Chiedere un favore non è affatto semplice.
Ho sempre trovato numerose difficoltà. Non so il motivo, forse il fatto si sentirmi nelle mani di qualcun altro che avrebbe o meno accettato di aiutarmi. Non mi è mai piaciuto dipendere da terzi ma nella vita è impossibile non aver bisogno di qualcuno, che si tratti di lavoro o di badare al cane.
Ho imparato che il linguaggio,in questo caso, è importante come non mai. Sapersi porre nella giusta maniera è alla base delle relazioni e la chiave vincente per chiedere aiuto e essere sicuri – o quasi - di riceverlo.
Preparazione
Le tre regole principali sono: impostare la frase, dare una ragione e salvarsi in corner. Faccio un esempio: supponiamo di aver bisogno di qualcuno badi al cane perché dobbiamo andare a un matrimonio. Cosa diremmo al nostro vicino?
«Scusami Mario, non è che sabato puoi badare al cane?»
Quante probabilità ci sono che lui dica sì? Se pensiamo a quant'è difficile convincere un parente figuriamoci il primo Mario di turno. Quindi le probabilità si riducono all’osso.

Impostare la frase e dare una ragione.
«Ho un favore da chiederti»
È banale ma implica il sottotesto: “Se mi aiuti ora, sarò in giusto debito con te”. In questo modo si tratta di un vero e proprio favore che verrà colto dall’interlocutore come la possibilità di creare un rapporto basato sulla fiducia e sul dare e avere. Ma forse questo non è sufficiente. Infatti, suonerebbe meglio così:
«Mario, ho un favore da chiederti. Potresti dare un occhio al cane sabato? Ho un matrimonio di un caro amico»
Fornendo una spiegazione dettagliata (vera o falsa), non solo si avranno più probabilità positive di ottenere un aiuto ma così facendo Mario è consapevole, nel caso accetti, di farsi ricambiare il favore. Inoltre un pizzico di persuasione non guasta mai. Andiamo sul sicuro.
Salvarsi in corner
Se è vero che si trova più piacere nel dare che nel ricevere (e ci siamo posti in maniera adeguata) il gioco è fatto. Ma siamo davvero sicuri che ci aiuteranno?
È importante porre Mario nelle condizioni anche di non accettare. Non bisogna mai chiedere un favore imponendosi perché verrà percepito come un comando. Bisogna essere furbi, porsi in maniera rassicurante, delicata e profonda.
«Se non puoi aiutarmi, non preoccuparti. Sabato avrai senz’altro da fare. Ho provato a chiedertelo perché mi fido di te»
In questo modo mostriamo gratitudine e il nostro vicino senz’altro apprezzerà. Se dice che non può, molto probabilmente è davvero impossibilitato. Una cosa è certa: senz’altro si ricorderà di come ci siamo posti. Questo è molto importante, soprattutto perché da quel momento si sarà innescato un rapporto di fiducia.
Ultimi consigli
Ricordatevi che questi trucchetti fanno la differenza e le probabilità di essere aiutati aumentano, ma solo se si è davvero umili e gentili. Sforzarsi di esserlo può funzionare quante volte? Forse una. Poi il vicino Mario non aiuterà più. E quando chiederà indietro il favore, nascondersi non servirà a nulla: il rapporto è rovinato.




Dietro a queste ultime parole si percepisce un messaggio di elevata saggezza. Eppure, nonostante avesse contribuito ad arricchire la conoscenza dell’uomo, lasciò questo mondo convinto di non aver capito niente.
Secondo gli studi, almeno il 70% ha vissuto la sensazione di sentirsi inadatto e buono a nulla. Vogliamo crederci o no, a influenzarci è il virus della società. Viviamo in contesti competitivi, privi di sentimento e pieni di corruzione. Basta pensare, ad esempio: “Quell’attore è lì perché è raccomandato da qualcuno”. Per non parlare della politica. Perché pensiamo a questo? La verità è che siamo costantemente circondati da informazioni di questo genere e il nostro inconscio le ha assorbite. Se prendete a campione dieci persone e gli chiedete:
Prima di incolpare la società, è opportuno rendersi conto della personalità che abbiamo. Se non siamo in grado di guardarci dentro, facciamocelo dire dagli amici più intimi. In genere, questo tipo di sindrome nasce da un senso ( profondo, forse troppo) di umiltà nei confronti di noi stessi. La tendenza ad essere eccessivamente umili però è dannosa e la linea di confine conl’insicurezza è ad un ( fatale) passo.
1. Serenità.
Una forte palpitazione: è il cuore? Mi alzo per bere un po’ d’acqua. La testa inizia a girarmi come se fossi sbronzo. Mi rimetto a letto, cosa sta succedendo? Qualcosa di brutto, lo so. La mia ragazza sta andando a farsi la doccia, decido di seguirla. Non mi sento al sicuro.
Qualcosa non va, è ora di cambiare vita, carattere, lavoro, passioni. Sono campanelli d’allarme del tutto innocui e carichi di significato. Il nostro cervello rivela una situazione di pericolo e ci mette in guardia. Siamo completamente vittime, l’inconscio prevale sul conscio.
Dopo numerosi "infarti" non ne potevo più, avrei preferito morire. Una mattina, affacciato alla finestra dopo aver fatto colazione, mi sento le gambe cedere. Ho l’ennesimo terrore che possa succedere qualcosa di brutto ed ecco che puntualmente il cuore inizia a battermi fortissimo. “Sai che c’è?” ho pensato “ora mi metto a sedere e se devo morire, morirò”.
Se il disturbo è frequente e diventa invalidante, bisogna intervenire al più presto. Anzitutto, una rassicurazione: non è mai morto nessuno per l’ansia o il panico.