Nuove funzioni, app moderne, tariffe convenienti.
I nostri cellulari sono sempre più smart. Ma c’è una caratteristica che accomuna modelli vecchi e nuovi: la durata della batteria. Il telefonino ti abbandona nel bel mezzo di un’importante chiamata di lavoro? O quando stai finalmente per ricevere il numero del ragazzo che ti interessa? Niente paura. Arriva Delta V, lo smartphone che integra ben tre sistemi di ricarica ecologici.
A prima occhiata sembra un normale cellulare, nero e dal design elegante. La parte anteriore presenta il classico maxi display touch e la fotocamera integrata. Sul retro invece sono presenti tre pellicole, chiave dell’alimentazione del gioiellino. La prima, fotoelettrica, trae energia dai raggi solari, la seconda, piezoelettrica, la ricava dal movimento stesso del dispositivo;la terza infine, sfrutta l’effetto tribolelettrico, cioè genera elettricità dalla frizione di due materiali. Il cellulare ad esempio, a contatto con il tessuto dei jeans, si potrà ricaricare semplicemente tenendolo in tasca.
L’inventrice è Nikj Danai Chanja, laureata in ingegneria meccanica all’Università di Atene. La designer confida così
tanto nella sua invenzione da ritenere che non ci sia bisogno di includere il caricabatterie nel prototipo della confezione. C’è solo un cavetto USB, il cui compito principale è la connessione al PC, non tanto per la ricarica quanto per lo scambio di dati. Ulteriore comodità è la forma convessa del bordo superiore e inferiore, che permette di stringere il cellulare comodamente con due mani.
tanto nella sua invenzione da ritenere che non ci sia bisogno di includere il caricabatterie nel prototipo della confezione. C’è solo un cavetto USB, il cui compito principale è la connessione al PC, non tanto per la ricarica quanto per lo scambio di dati. Ulteriore comodità è la forma convessa del bordo superiore e inferiore, che permette di stringere il cellulare comodamente con due mani.
Addio alla batteria dunque. Questi tre sistemi sarebbero in grado di generare da soli l’energia sufficiente per mantenere lo smartphone carico. Sarà davvero possibile? Al momento si tratta di un concept, un’idea non ancora sottoposta a prova pratica. Se arrivasse presto sul mercato sarebbe molto comodo. Un filo in meno da sciogliere dal groviglio della nostra ciabatta.
Leggi anche:
Iscriviti al canale YouTube >>>

Questo il concetto base che ha portato alla formazione delle
sitting al giardinaggio. Tuttavia le professionalità che popolano maggiormente la piattaforma sono web designer, grafici, traduttori, programmatori e web deveoper, blogger e giornalisti, publisher freelance. Entrare a far parte della community è semplice: basta creare un profilo, geolocalizzarsi e specificare il proprio talento. Nel momento in cui offri un servizio vieni pagato in unità temporali spendibili, che finiscono nel portafoglio del tempo, quindi riutilizzabili per altre mansioni. Attenzione però! Al momento dell’iscrizione hai a disposizione sul conto solo tre ore, quindi meglio sfruttare da subito i propri talenti.
Molte storie di successo sono raccolte sul sito della piattaforma. Cristel Schächter, studentessa messinese, grazie al concorso Share & win, indetto da Time Republik, ha avuto possibilità di trascorrere un weekend a Milano, confrontandosi con le maggiori realtà della sharing economy. O Eligio Iannetti, dottorando in Biologia cellulare, da due anni in Olanda, ha scoperto il progetto Rent a Ph student, sistema che permette scambio di conoscenze tra dottorandi per risolvere problematiche che da soli sembrerebbero insormontabili.
Le parole di Jordyn Miller, bambina australiana di otto anni malata di cancro, fanno riflettere. Perché, anche nell’universo ludico, la diversità viene poco considerata? La piccola, nonostante la giovane età, ha avviato una petizione su change.org . Obiettivo? Chiedere alla Mattel di portare Ella, Barbie già distribuita nei reparti di oncologia infantile di alcuni ospedali degli Stati Uniti, anche nella terra dei canguri. La bambola, priva della classica chioma bionda, è completamente calva.
brutta, mi dicevano che assomigliavo a un bambino con il vestito. Avere il cancro è stato spaventoso e non capivo perché apparivo diversa dagli altri. L’unica cosa che desideravo era sentirmi bella ».