Preservare il pianeta. Salvarlo da ciò che noi stessi gli stiamo infliggendo dopo anni di trattamenti sbagliati. Riavvicinarci a una Terra che è la nostra più grande risorsa, nonostante spesso ci sentiamo spettatori dei problemi, preferendo spesso intervenire nascosti dietro ad uno schermo che protegge la nostra pigrizia.
Questo riappropriarsi della propria grande casa in maniera ecosostenibile è forse una delle sfide più importanti che la nostra generazione è chiamata ad affrontare; in rapporto a un Expo 2015 che, nonostante le lodi e le critiche, dichiara di voler perseguire quest’obiettivo, emergono dei progetti interessanti.
Slow Food, nota associazione internazionale no profit, che da anni si batte per preservare regimi alimentari nel totale rispetto dei territori e delle tradizioni locali, ha organizzato Terra Madre Giovani-We Feed the planet, evento che si svolgerà dal 3 al 6 Ottobre, proprio nei giorni conclusivi dell’Expo.
L’idea è nata da Kean Etro, noto stilista dell’omonima casa di moda milanese, e da Carlo Petrini, fondatore di Slow food, che, nonostante i diversi ambiti di lavoro, hanno sempre avuto la stessa visione di un mondo che eviti gli sprechi e che riduca l’inquinamento, in un continuo gesto d’amore e di rispetto per la biodiversità.
Lo scopo è coinvolgere, ospiti della città di Milano, il maggior numero di contadini, allevatori, pescatori, pastori, tutti rigorosamente sotto i quarant’anni, per trovare soluzioni per un mondo più “buono, pulito e giusto” (motto dell'associazione), e cercare dei modelli alimentari alternativi a quelli imposti dal sistema economico mondiale, tramite dibattiti, laboratori e momenti di dialogo.
Da quanto emerge dai dati Fao, fra i 570 milioni di aziende agricole esistenti al mondo, nove su dieci sono a gestione familiare e contribuiscono a produrre circa l’80% del cibo a livello mondiale; la loro presenza è quindi di fondamentale importanza nella lotta contro la malnutrizione che ancora colpisce circa 800 milioni di persone, di cui la maggior parte abita proprio nelle zone rurali del Pianeta.
Come rendere possibile quest’iniziativa? SlowFood, per consentire la presenza di questi giovani dai quattro angoli del mondo, ha deciso di ricorrere al crowdfunding, con l’obiettivo di raccogliere circa un milione di euro per sostenere i costi del viaggio fino in Italia. A ogni donazione corrisponde un riconoscimento; ai più generosi verrà consegnata una statuetta realizzata per l’occasione dagli artigiani dei presepi napoletani, nonché la partecipazione all’evento da protagonisti.
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Amo le arance. Le mangerei tutto l’anno. Mia mamma, invece, è per la “frutta e verdura” di stagione. Per cui, le posso mangiare solo in inverno. La cosa più incredibile, però, è che anche le bucce hanno il proprio degno utilizzo. Non ci credete? Dopo aver pulito il frutto, fatele essiccare. Le potrete utilizzare per accendere il camino e la stufa. Molto spesso vengono così sostituite alla diavolina.
Quante volte affettando qualcosa ci siamo fatti male? Io ho perso il conto, ma le mie mani no. Anche qui la nonna ha i suoi rimedi. La piantaggine (Plantago lanceolata), pianta officinale spontanea molto diffusa in Italia, ha un incredibile potere cicatrizzante. Basta applicarne una foglia sulla ferita, ed è fatta. Anche l’aglio, odore a parte, è portentoso. Se la buccia viene applicata sul taglio e tenuta ferma con un cerotto, nel tempo di due o tre giorni, tornerà tutto come prima.
Siamo stanche delle impurità del viso. Lo specchio è il nostro nemico numero uno, specie nei fatidici giorni. Io, letteralmente, mi massacravo. Non avevo intenzione di spalmare il mio viso con altre sostanze chimiche: quel poco di correttore che usavo mi dava già i brividi. E anche qui, nonna comanda. “Prova con l’argilla”. Inizialmente ho riso, lo ammetto. Ma poi la curiosità ha vinto, e mi sono spalmata la fanghiglia in faccia, manco fosse stata Nutella su una fetta di pane.