d’attenzioni il partner diventa quasi un figlio, e questo non piace al 63% delle persone. Al punto da, scoprendo di avere un mammone davanti, scappare a gambe levate.
  4. Mancanza di senso dell’umorismo
    Fammi ridere e mi conquisterai. La scienza, se l’esperienza pratica non bastasse, lo conferma: i musoni non piacciono affatto a oltre metà degli intervistati. Non si tratta di essere dei comici nati, ma suvvia, almeno un minimo di senso dell'umorismo! No, niente.
  5. Troppo distanti 
    Che bello salutarsi in stazione, eh? Magari le prime volte. La scenetta "Vivi a oltre tre ore di distanza? È stato un piacere, addio" succede nel 50% dei casi. Solo una persona su due è disposta a fare la fatica di intrattenere una relazione seria a una tale distanza. E se all’inizio trovarsi in stazione il weekend è come in foto - tutti allegri ecc - alla fine stanca. Meglio pensare a come trovare un compromesso.
  6. Sesso insufficiente 
    Il sesso di qualtà è importante.
    Le donne (50%) segnalano più degli uomini (44%) l’insoddisfazione sessuale come un problema.
  7. Mancanza di desiderio
    ...ma averne il desiderio è già qualcosa. Una volta su tre è la mancanca di impulso sessuale il problema, ed è talmente grave da essere giudicato un elemento sufficiente per interrompere la storia.
  8. Insicurezza 
    Vorresti al tuo fianco un leone e invece… un coniglietto. Sicurezza in se stessi. Avere un partner deciso e carismatico è importante soprattutto per le donne, molto meno per gli uomini (solo uno su tre) che forse sopportano meglio timidezza, insicurezza, indecisione ecc.
  9. Videogiochi, tv, smartphone...
    Ti prego, il malato di videogiochi no!
    Ma neppure quelli che stanno tutto il giorno con gli occhi incollati allo schermo di tv e smartphone. Non è divertente alla lunga quando a farlo è solo uno della coppia.
    Se ne lamenta oltre il 40% delle donne, contro il (misero) 25% degli uomini.

Simona

leggi anche

 

Continua...

Le chiamavano “formiche argentine”

La moltitudine, lenta ma inesorabile, avanzava brulicando e muoveva all’attacco delle zone coltivate. 

Era formata da esseri piccoli e poco significanti ma molto prolifici, che traevano forza dal numero sterminato e dalla compattezza dei ranghi. Erano le formiche argentine, originarie del Sud America: ai primi del Novecento, nella riviera ligure, la loro avanzata fu una sorta di piaga biblica, qualcosa di minaccioso quanto inatteso, che non si poteva bloccare o tanto meno ignorare e che arrecò gravi danni alle colture. 

L’inquietante fenomeno fu poi celebrato dalla penna di Italo Calvino, che ne fece una sorta di epopea. 

Lo scrittore descrisse magistralmente le futili e talvolta ingenue reazioni degli abitanti della riviera, presi alla sprovvista da nemici così piccoli, quasi incorporei e tuttavia resi potenti dal numero enorme. Ne emersero tre linee di condotta: vi fu chi scelse lo scontro frontale a base di trappole e veleni che, peraltro, sortirono ben poco effetto; altri preferirono ignorare il problema e altri ancora, dopo qualche inutile contromossa, conclusero che l’unica soluzione possibile era la convivenza con i piccoli ma ineliminabili invasori. 

Come non cogliere le analogie tra questa appassionante vicenda e un altro moderno movimento di massa, ben più inquietante del primo, che sta oggi premendo sulle frontiere europee?

Il flusso dei migranti e dei rifugiati, infatti, formato da individui ben più significanti delle formiche, sta assumendo numeri quasi altrettanto imponenti.  È una marea di adulti e bambini che non mirano a invadere ma piuttosto a sfuggire realtà che non permettono loro di vivere in modo dignitoso e sono perciò disposti a sfidare ogni difficoltà e anche la morte. 

Gli europei, a somiglianza dei coltivatori della riviera ligure, hanno reazioni che oscillano tra l’ostilità, l’indifferenza e la ricerca di una formula, peraltro non facile, che assicuri la convivenza pacifica. C’è solo da sperare che prevalga quest’ultima tendenza, motivata da interessi sinceramente umanitari. Certo i problemi degli esuli, che arrivano giorno dopo giorno ai confini europei, andrebbero risolti nei loro Paesi di origine. 

Tuttavia, in attesa che ciò accada, è opportuno ricordare che molti europei, non troppo indietro nel tempo, si sono stabiliti all’estero, talvolta come colonizzatori/invasori e altre volte come immigrati in cerca di maggior libertà e di nuove opportunità di lavoro. Ora tocca all’Europa essere meta di immigrazione e agli europei dare un esempio di accoglienza pacifica e civile dei nuovi venuti.   

Alberto Rossin

 
Continua...

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci