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Schiacciata dal lavoro fuori e dentro casa? (Ri)scopri l’egoismo e comincia a delegare

Suicidarsi alla vigilia del proprio 37esimo compleanno, e della nascita del proprio figlio

Sembra la trama di un film drammatico che ha l’ambizione di far versare ettolitri di lacrime ad un pubblico di età compresa tra 0 e 99 anni. Invece è la storia di due vite bruscamente interrotte che ci ha consegnato la cronaca di qualche giorno fa. È successo il 26 gennaio 2022 a Torino. La donna, commercialista, era al nono mese di gravidanza. Sembrerebbe non aver lasciato nulla di scritto che possa far luce sul nesso tra il suo stato d’animo e la perentoria decisione presa. Solo, a casa, una lista in cui ha spiegato dettagliatamente ai suoi colleghi come portare avanti il lavoro relativo ai suoi numerosi clienti.

Mental-loadCome da prassi, gli inquirenti hanno sentito le persone più vicine alla donna, ricostruendo un quadro in cui, probabilmente, sui piatti della bilancia emotiva pesavano molto più le ansie anticipatorie, di prestazione, e i postumi psicologici del Covid19, delle promesse (seppur faticose) della maternità e della vicinanza dei suoi cari e dei colleghi.

Non chiamiamola, per favore, pazzia. L’intervallo tra questo estremo e l’opposto, vale a dire, la cosiddetta normalità, è costituito da innumerevoli condizioni intermedie: è quanto di più lontano ci sia dal sistema binario (che infatti caratterizza il funzionamento dei dispositivi tecnologici). E, che ci piaccia o no, quell’intervallo pullula delle vite di molti di noi.

Nessuno potrà mai sapere DAVVERO quanto e cosa c’è dietro (e prima) di un suicidio, perché, banalmente, nessuno può tornare indietro a spiegarcelo. Non è un caso, però, che alcuni elementi costituiscano un filo rosso che unisce fatti di cronaca apparentemente molto distanti tra loro, non solo per la collocazione geografica, ma anche in riferimento alla sfera privata o professionale delle vittime.

Mental-loadSuccede così che, ad uno sguardo esterno (anche da parte delle persone più vicine a quella che si è suicidata) non ci fosse alcuna ragione valida per compiere questo gesto, perché anzi, tutto era perfetto.

Però, nessuno può sapere quanto sia costato, in termini psichici, a quella persona, tener fede a propositi e standard di vita altissimi, immacolati, immuni dalla più piccola sbavatura. Si preferisce disattendere i propri bisogni e desideri, che le aspettative altrui, e deludere il prossimo diventa il reato peggiore di cui ci si potrebbe macchiare. Da evitare, quindi, ad ogni costo, finchè il mental load deflagra in tutta la sua potenza distruttiva.

Cos’è il mental load, come si manifesta e come evitarlo

È un’espressione, questa, utilizzata per indicare una situazione di sovraccarico mentale determinata dall’ impresa impossibile di conciliare la molteplicità di eterogenei impegni che caratterizzano la quotidianità. Ci si sente quindi oberati di cose da fare, e ritagliarsi anche semplicemente un’ora di relax/svago da trascorrere con gli amici, con il partner o da soli è pura utopia. Il mental load è spesso l’anticamera del burnout.

In Italia il sovraccarico mentale colpisce soprattutto le donne in quanto, a causa di una struttura socio-culturale difficile da intaccare e modificare in profondità, è proprio sulle loro spalle che pesano maggiormente gli impegni genitoriali e la gestione dell’ambiente domestico, i quali si aggiungono al lavoro svolto in ufficio.

Accettare > Lasciar andare > Condividere

Mental-loadSono queste le parole chiave da cui (ri) partire per interrompere una spirale potenzialmente vampirizzante.

Se il quadro tratteggiato è simile alla tua quotidianità, fermati…e prendi coscienza dei pensieri, delle emozioni e delle sensazioni corporee che provi. Per quanto questo mix sia sgradevole, doloroso ed a tratti imbarazzante, permetti a te stessa di avvertirlo, ricordandoti che non c’è niente di male.

Essere totalmente nel qui ed ora, anche nella sua negatività, renderà meno difficile mollare (un po’) la presa, allentare il controllo ossessivo su tutto, e rimuovere dalle proprie priorità l’adesione all’ideale irraggiungibile di perfezione. Verrà quindi da sé alleggerire il concetto di responsabilità, liberarsi dal timore reverenziale nei suoi confronti, e sperimentare le brezza della trasgressione familiarizzando con un nuovo verbo: delegare.

La giornata smetterà di avere l’aspetto di una sala d’attesa angusta e sovraffollata, magicamente faranno capolino dei piccoli momenti liberi, e potrai concederti il lusso di scegliere. Per gustarlo appieno, però, assicurati di esserti disconnessa dai social e aver silenziato TUTTE le notifiche non strettamente necessarie.

 

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

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Le parole sono pietre. Prima di scagliarle, assicurati di aver letto un libro di storia

Il passato ha tanto da insegnare. A condizione di essere realmente intenzionati a conoscerlo e studiarlo

Negli ultimi vent’anni l’attenzione delle istituzioni pubbliche, delle organizzazioni culturali e dei media nei confronti degli eventi che, nel Novecento, hanno sancito la discriminazione di molteplici – cosiddette – minoranze è cresciuta in maniera considerevole. Eppure, questo non implicato, in parallelo, la condivisione massiva della memoria e la sua metabolizzazione, la diffusione ed il potenziamento dell’empatia, ed un uso più consapevole del linguaggio.

Qualche esempio in ordine sparso: la parola fascista viene tirata in ballo negli ambiti più disparati, spesso amplificando e drammatizzando la portata di proposte e dichiarazioni che, in concreto, avrebbero un’incisività e rilevanza limitata, se non prossima allo zero. L’etichetta di bullismo viene appiccicata addosso a qualunque scaramuccia tra compagni o amici, dimenticando che tutti quelli che hanno più di 30 anni, durante l’infanzia e l’adolescenza hanno dovuto confrontarsi con commenti variamente salaci per poi sviluppare gli anticorpi necessari a crescere e strutturare la propria personalità.

Cancel-CultureQuanto alla memoria storica, il suo appiattimento ed uso a mo’ di boomerang si riassume emblematicamente in due parole: cancel culture. Una tendenza, questa, finalizzata a re-visionare e classificare alla luce delle attuali categorie di pensiero, manufatti culturali prodotti nel passato. Con la prima, più immediata e disastrosa conseguenza di interdire alle nuove generazioni lo studio delle opere di intellettuali, artisti e registi ritenuti colpevoli di politicamente scorretto e quindi destinati a essere stigmatizzati e banditi. Come se non esistesse, invece, un’alternativa all’apologia e alla lettura acritica: vale a dire, l’analisi ragionata, supportata da un docente, e volta alla contestualizzazione in una ben precisa temperie storico-sociale. Cercasi disperatamente concetto di profondità e sua applicazione…

Perché, proprio oggi, una riflessione su questo tema? Perché l’appiattimento e l’omogeneizzazione storica e linguistica rischiano di diventare un automatismo. Un atteggiamento la cui pericolosità si disvelerà di colpo (e senza poterla arginare in modo efficace) esattamente come succede a chi, indisturbato, per mesi sfreccia sotto un semaforo rosso, finché ci pensa un patatrac a fermarlo.

Hater-Covid19Il 27 gennaio si è celebrata la Giornata della Memoria, segnalibro ideale il cui compito è tenere vivo il ricordo delle vittime dell’Olocausto e, tra tutte, si sono imposte alla mia attenzione le parole del responsabile tedesco dell’organizzazione Human Rights Watch, che ha messo in guardia contro un perfido cliché comparso negli ultimi mesi. Quello che equipara i milioni di persone discriminate, deportate, ridotte ai minimi termini e quindi assassinate durante l’Olocausto, a chi non vuole vaccinarsi contro il Covid19 e rifiuta l’obbligo di Green Pass. Così, è ormai la normalità (?) veder brandire nel corso di manifestazioni novax cartelloni su cui è rappresentata la Stella di David, e/o su cui sono scritte parole come fascismo e dittatura sanitaria.

Due torti, però, non fanno una ragione. Certamente le istituzioni hanno gestito e continuano a gestire l’emergenza sanitaria in modo caotico, a tratti improvvisato, e a questo si aggiunge il presenzialismo e le velleità da influencer di molti sedicenti esperti impegnati costantemente nel giro dei salotti TV riuscendo nella mirabolante impresa di contraddirsi a distanza di qualche settimana, e l’imposizione del Green Pass rafforzato per fare ormai quasi qualunque cosa. Il tutto, mentre ormai garantire il rispetto dell’obbligo di distanziamento sociale e uso della mascherina è praticamente pura utopia (salire su un mezzo pubblico a propria scelta per rendersene conto).

Di contro, il continuo alzare i toni di chi non intende vaccinarsi e la strumentalizzazione di concetti storici ancora vivi sulla pelle e nella carne di molti, a chi giova, concretamente? (Probabilmente ai salotti TV che si cibano di teatrini orchestrati in cui radicalizzare gli scontri e le differenze) A cosa serve? Di sicuro, non a evitare la spaccatura sociale e di trasformarci in cani che si sbranano l’un l’altro.

E l’altra, amara certezza, è che, pur con tutte le sue lacune e storture, quella in cui viviamo non si può definire una dittatura sanitaria. (Ri) guardare il film Le vite degli altri per credere…

I ricordi non sono la chiave del passato, ma del futuro (Corrie ten Boom)

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

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Superare i blocchi mentali? Nessuno potrà farlo al posto nostro

Mancanza di motivazione e volontà

blocco mentale1Ci sono momenti in cui vorresti agire ma ti ritrovi completamente arenato, senza sapere come affrontare i tuoi fantasmi. Così ansia e preoccupazione prevalgono, facendoti perdere il focus e la capacità di problem solving.

Esistono due tipologie di blocchi mentali:

1) i traumi psicologici: il cervello reprime pensieri e ricordi dolorosi legati ad un evento traumatico.

2) inibizioni: il cervello non è in grado di sviluppare una determinata linea di pensiero e mette in atto una serie di comportamenti di autosabotaggio.

Se non appartieni alla prima categoria, che necessiterebbe di terapie psicologiche certamente più adeguate, il problema è superabile. Scopriamo insieme come.

I blocchi mentali 

I limiti della nostra mente possono essere dei più diversi, ma i principali che sono stati classificati sono:
 
  • ansia-socialeIl blocco del perfezionista: aspetti sempre le condizioni siano perfette prima di iniziare un progetto.  Senza calcolare che spesso il meglio è nemico del bene.
  • Il blocco accademico: ti senti sempre inadeguato e incapace di apprendere nel modo corretto e ogni volta che devi preparare un esame vai nel pallone. Anche in questo caso, si torna al primo punto: esistono tante di quelle variabili imprevedibil, che tanto vale rischiare.
  • Il blocco del timido:  ogni volta che ci si trova in pubblico, si comincia a sudare freddo e ci si muove goffamente. La paura di fare brutta figura o dire qualcosa di sbagliato influenza la nostra capacità di relazione.
  • Il blocco del venditore: hai un prodotto o un servizio eccezionali, ma quando ti ritrovi a vendere, non sai come dare il meglio.

Niente paura. Se le cause di un problema psicologico possono essere tantissime, le soluzioni sono più semplici di ciò che pensiamo. Ma dipende da noi. 

Le cause principali

Il nostro cervello mette automaticamente blocchi per tre motivi.

specchio rotto

Dolore pregresso

Siamo bloccati e non riusciamo a completare una determinata attività perché in passato abbiamo fatto un’esperienza simile con cui ci siamo scottati. Che sia a livello sentimentale, professionale o personale, abbiamo paura di fallire nuovamente e preferiamo non tentare nemmeno.

Inesperienza: abbiamo scarsa conoscenza delle sfide da intraprendere e quindi possiamo solo agire per tentativi.

Fiducia: non abbiamo abbastanza autostima e non crediamo al 100%nelle nostre capacità, preferendo mollare la presa piuttosto che provare e riprovare.

Come riuscire a liberarsi dai blocchi

distrazioni social

Come abbiamo detto, se in passato abbiamo avuto brutte esperienze con determinate attività, il nostro cervello automaticamente eviterà di farci provare dolori simili. Alcuni obiettivi però richiedono necessariamente di affrontare alcune prove del nove.

Tecnica dello sfizio: rieducare il cervello in modo che possa progressivamente associare emozioni positive a un evento inizialmente negativo. Una volta che fai un passo avanti, devi toglierti uno sfizio. 

Hai paura di parlare in pubblico?: Ripeti a voce alta il tuo discorso e ti premi ogni volta che fai progressi. Se riesci a parlare ad alta voce davanti allo specchio, poi di fronte a un gruppo di amici e infine con una platea di mille persone, potrai concederti una piccola gratificazione.

Accettare il disagio: non cedere alla tentazione della distrazione. Bisogna accettare i propri momenti no e riuscire ad avere un controllo sulla propria mente.

Ad esempio mentre studi, se sei tentato di controllare qualche notifica Whatsapp, Facebook o Instagram, resisti. Se cedi alla distrazione di fatto inneschi un circolo vizioso ed ogni volta che il gioco si farà duro tu cercherai di svignartela, aggravando il tuo blocco mentale.

Il free writing da 7 minuti

scrivereQuando a bloccarci infine è la sfiducia in noi stessi, una delle strategie più efficaci per superare il blocco mentale consiste nel prendere tutti i pensieri inutili che ci ronzano in testa e schiaffarli su un pezzo di carta.

 Scrivi tutto quello che ti passa per la testa, per sette minuti. I motivi per cui sei bloccato, come ti sentiresti se riuscissi a raggiungere il tuo obiettivo.Una volta che avrai fatto questo esercizio sarà come aver fatto le grandi pulizie nelle stanze del tuo ipotalamo. 

Siete più tranquilli? Provare per credere. Peraltro, si sa, la pratica è la chiave per la buona riuscita! 

In bocca al lupo!

irene-caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 

 

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