Quante volte ci soffermiamo davanti al tavolo della pescheria per scegliere il miglior pesce?
Innanzitutto individuiamo un pescivendolo di fiducia e ci informiamo su come riconoscere se il prodotto è fresco.
Sono sicuramente fattori importanti, da non tralasciare. Alle volte però, giunti a casa, si incorre in un banale errore. Ahimè, spesso si sbaglia la scelta della modalità di cottura, perdendo molti nutrienti che questo prodotto alimentare ci regala. Cerchiamo, oggi di capire quale sia la miglior preparazione per questo piatto così prelibato e salutare.
- La cottura al vapore: permette di cucinare gli alimenti a contatto con il vapore, ma senza immersione in acqua. In questo modo, si limita notevolmente la dispersione dei nutrienti. I tempi possono essere più lunghi rispetto ad altre tipologie di cottura, ma le caratteristiche organolettiche dell’alimento vengono salvaguardate. Non è necessario aggiungere grassi. Inoltre i nutrienti, come vitamine e sali minerali, non si disperdono nel liquido di cottura, come può accadere nel caso della bollitura.

- Cottura al cartoccio nelforno: si realizza grazie al calore. L’aria che cuoce gli alimenti permette una cottura più veloce e uniforme. Anche in questo caso non si verifica dispersione dei nutrienti; inoltre “il cartoccio” raccoglie tutti i condimenti regalando una consistenza morbida e una cottura per niente secca.
- Lessatura o bollitura: innanzitutto occorre distinguere la lessatura, in cui il pesce viene immerso in acqua fredda, dalla bollitura, in cui invece il prodotto si immerge in acqua bollente. Risulta pertanto preferibile la seconda modalità. Si realizza uno scambio di succhi tra l’alimento e l’acqua di cottura, che rende ancora più delicato il gusto finale; per il pesce è consigliabile anche aggiungere qualche cucchiaino di aceto, che favorisce il rapprendersi delle proteine e limita la fuoriuscita dei succhi nutritivi.
Cottura alla griglia: Saporitissima e golosa, la cottura alla griglia però, rispetto alle precedenti pratiche culinarie, richiede particolare attenzione per limitare al minimo le sostanze nocive (amine eterocicliche), che tendono a formarsi sulla superficie del pesce per effetto del calore elevato. - Due accorgimenti importanti: il primo è far marinare preventivamente i cibi da cuocere, in un condimento a base di olio ed erbe; il secondo è disporre gli alimenti a una distanza dalla brace sufficiente perché la superficie non si carbonizzi. Infine, accompagnare con ortaggi freschi e succo di limone, ricchi in antiossidanti.
- Frittura: questa modalità di cottura non potrà mai essere scelta come metodica preferenziale per ovvi motivi. Ma, se proprio non si riesce a resistere, è bene farlo seguendo alcune piccole accortezze: scegliere olio extra vergine di oliva per la frittura, scolare bene l’alimento a fine cottura e scaldare l’olio ma senza farlo “fumare”.
Il mio consiglio? Prediligere sempre la cottura al vapore, per conservare tutte le proprietà del pesce gustando il condimento di olio extravergine di oliva a crudo.
E ricordate che da oggi la salute viaggia dal web alla vostra tavola!

Biologa e nutrizionista



Oggi conosciuta anche come
La dieta vegana è un tipo di alimentazione, che esclude ogni cibo di origine animale. Spesso si consumano, pertanto, cibi un po’ fuori dalle nostre abitudini.
Diciamo che non fa male, che è ben diverso dall’affermare che faccia bene. Sicuramente è una dieta salutare in quanto, eliminando i cibi di origine animale spariscono, di conseguenza, molti grassi saturi (di cui spesso si abusa e che, in eccesso, causano problematiche a livello cardio vascolare).
Solo per i motivi sopra indicati. La dieta vegana non deve essere intesa come un protocollo dimagrante. Come spesso ho affermato, per perdere peso non esistono rimedi particolari, ma semplice attenzione al cibo che introduciamo nel corpo. Pertanto, scegliere un’alimentazione priva di cibi di origine animale, non deve essere atta a questo scopo. Tanto è vero che esistono vegani in sovrappeso.
Anche i più cinici, chi pensa di averlo riposto per sempre in un cassetto, sotto sotto, non aspetta altro che l’occasione per rimetterlo in ballo.
Così, quella che per tanto tempo era stata bollata come una stranezza, poco prima di compiere diciott’anni diventa certezza. Rachele non è fatta per vivere in una città universitaria, né tantomeno in una città.
La volontà del ritorno alla vita agrestre è ormai assodato tra i giovani e la crisi economica ha dato una bella spinta a questa tendenza. Tuttavia storie del genere hanno sempre lasciato Rachele piuttosto incredula, dal momento che non significa semplicemente svegliarsi con il canto degli uccellini e lo scorrere del ruscello, ma è uno stile di vita molto duro.«Non mi alzo mai oltre le 6.30. Dopo pranzo porto sempre le pecore a pascolare e finisco a tarda sera. È un lavoro totalizzante. Non esistono vacanze, non esistono giorni di malattia protratti».
Data l’esperienza familiare, la giovane imprenditrice ritiene impossibile improvvisarsi allevatori o contadini. «Io avevo la fortuna di avere alle spalle una famiglia che potesse tramandarmi questo mestiere, ma se avessi dovuto cominciare tutto da sola probabilmente avrei optato per qualcos’altro. Non avrei mai preso la responsabilità di un caseificio o di allevare un gregge. Chi parte da zero, ha davanti a sé un fallimento quasi certo».
