Perché i vestiti delle grandi catene costano così poco?
Non sempre la risposta sta nei tessuti di minor qualità. Dal momento che queste catene puntano sulle grandi quantità, il prezzo basso è assicurato. Inoltre, spesso non c'è nessun testimonial famoso da pagare profumatamente.
Infine c’è il discorso manodopera. Spesso si produce nei luoghi in cui la forza lavoro costa meno. Soprattutto se non viene pagata.
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Una ribellione silenziosa

La protesta degli operai della Bravo Textil, una delle aziende alle quali Zara affida la produzione dei suoi abiti, è un urlo silenzioso ma efficace. La fabbrica avrebbe chiuso all’improvviso la propria attività senza aver pagato per mesi i suoi dipendenti.
Un’operaia racconta: «Quel giorno il direttore non si era presentato. Sono arrivati degli uomini con le armi, da parte di alcune aziende creditrici. Il giorno dopo la fabbrica era chiusa per sempre».
Gli stipendi arretrati non sono mai arrivati. I dipendenti però, anziché alzare la voce, hanno deciso di reclamare i propri diritti in modo "silenzioso" quanto creativo.
Hanno riempito le tasche dei vestiti dei punti vendita della catena turchi con bigliettini su cui era scritto: "Ho fatto questo vestito ma non mi hanno pagato".
Risultato?
L’operazione ha avuto una tale risonanza che l’azienda spagnola ha subito risposto, ribadendo il suo impegno per un trattamento equo e dignitoso dei suoi lavoratori e del suo circuito di produzione.
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A breve verrà infatti creato un fondo insieme a Mango e Next, per coprire tutti gli stipendi arretrati dei lavoratori, ferie non godute e il resto di quanto gli spettava.
Evidentemente la creatività paga. In tutti i sensi.

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Nasce da una riflessione circa ciò che si legge, qua e là, sul web. Decenni fa si intuiva facilmente come, per dimagrire o mantenere una perfetta forma fisica, fosse necessario introdurre un certo quantitativo di calorie.
La definizione “accademica” della parola caloria è: l’energia necessaria per innalzare di 1°C la temperatura di 1g di acqua distillata. Se vogliamo semplificare il concetto, è una fonte energetica, presente in tutti gli alimenti (quale più, quale meno) e che rappresenta il nostro carburante.
Un protocollo alimentare che prevede un’introduzione, in termini energetici, inferiore rispetto a quello che sarebbe previsto per svolgere le nostre attività quotidiane e rispetto all’effettiva introduzione giornaliera (delle volte, ahimè, iper-calorica!)
Questo, si ripercuote sull’azione che gli stessi alimenti hanno sul nostro organismo. Facciamo un esempio pratico: 170 kcal possono derivare da: 100g di salmone fresco o 23g di burro, ma capiamo bene come i due prodotti siano diversissimi.
Nella strenua lotta fra vegetariani e carnivori, in Russia l’hanno risolta facile. Se vi dà fastidio che il vostro vicino la domenica faccia banchetti sul balcone a base di vodka e costolette o fumi cinque pacchetti di sigarette al giorno, il 
Il villaggio è costituito da sette edifici di quattro piani ciascuno, ognuno con trenta appartamenti, dove già vivono felicemente e in armonia famiglie meat-free.
Solo io ci trovo un chè di inquietante? Se i presupposti sembrano nobili e gli occupanti dichiarano di voler semplicemente dare il buon esempio, il rischio segregazione/ fanatismo è concreto.