Ultimamente è allarme continuo su quanto faccia male lo zucchero.
Tuttavia, secondo la dermatologa Francesca Fusco c’è un caso in cui la dolce polvere può addirittura risultare benefica. Avete mai provato ad aggiungerne un cucchiaino alla vostra dose di shampoo?
Sembra che quest’abitudine, anche nota come co-wash, risulti utile per avere un cuoio capelluto più sano. I granuli, uniti alla consistenza dei prodotti per capelli, regalano alla cute un effetto esfoliante, eliminando la pelle morta e facilitando l’assorbimento del liquido. Uno scrub sicuramente più naturale dei cosmetici in cui vengono inserite micro particelle di plastica.
Mare "mostrum", perchè continuano a tacere sulle microplastiche
Come usare lo zucchero per i capelli
Quando si fa la doccia ne va aggiunto un solo cucchiaio allo shampoo. Il composto elimina cellule morte e accumuli di
sporcizia, consentendo di pulire a fondo i capelli. Nessuna controindicazione per quanto riguarda l’annidarsi dei granelli nella chioma: lo zucchero, a contatto con l’acqua, si scioglie senza lasciare né traccia né odore.
Chiaramente non bisogna esagerare: conviene usare questo metodo ogni tre-cinque shampi circa; sfruttato troppo spesso infatti potrebbe risultare aggressivo. Peraltro, è importante scegliere la giusta tipologia di zucchero, come quello di canna da commercio equo e solidale, meno dannoso dello zucchero bianco raffinato.
Provare per credere
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Una ruga, un neo, una cicatrice. Cosa sono se non difetti che ci caratterizzano? Nel mondo di oggi la corsa all’impeccabilità, alla bellezza anonima e senza difetti è presente in qualsiasi settore, persino nell’ortofrutticolo. 

Questo angolo nel cuore della
di unità d’Italia fino all’ostracismo delle leggi razziali del 1938. Edoardo, figlio di Joseph, approfittò della speculazione edilizia di Roma neo-capitale, vero e proprio trampolino economico, per conseguire il titolo di marchese di Torre Alfina. Il conte fu artefice della primigenia versione dei quartieri più importanti della capitale. A capo di un gruppo imprenditoriale composto da uomini facoltosi e industriali, presentò al Comune un progetto dell’architetto Antonio Cipolla, un quartiere già definito fra tre punti focali, le odierne Piazza Risorgimento, Cavour e Umberto I. Il gruppo costruì anche la versione originaria del quartiere Prati. Insomma molta della Roma come la conosciamo oggi la dobbiamo a questo pressochè anonimo personaggio.
Il terreno su cui sorge il bosco è particolarmente roccioso, a causa delle esplosioni del