Eutanasia tecnologica

C’era una volta un cellulare che, da un giorno all’altro, si spense per sempre. 
Andato, disattivato, morto. La vita della nostra tecnologia è sempre più breve, spingendoci a sostituirla rapidamente.   Il decesso prematuro dei nostri smartphone ha un nome: obsolescenza programmata. Non è una fissazione di complottisti ma  l’ultimo rapporto pubblicato da Ends Europe, servizio di notizie e informazioni sull’ ambiente.
 
Certo, anche noi siamo portati a rimpiazzare prima del tempo prodotti tutto sommato ancora utilizzabili, causa bombardamento di aziende sull’ultimo modello di monitor o di touch screen.  L’Öko-Institut, centro europeo di ricerca sul mondo ecosostenibile, ha analizzato le motivazioni per cui i consumatori cambiano i propri dispositivi, per verificare  se sono i produttori a staccare prematuramente la spina ai nostri cellulari.
 
Non si è ancora giunti a una conclusione definitiva . Tuttavia i dati parlano: la percentuale di vendite per sostituire un apparecchio difettoso è cresciuto dal 3,5 % del 2004 all’8,5% del 2012. Solo pochi lo cambiano per reale bisogno di nuovi apparecchi o perché attratti da prodotti nuovi anche se i vecchi sono funzionanti.  
 
Uso inefficiente delle risorse? In Europa cresce sempre più la preoccupazione legata a questo tipo di fenomeno. Tuttavia si sta provando a creare standard che garantiscano durata e riparabilità di prodotti in linea con la progettazione ecosostenibile. L’obsolescenza programmata è già considerata reato grave in Francia. La pena massima è di due anni di reclusione per l’amministratore delegato dell’azienda responsabile e una multa di 300mila euro.
 
Cercate di sfruttare al massimo i vostri cellulari. Rimandare a domani potrebbe già essere troppo tardi.
 
Irene
 
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