racconti di vita

I racconti di chi ha cambiato vita ✌

“La dislessia è come una porta: con la chiave giusta mi sono laureato”

Un limite è come un “messaggio nella bottiglia” scritto in una lingua straniera

Dislessia-Formica-ArgentinaFrustrazione e incomunicabilità sono le prime e più immediate sensazioni. Percepisci un’opportunità, però non riesci a coglierla, finchè, tentativo dopo tentativo, decodifichi le singole parole, e, incastrandole come le tessere di un mosaico, l’insieme acquista forma e direzione. Un processo che richiede tenacia, curiosità e fiducia in sé stessi. Coltivarle in simultanea è difficile, ma non impossibile: certamente consente di crescere e di infrangere tabù e pregiudizi. In quest’ottica la laurea è un traguardo raggiungibile anche per chi soffre dei cosiddetti Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). come il giovane Matteo Notarnicola, diventato dottore in matematica presso l’Università del Salento. La dislessia non lo ha fermato, e, usufruendo di un supporto ad hoc, ha trovato il suo metodo di studio.

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“Al secondo semestre di matematica tutto è cambiato”

Dislessia-Formica-ArgentinaNel 2014 Matteo Notarnicola si iscrive all’università: la passione per la materia lo porta ad immaginare un percorso accademico senza scossoni. Peraltro, fino a quel momento non ha mai avuto problemi a studiare. L’esito negativo delle prime prove scritte parziali degli esami lo spiazza. La doccia fredda, però, non lo scoraggia.

Il ragazzo ricorda che a lezione Eliana Francot, la professoressa di geometria, ha parlato dei disturbi specifici dell’apprendimento, e menzionato la legge 170 del 2010 che promuove i diritti degli studenti che ne sono affetti. Si rivolge al Servizio di Consulenza – Sportello BES/DSA dell’Università del Salento e, dopo aver svolto l’iter diagnostico previsto, scopre di essere affetto da disturbi misti delle capacità scolastiche.

Nonostante Matteo possieda rilevanti abilità di ragionamento, la lettura gli risulta difficoltosa e lenta e, se deve svolgere simultaneamente più compiti, compare la disortografia. A ciò si aggiungono i problemi connessi con il calcolo a mente.

Ricominciare, costruendo un passo alla volta il proprio percorso

Matteo-NotarnicolaIl giovane mette a fuoco il problema, e riparte con slancio. Capisce che il metodo di studio scolastico è solo d’intralcio, nel nuovo contesto. Accetta la sfida: per “aprire” le porte della sua curiosità, ha bisogno di una chiave diversa. Decide così di avvalersi del supporto dell’Ufficio Integrazione, e viene a conoscenza dell’esistenza di strumenti compensativi finalizzati ad alleggerire il peso del processo cognitivo degli studenti affetti da DSA.

Inizia una nuova stagione, in cui può sostenere le prove scritte secondo specifiche modalità, che riducono le difficoltà di scrittura e calcolo a mente. Liberatosi della pressione di tempi di consegna prefissati e dedicando più tempo allo studio, i risultati degli esami cambiano radicalmente. E Matteo raccoglie i frutti dei sacrifici fatti.

Autoironia, consapevolezza delle proprie risorse, e un’ambizione dichiarata: sfruttarle al massimo. La storia del giovane laureato è un’iniezione di ottimismo e concretezza. La percezione di essere partito da una situazione svantaggiata rispetto a quella dei suoi coetanei non lo ha messo all’angolo: al vittimismo ha preferito la reattività. E a dargli forza ha contribuito una certezza: la democraticità della conoscenza. Il senso di autoaffermazione e stupore che ne scaturiscono sono orizzontali e alla portata di tutti.

Francesca Garrisi

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

 

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Io, istruttore di sub, passo la vita negli abissi...e non tornerei indietro

Lo chiamano gap year, ovvero anno sabbatico.

sub-1Per alcuni è il classico viaggio post-maturità, per altri l’anno della svolta arriva decisamente dopo. Chi a trenta, chi a quaranta, chi a cinquanta, tante persone ci insegnano che c’è sempre tempo per cambiare.

Per Luca Mauri la svolta è arrivata a 26 anni. «Benchè avessi già finito l’università, ancora non avevo idea di cosa fare per guadagnarmi da vivere. Così partii alla volta dell’Australia». Qui conosce Jean, il mentore, istruttore subacqueo francese che, presa una pausa dall’oceano, si trovava a lavorare in una farm australiana per questioni tecniche di visto.

«Le interminabili giornate di lavoro nei campi passate a discutere di grandi sistemi filosofici e a raccontarci le vite mi diedero modo di conoscere la sua e... rimanerne folgorato!». Il giovane faceva infatti un lavoro a contatto con la natura, visitando luoghi  affascinanti, conoscendo culture diverse e…mietendo vittime amorose in ogni porto! ;)

Perché allora non far fruttare il brevetto subacqueo preso in Thailandia l’anno prima?

Diventare istruttore di sub

La prima cosa che si pensa, di fronte alla vastità del mare, è il timore che suscita. Quali strane creature si possono nascondere negli abissi? Quali meraviglie? A quali pericoli si va incontro? Era proprio la condizione da cui partiva Luca: curiosità, voglia e timore nello stesso momento.

Tornato in Italia Luca si impegna a seguire i corsi necessari per conseguire i brevetti, dall’ open water fino a quello di istruttore. La pratica andava affiancata allo studio teorico: ambiente marino, fisica, fisiologia, pronto soccorso, persino la patente nautica.

 «Vivevo in un camper parcheggiato vicino al diving center, con una muta addosso H24, lavorando come apprendista imparando le basi di quella che sarebbe diventata la mia professione. Caricavo le bombole, trasportavo il materiale, mi immergevo e intanto rubavo i trucchi del mestiere ai più esperti».

Come funziona il mondo delle immersioni

immersione8Normalmente si scende sott’acqua almeno una volta al giorno, ottimisticamente non più di tre. Ci si divide tra corsi e immersioni. 

«La didattica è divertente, si conosce gente di tutto il mondo con la quale spesso si instaurano rapporti di amicizia duraturi. I progressi degli allievi (tantissimi bambini), la loro gratitudine e la fiducia che pian piano ti concedono, sono le soddisfazioni più grandi».

E poi le immersioni, attività che vanno preparate, studiate e spiegate: fotografia, relitti, immersioni. E poi gli incontri con tartarughe marine, delfini, polpi, aragoste, anemoni…persino uno squalo grigio. Per i più coraggiosi, peraltro, esistono le immersioni notturne, quando al fascino del mondo sottomarino si aggiunge l’emozione di trovarsi sott’acqua al buio.

Maldive, Thailandia, Sri Lanka, Messico, Guatemala, Belize, Sicilia, Sardegna; Luca ha vissuto in tutti questi posti, confermando che il paradiso in terra...esiste! «Mi sono mischiato alla popolazione locale, ho abitato in semplici bungalow di bamboo sulla spiaggia vista oceano, ho mangiato con le mani le prelibatezze di quei luoghi, ho guidato moto e motorini alla loro maniera e sono sopravvissuto!».

Endless summer

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Luca ha dunque inseguito il mito della endless summer, vivendo un’estate continua, stando per anni con i piedi a contatto con la sabbia, rimettendo le scarpe solo per tornare a casa da famiglia e amici ormai rassegnati alle scorribande di Luca.

«Con il passare degli anni, essendo un lavoro molto fisico, so che il corpo comincerà a scricchiolare, ma continuando di questo passo l'evoluzione naturale sarà quella di avere un giorno un diving center tutto mio e stabilirmi su una di quelle meravigliose spiaggette esplorate in gioventù!».

 

irene-caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 
 

 

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Atelier Ela Siromascenko: realizzare i propri sogni dalla Romania all'Italia

Oggetti feticcio

ela-siromascenkoA volte mi interrogo sul reale valore di una cosa. Ci affezioniamo a persone, idee, gatti, cani. Ma ci sono invece oggetti di uso comune che diventano simboli. Cose che, fin da piccoli, esercitano su di noi un’attrazione irresistibile e, segretamente, segnano un destino.

Nel caso di Ela Siromascenko, la macchina da cucire a pedali di sua nonna. Uno strumento che aveva il potere di unire pezzi di tessuto in un oggetto unico e meraviglioso che qualcuno poteva indossare.

La stessa che adesso troneggia nell'atrio dell'omonimo atelier a Milano, in via Piero della Francesca 81. Ela ora fa la stilista di professione e il suo nome, tra punto vendita ed e-commerce, è diventato un brand. Tuttavia, fino al 2009, rendere la passione per vintage e sartoria un lavoro era un sogno nel cassetto. All’epoca infatti l’aspirante sarta svolgeva un dottorato in Scienze della comunicazione e lavorava nel web marketing.

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Aprire un proprio atelier

ela-siromascenko-2Quando dalla Romania è arrivata in Italia, nel 2011, son però venuti con lei anche tutti i materiali e gli strumenti da cucito, fino a quel momento semplice hobby portato avanti con un account su Etsy, piattaforma per vendere articoli fatti a mano. 

«Dopo mesi passati a cercare lavoro a Milano e l’ennesima risposta negativa per un posto per cui pensavo di essere super qualificata, a marzo 2013 ho deciso di sistemare il negozio online, curandone tutti gli aspetti (SEO, foto, descrizioni). Gli ordini sono iniziati ad arrivare proprio quel giorno!»

Così, dopo aver aperto la partita Iva, la sua attività ha cominciato a crescere. «È una cosa che da piccola sognavo di imparare, ma che per molto, molto tempo sospettavo di non essere in grado di fare perché, pensavo, chi mai si sognerebbe di comprare qualcosa fatto proprio da me?»

L’ostacolo più grande però non è stato superare le sue paure, bensì quelle degli altri. «Quella di mia madre che, quando aprii l'e-commerce, non poteva credere che sua figlia, che fino a due anni prima non aveva toccato una macchina da cucire, avrebbe mai venduto a qualcuno anche un solo abito. La sua paura però si è dissolta quando ha visto che ho iniziato a farcela. Ora è la mia più grande sostenitrice».

Un business in continua crescita

ela-siromascenko5Oggi Ela vende in Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Francia, Svizzera e almeno altri dieci paesi. «I clienti internazionali mi trovano sia su Etsy che sul mio sito e ultimamente anche tramite il passaparola. Mi piace anche il fatto di potermi relazionare con gente di tutto il mondo e poter lasciare in qualche modo una traccia della mia presenza nel mondo e nelle vita delle persone.  Mi piace anche poter continuare a fare marketing – solo che ora lo faccio per me, per la mia attività e non per quelle degli altri».

 Questa giovane e dinamica ragazza è la dimostrazione che tutto serve nella vita: anche la formazione precedente inizialmente l’ha aiutata pubblicizzare il suo prodotto, con annessi e connessi: PR, networking, mantenere sempre i contatti, essere sempre presente sui social.

I difetti del business? Sicuramente l’impossibilità di vedere dal vivo e  provare il capo, dato che l’abbigliamento su misura è tradizionalmente pensato e visto come una cosa che si fa di persona. Così  Ela li ha risolti facendo foto chiarissime, che mettono in mostra tutti i dettagli.  

«Uso un manichino regolabile e scrivo descrizioni molto precise dei prodotti, in cui do istruzioni su come prendersi le misure e faccio anche assistenza per aiutare a prendersele via mail, telefono, Skype video call, insomma in tutti i modi possibili. Infine, ho messo condizioni di vendita molto chiare su eventuali resi»

L’atelier a Milano invece è stato aperto proprio per quella parte di clienti che abitano in Lombardia e nel nord Italia, che possono venire di persona.

 

Tra il vintage e il trendy

ela-siromascenko11Il target dei suoi modelli? «Penso ad una donna delicata e femminile, un po’ nostalgica dei tempi andati, quelli delle splendenti dive di Hollywood, dei pizzi e dei volant. Ma allo stesso tempo la vedo forte, sicura di se e disposta a fare insolite scelte di stile, come indossare una sottogonna in tulle per prendere, semplicemente, un caffè in città nel pomeriggio»

 Insomma i sogni che rimangono nel cassetto continueranno a bussare perché finalmente, venga aperto. Ma, una volta liberati, vanno afferrati al volo e tenuti stretti, con volontà, sudore e lacrime. 

«La mia non è una storia con finale felice, è la lotta per un sogno, e non è ancora finita. È dura e piango, in media, due-tre volte a settimana. Non sono ricca e non lo sarò presto, almeno non nei prossimi cinque anni. Ho un budget pure per la spesa al supermercato e non è per niente alto. L’INPS è quel che è, sia se vendi per 3000 euro al mese o zero, l’affitto pure. Devi ricoprire 2, 3, 5 ruoli alla volta. Ci saranno giorni in cui vorresti far fuori tutti. Ci saranno mattine in cui ti sveglierai alle 4 perché il pensiero di una consegna imminente non ti farà dormire».

Per questa la massima che guida Ela è: non esistono scorciatoie per i posti in cui vale la pena andare. L'importante è non smettere di camminare.

irene-caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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