mentalità vincente

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Essere costantemente arrabbiati come una bestia porta alla morte

Può capitare a tutti la giornata no

Secondo uno studio americano chi ha frequenti attacchi d'ira ha maggiori probabilità di scomparire prematuramente.

Quando la nostra arrabbiatura è costante e cronica aumenta il nostro battito cardiaco e la pressione sanguigna, ed aumenta, soprattutto per gli uomini, il rischio di fibrillazione atriale e di malattie del cuore esponendoli al rischio di morte prematura.

Infatti, coloro che si arrabbiano più spesso hanno un rischio di morte prematura 1,57 volte maggiore rispetto agli uomini meno iracondi.

Il lavoro degli scienziati

E' basato su una raccolta di dati relativi ad un esperimento basato su una semplice domanda rivolta ad campione di persone:”Ti arrabbi facilmente?” ed alla risposta positiva gli studiosi hanno osservato un aumento del rischio di morte.

A tal proposito Amelia Karraker autrice principale del lavoro svolto chiarisce che «Non si tratta semplicemente di perdere le staffe ogni tanto . È normale avere un pomeriggio "no", o addirittura un anno in cui si è più irascibili. Chi ha un maggior rischio di morire prima è invece costantemente arrabbiato. La nostra domanda non fotografa la collera transitoria, ma una predisposizione a questo stato psichico».

C’è da sottolineare, tuttavia, che, secondo questi studi, la rabbia non va nemmeno repressa. Anche coloro che provano a trattenersi sono soggetti all’aumento della pressione sanguigna ed a malattie di cuore, soprattutto quando questi pensano di essere state trattati in modo ingiusto.

In conclusone gli esperti confermano che esprimere la collera fa bene a patto che si tratti di episodi occasionali e che si smaltisca in fretta.

Simona

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La vita è come andare in bicicletta

Durante un seminario per matrimoni, hanno chiesto a una donna: "Ti rende felice il tuo marito? Veramente ti rende felice?"
In quel momento il marito ha alzato leggermente il collo in segno di sicurezza: sapeva che sua moglie avrebbe detto di sì, perché lei non si è mai lamentata durante il suo matrimonio.
Tuttavia la moglie rispose con un sonoro:  "no... Non mi rende felice"
Il marito la guardò con stupore, mentre la donna continuò il proprio discorso:  "non mi rende felice... Io sono felice!
Che io sia felice o no non dipende da lui, ma da me.
 
Io sono l'unica persona da cui dipende la mia felicità.
Mi accorgo di essere felice in ogni situazione e in ogni momento della mia vita, perché se la mia felicità dipendesse da qualche persona, cosa o circostanza sulla faccia di questa terra, sarei in guai seri.
Tutto ciò che esiste in questa vita, cambia continuamente. L'essere umano, le ricchezze, il mio corpo, il clima, i piaceri, ecc. E così potrei continuare per ore, elencando una lista infinita.
Attraverso tutta la mia vita, ho imparato qualcosa; Decido di essere felice e il resto lo chiamo esperienze:
  • Amare,
  • Perdonare,
  • Aiutare,
  • Comprendere,
  • Ascoltare,
  • Consolare.
C'è gente che dice
Non posso essere felice perché sono malata, perché non ho soldi, perché fa troppo caldo, perché qualcuno mi ha insultato, perchè qualcuno ha smesso di amarmi, perché qualcuno non mi ha considerato, ma quello che queste persone non sanno è che si può essere felici anche essendo malati, anche se si è troppo sudati, anche se si è senza soldi, anche se si riceve un insulto, anche se qualcuno non ci ha apprezzato.
 
La vita è come andare in bicicletta: cadi solo se smetti di pedalare!
 
Inizia la giornata con un sorriso e non lasciare che niente e nessuno la cancelli del tuo volto.
 
Duccio
 
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Sei troppo buono? Potresti soffrire di un disturbo della personalità

E’ solo un tentativo di mostrarsi disponibili per guadagnarsi l’approvazione altrui

Essere altruisti non è una cosa sempre positiva, e questo si sa, ma se arriviamo al punto tale da rinunciare ai nostri diritti diventa addirittura una patologia ed un “disturbo dipendente della personalità”.

E' tipica di chi vive un continuo senso di abbandono, riconducibile a situazioni vissute nell' infanzia, e che cerca di propiziarsi gli altri affinché non lo abbandonino. All' origine di questa ansia d' abbandono possono esserci esperienze familiari, come la nascita di un fratello che ha spostato l' attenzione dei genitori verso l' ultimo arrivato, oppure potrebbe esserci una figura materna "assente" o poco coinvolgente.

Non sono felici

La persona troppo gentile e premurosa non è infatti una persona appagata, soddisfatta o felice per la "generosità" che ha verso gli altri. Al contrario, vive questo modo di essere come un fonte di malessere, d' insicurezza, come una sorgente di sofferenza interiore, poiché si rende conto che le sue modalità di vita non sono sovrapponibili a quelle adottate dall' intera collettività. Essere troppo gentili, insomma, non ci rende felici.

Questo disturbo, secondo quanto è stato descritto nel Diagnostic and statistical manual of mental disorders uno dei manuali diagnostici più usati dagli psicologi e psichiatri di tutto il mondo ed è caratterizzato dalla presenza di 5 elementi:

1. difficoltà a prendere decisioni senza ricevere consigli;
2. bisogno che gli altri si assumano responsabilità per la maggior parte dei settori della propria vita;
3. difficoltà a esprimere disaccordo verso gli altri;
4. difficoltà a fare cose autonomamente per mancanza di fiducia in sé;
5. tendenza a fare qualsiasi cosa, anche spiacevole, pur di ottenere supporto dagli altri;
6. disagio nello stare soli; tendenza a rimpiazzare subito una relazione stretta con un'altra;
7. preoccupazione esagerata di essere lasciati a se stessi.

In conclusione

Essere troppo disponibili verso gli altri costituisce un tratto "innaturale" della nostra personalità che dovrebbe tendere a relazioni di equilibrio, di parità nei rapporti interpersonali con gli altri.

Simona

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