Dopo una serie infinita di "le faremo sapere", Francesca ha detto basta

Giornate piene di lavoro mal pagato o non pagato affatto, momenti di pausa trascorsi a preparare l’ennesimo colloquio, viaggi interminabili affrontati guardando il sito dell’azienda con cui hai appuntamento, a caccia del particolare che potrebbe colpire il responsabile delle risorse umane, per sentirsi dire, almeno una volta, “ce l’hai fatta”.
E invece niente, a parte il classico “le faremo sapere”, che porta con sé il carico di frustrazione e di speranza per le aspettative mai realizzate, in un’attesa infinita di risposte.
Se stai leggendo questo articolo, probabilmente la tua vita è come quella di Francesca, che fino a qualche anno fa passava da un lavoro all’altro alla ricerca di un po’ di stabilità e della grande occasione per crescere.
Fin quando non finisci gli studi, non sai mai quanto è dura dopo
Ti chiedi perché non riesci a trovare lavoro, inizi a frequentare corsi per imparare a scrivere il curriculum e la lettera di presentazione, più altri corsi per imparare a sostenere i colloqui, perché gli esaminatori sono cinici e fanno di tutto pur di metterti in difficoltà.
Chi non si è mai sentito rivolgere domande del tipo: ti ricordi il titolo dell’annuncio? Tre aggettivi con cui ti descriveresti? Perché hai scelto proprio la nostra azienda? Come ti vedi tra dieci anni? Per te è più importante il lavoro o la famiglia? E altre domande del genere.

In questi corsi ti spiegano che devi capire qual è lo stile dell’azienda per scegliere l’abbigliamento adatto, che devi arrivare sempre 5 minuti prima – mai troppo in anticipo, né in ritardo –, che devi mostrarti sicuro di te, senza lasciarti intimidire. Tutto questo per sentirti dire le solite cose: che sei bravo ma che dovresti prendere altre certificazioni, o magari frequentare un master, perché, nonostante tutto, non sei abbastanza.
Francesca a un certo punto non ne ha potuto più.
Scoraggiata per la mancanza di prospettive, ha deciso di chiamare una sua amica che si è trasferita in Germania per chiederle informazioni sulla vita all’estero, ma il giorno dopo è capitato ciò che meno si aspettava. L’hanno contattata per fissare un colloquio in una start up – a cui aveva inviato il curriculum mesi prima – e l’hanno accolta evitando le solite provocazioni inutili, ma facendole l’unica domanda sensata: cosa sai fare?
Dopo neanche una settimana le hanno detto che è stata assunta, e allora tutta la fatica, tutta la rabbia, tutte le lacrime hanno trovato un senso. Ogni esperienza fatta le è servita, anche quelle per cui tutti le hanno sempre detto di lasciar perdere.
La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione. (Seneca)
Non ci sono formule magiche, né amuleti, né stregonerie varie. Come ripete spesso Marco Montemagno, il lavoro non si cerca, si attrae. Francesca ha smesso di aspettare che il lavoro glielo dessero gli altri, e ha iniziato a lavorare su progetti personali per mettersi in gioco.
E allora, cosa aspetti?
Apri un blog, crea un canale Youtube, proponi progetti alle scuole, dedicati a un’associazione, organizza eventi: smetti di ripetere che sei bravo, dimostralo! Se dai prova del tuo valore pur avendo pochi mezzi a disposizione, prima o poi qualcuno si accorgerà di te e ti darà una possibilità. Proprio come è successo a Francesca.
E se proprio non succede? Bene, allora sei pronto per fare l’imprenditore!
di Rosa Cambara
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Oggi Serena Manno è la referente AOK del comparto assicurativo dedicato a italiani e spagnoli e collabora con l’Ambasciata. Il bilancio dei primi due anni di collaborazione con la cassamutua è positivo. «Si tratta di un lavoro che è un’opportunità e una sfida al tempo stesso. Sono l’unica persona straniera dello staff. Oltre al dipartimento italiano ne sono stati istituiti altri 10 destinati a un’utenza non tedesca. Tutti sono gestiti da persone cresciute in Germania. La principale differenza che avverto è legata alla cultura e alla mentalità».
Quando si sceglie di tentare di costruirsi una nuova vita all’estero bisogna, inevitabilmente, scendere a patti con la realtà. È necessario lasciar dietro di sé qualcosa, per trovare una diversa dimensione. Chiaramente ciò che (non) offre il Paese che abbiamo abbandonato è speculare e complementare ai punti di forza del Paese di arrivo. Esserne consapevoli è indispensabile per cogliere le possibilità che si prospetteranno.
La storia di Serena Manno è emblematica del profilo di una generazione che va emergendo. È quella dei ragazzi che, per bisogno o desiderio, lasciano l’Italia e magari si ritrovano all’estero alle prese con un lavoro completamente diverso da quello con cui erano partiti. A volte si tratta di una professione a cui non avevano mai pensato, e che non immaginavano potesse piacere loro. Eppure, spesso è in questo preciso istante che nasce una passione nuova. Una sensazione di appagamento più matura e forte che in passato, perché figlia dell’esperienza, e della lucidità di chi ha capito che stare bene è frutto di un delicato equilibrio: significa trovare il compromesso più soddisfacente tra realtà e sogno. Ogni scelta è come una medaglia: la seconda faccia è la rinuncia a qualcosa. Accettarlo è il primo e il più importante passo verso la felicità.
E…come nel film “Minority Report”potremo indossare degli occhiali “smart”dotati di una telecamera che permette di girare video a mani libere e di partecipare più facilmente all’azione.