Mi piace pensare al cervello come una tela bianca senza cornice.
Sta a noi riempirla con una marea di colori a disposizione. Ma, così come un pittore può trovarsi di fronte ad una mancata ispirazione, la stessa cosa puà accadere a noi e al nostro “io”.
Chi siamo? La risposta è dentro di noi. Ciò che possiamo fare è provare a stimolare la nostra mente e vedere fino a che punto possiamo spingerci-
Ri-accendiamoci!
Musica. Impariamo a rompere gli schemi, ad ascoltare brani o stili musicali che non abbiamo mai considerato. In questo modo potremmo scoprire tanti piccoli dettagli che non immaginavamo e magari sorprenderci del suono del bandoleon nel tango.
Esserci. Teniamo un diario e appuntiamo pensieri ed emozioni della giornata. L’indomani, rileggendo, troveremo sfumature di colori che non credevamo di possedere. Un ottimo strumento per conversare con se stessi.
Esserci due. Meditare e guardarsi allo specchio. Ascoltiamo il respiro, osserviamo il corpo e i suoi movimenti. Questo interiorizzare e sdoppiarsi creerà un senso di distacco e ulteriore osservazione. Attenzione: inizialmente può destabilizzare ma il risultato sarà una nuova consapevolezza di se stessi, o meglio, della propria mente e del proprio corpo.
Sensi. Camminiamo a piedi nudi, sentiamo il contatto con il pavimento, esploriamo diverse superfici. In maniera differente portiamo l’attenzione al senso che normalmente utilizziamo meno.
Il percorso. Siam troppo abituati a camminare lungo le stesse strade, tutti i giorni. Cosa succederebbe se facessimo un percorso alternativo? Scopriremo forse luoghi nuovi o dettagli sorprendenti. Anche semplicemente una tenda particolare al quarto piano di una casa “x” potrebbe stimolarci.
Immaginazione. Bisogna tornare ad essere bambini. Il dono dell’immaginazione va pian piano scomparendo con l’età.
Ma ci sono numerosi modi per ritornare ad essere piccoli. Leggere, ad esempio, favole, costringe a credere a mondi fantastici, e questo, in maniera silenziosa, non fa altro che sviluppare un senso di verità capace di aprire gli orizzonti. Un altro tipo di allenamento è immaginarsi di dialogare con un grande del passato, ad esempio: Albert Einstein, Leonardo da Vinci, etc.
Devo ammettere che è difficile fare un elenco preciso in modo da aprire la mente però un consiglio spassionato che posso dare è basato sull'esperienza
Io? Ho scoperto il jazz!
Non avrei mai pensato di riuscire a sorprendermi ancora, non avevo più interessi. Un giorno per caso, non ricordo nemmeno perché, ho digitato la parola “Jazz” su Wikipedia ed ecco, mi si è aperto un mondo. All’improvviso passai due giorni a navigare, ascoltare musica e interessarmi a questo genere a 360 gradi.
Una cosa che mi affascina da sempre è “scoprire” e “scoprirsi”. È quello che in certo senso accade ai solisti del jazz: salgono sul palco, ti aspetti una determinata esecuzione mentre loro si lasciano andare all’ispirazione e a tutto quello che passa e vivono nel “qui ed ora”. Sono perennemente stimolati da eventi interni ed esterni e in questo modo sorprendono anche noi ascoltatori.
Penso che è ciò che dovremmo fare anche noi nella vita, imparare a sorprenderci e lasciarci andare. Superare le nostre paure, affrontare e conoscere ciò che crediamo non ci interessi. Entrare in un negozio che crediamo non abbia nulla a che fare con noi. Oppure parlare ad uno sconosciuto per strada.
In poche parole impariamo e mettiamoci nella condizione di esploratori alla ricerca di un mondo nuovo: dentro e attorno a noi stessi.

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Ma a volte è necessario correre. A chi non è mai capitato di dover leggere e valutare un contratto in poco tempo? Odio profondamente le situazioni in cui si presenta questa circostanza. Magari sei in fila in un negozio di telefonia e senti la pressione addosso. Che fai? Firmi e poco importa.
Fin da bambini ci viene insegnato a visualizzare parola per parola per memorizzare meglio il testo. Questa abitudine però ci costringe a leggere in maniera più lenta. Se sostituiamo lo
Non sto scherzando, un sorriso riempie il cuore ma è in grado di uccidere dopo aglio e cipolla :D. Non voglio scrivere la solita pappardella sull’importanza di un sorriso, è un dato di fatto. Si acquisisce sicurezza, leggerezza, simpatia e una vasta gamma di sentimenti paragonabili a soffici carezze.
Possiamo trovare da un punto di vista meccanico la predisposizione al sorriso mediante una vera e propria ginnastica. Questa scoperta l’ho fatta quando studiavo recitazione, in particolare dizione. Il viso ha numerosi muscoli e così come possiamo allungare il quadricipite, in egual modo, possiamo fare sercizi per i muscoli del viso.
Il paradosso del sorriso è che può essere utilizzato anche se non lo si vive dal profondo dell’animo. Infatti è una forma di comunicazione potente che si può sostituire alle parole. Abituiamoci a sorridere anche di fronte ai lati comici delle persone. È impossibile non identificarli. Ricordiamo inoltre che mostrare i denti è un potente antidepressivo e antistress.