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Vuoi il telefono di una ragazza? Ecco come fanno i Gigi e Pino

E' sempre stato il piano da escogitare! Vedi una bella ragazza e cominci ad elaborare una strategia poco invadente ed imbarazzante per attaccare bottone. Ma come fare se lei è li, stesa sulla spiaggia e non ti considera neppure? Ma soprattutto come riuscire ad ottenere il suo numero di telefono? La cosa si fa ardua...

In questo fantastico video vengono mostrati alcuni espedienti molto "furbi"

 

Continua...

Anime in bianco e nero: dov’è la vita reale?

Sto pensando ad Ilaria senza sosta negli ultimi giorni.
Provo ad immaginarne gli ultimi istanti. 
A quanto debba essersi sentita persa e spaventata.
Al momento in cui ha realizzato di essere sola e che il suo corpo stava lasciando andare tutta la vita che ancora aveva da vivere.
Ne sto osservando le foto e con perizia, leggo ciò che le accompagnava. 
Scruto la mimica di quel viso che si fermerà ai suoi 16 anni. Non ne matureranno le espressioni; non ricresceranno i capelli rasati; non vedrà rughe solcare quel dolce faccino nascosto da piercing e fumo di sigaretta; non placherà la paura di quegli occhi profondi e curiosi.
Il suo nome in questi giorni è noto a tutti e si aggiunge ad un elenco in continuo aggiornamento. Uno dei più recenti il ragazzino morto durante una serata al cocoricò di Riccione o il dodicenne in coma etilico per un mix di alcol e fumo.
16 anni!
12 anni!
Parliamo di bambini.
Ripenso a me alla loro età ed a tutti i tormenti che mi accompagnavano. 
 

Ma io percorrevo i giorni dell’adolescenza (e la mia adolescenza non è certo cominciata a 12 anni!!!) quando per parlare con un’amica dovevo chiamare a casa sua e chiedere ai genitori il permesso di passarmela al telefono; quando durante le lezioni in classe dei messaggi ce li scambiavamo scritti su carta -rispettando la punteggiatura e la grammatica; quando, non essendo maggiorenne, a casa ci DOVEVO tornare prima che facesse buio. Le mie paure le scrivevo su un diario segreto che non davo in pasto alla folla ma chiudevo con un lucchetto e ne nascondevo pure le chiavi. Esistevano i “pen-friends” e inviavamo lettere da imbucare. 
La vita era reale. Una così ampia rete sociale virtuale non prendeva forma nemmeno attraverso la più fervida immaginazione.
Ho sempre avuto fiducia nell’evoluzione e nel cambiamento tuttavia credo fermamente che ci stiamo perdendo.
Tutto il malessere che prende dimora nell’animo delle nuove generazioni non riesce a fluire che attraverso la piattaforma virtuale. 
 
Può un essere umano formarsi emotivamente senza mai sentirsi accolto da un abbraccio reale, da un sorriso che non sia fatto di punteggiatura, da un qualche contatto epidermico?
La famiglia non possiede più quella centralità e quel potere che riuscivano a porre le basi dei propri figli affinché potessero costruire il proprio orizzonte di senso.
È perdente rispetto ad un esterno così mastodontico e disorientante. Sta progressivamente perdendo tutto il suo valore e la sua sacralità. 
 
Come prima istituzione è quella più danneggiata in questo tempo presente che poco bene lascia sperare per il tempo futuro.
E intendiamoci, non parlo necessariamente della famiglia cosiddetta tradizionale… assolutamente. Parlo semplicemente della famiglia sana. Quella in cui si comunica. Ci si siede a tavola insieme e si chiacchiera senza cellulare. Quella in cui le differenza generazionali si risolvono litigando di persona ed attraverso quelle piccole punizioni che ti insegnano il rispetto delle regole; quella in cui per un brutto voto a scuola è il ragazzo a doversi preoccupare e non l’insegnante a trovarsi di fronte un genitore che si atteggia a supereroe.
 
Probabilmente educare all’ascolto è l’unica strada che può ancora salvarci. Forse, se la prossima Ilaria si troverà di fianco qualcuno disposto a parlare con lei ed a coccolare i suoi tormenti, non avrà necessità di atti estremi per anestetizzare il suo sentire, forse la sua curiosità si indirizzerà verso esperienze di crescita e non di distruzione.
 
Onestamente la sola idea di poter un giorno mettere al mondo un figlio in questo contesto mi terrorizza. È una sfida fuori dalla portata di chiunque abbia un attimo di lucidità per guardarsi intorno.
Tuttavia coltivo la speranza che dopo un crollo etico e morale così profondo si possa ricominciare ad edificare su “vecchie” basi. 
Vico ci parlava di corsi e ricorsi storici ed io voglio crederci.
Il mio pensiero va a tutte le anime bianche...tinte di nero. 
 
 
Continua...

C’era una volta la “res pubblica”. Sanità e tagli

 
Un tempo esisteva un sistema sanitario garantista e pubblico…
Ancora una volta ci dobbiamo tuffare in ciò che fino a qualche decennio fa faceva dell’Italia un Paese da cui trarre insegnamento e al quale ispirarsi per migliorare.
Ancora una volta il nostro ricordo di eccellenze viene calpestato e sradicato in favore dell’utile e del profitto.
Stavolta il danno può essere sul serio fuori misura.
L’attuale governo decide di demolire pian piano il nostro sistema sanitario nazionale. Ovviamente comincia ad agosto quando l’italiano medio, già normalmente disinteressato alla cosa pubblica, è con il fondoschiena a mare e, dopo un intero anno di finta ricerca di lavoro e di lamentela fine a se stessa, sta godendosi il suo meritato relax ed è quindi distratto (per fortuna qualche eccezione ancora si registra).
Si parte con poco più di due miliardi di tagli già dal 2015 che arriveranno a ben 10 miliardi entro il 2017.
Il governo vuole consegnare del tutto il sistema sanitario al privato calpestando il diritto alla salute ed all’equità di cui dovrebbe essere garante.
La sanità dovrebbe coltivare la sua natura assistenziale il cui obiettivo nulla ha a che vedere con il profitto.
I tagli principali saranno sulle prestazioni. Il che vale a dire che ciascun medico potrebbe essere “multato” nel caso di prescrizioni di accertamenti non ritenuti opportuni dal ministro -con protocollo alla mano.
 
Indi per cui laddove, secondo le sue scartoffie, una tac non è necessaria per il tuo dolore, in primis, se te l’ha prescritta, tagliano lo stipendio al medico (che ovviamente sarà molto più restio alle prescrizioni); in secondo luogo, se proprio vuoi capire come curarti, te la paghi da solo o, dulcis in fundo, ti tieni il tuo malessere.
 
MERAVIGLIOSO, NO?
Non meno preoccupanti i tagli agli ospedali. In quelli con meno di 40 letti saranno azzerati i ricoveri.
Tagli per circa 550 milioni colpiranno la farmaceutica.
E non dimentichiamo che, tagliamo ospedali, tagliamo medicinali, tagliamo esami v.e., un bel taglio del personale non ce lo mettiamo?
 
La situazione sarà quindi di un servizio “pubblico” che non ti garantisce gli esami di cui hai necessità, non ti garantisce un ricovero poiché eliminare i “piccoli” implica affollare ancor di più i “grandi” che già vedono lunghe file per posti in barella; un servizio pubblico il cui personale sarà insufficiente per il numero di esigenze (i più saranno in qualsiasi altra parte del mondo in cui la propria professionalità viene riconosciuta ed è possibile renderla utile); un sistema ove i costi dei farmaci saranno sempre meno sostenibili ed i ticket sempre più alti.
Manovre che vedranno il privato praticamente come unica strada percorribile.
Scuola, sanità… tutto ciò che dovrebbe essere diritto di tutti finisce con diventare lusso per pochi.
Questa enorme forbice impugnata dal governo vede sempre più ampia la discriminazione a favore di chi ha troppo per mettere in ginocchio chi sta restando senza nulla.
 
E noi italiani per protesta… ce ne andiamo in vacanza!
 
 
Continua...

 

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