Tutto cominciò nel 2014, con l’obbligo di inserire l’olio di palma nella lista degli ingredienti di qualsiasi prodotto.
Così molti marchi, compresa la Plasmon, sono stati costretti a fare ammissione di colpa. Ma, se si tratta di un’azienda intelligente, riesce a sfruttare il polverone per farsi pubblicità. Uno dei nomi più famosi d’Italia per l’alimentazione infantile da qualche giorno ha annunciato di aver tolto "l’incriminato" dai suoi biscotti.
Causa scatenante è stata la protesta social delle mamma: tramite Facebook, messaggi e petizioni, tantissime signore hanno
intimato di sostituire l’ingrediente, un grasso vegetale solitamente sconsigliato per i più piccoli. Anziché aspettare che si placassero le acque, Plasmon ha creato un sito ad hoc, Tiabbiamoascoltato.it, in cui riprende le migliaia di post a loro indirizzati, seguito dalla promo "La nuova ricetta, le attenzioni di sempre". L’azienda specifica che l’ingrediente è stato sostituito da olio d’oliva e di semi di girasole.
intimato di sostituire l’ingrediente, un grasso vegetale solitamente sconsigliato per i più piccoli. Anziché aspettare che si placassero le acque, Plasmon ha creato un sito ad hoc, Tiabbiamoascoltato.it, in cui riprende le migliaia di post a loro indirizzati, seguito dalla promo "La nuova ricetta, le attenzioni di sempre". L’azienda specifica che l’ingrediente è stato sostituito da olio d’oliva e di semi di girasole.
Il customer care è importante e se usato nella maniera corretta può persino migliorare l’immagine dell’azienda.
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È arrivata la soluzione al problema; Hero, la scarpa intelligente, farà rivivere lo smartphone. L'ultima nata di Vibram, nota azienda produttrice di suole per outdoor, sfrutta le nanotecnologie per accumulare e trasformare l’energia prodotta dal movimento umano in elettricità.
sott’occhio non solo produzione di energia, ma anche numero di passi, posizione Gps e temperatura del piede. Inoltre, grazie a una piccola porta Usb , si potrà ricaricare non solo lo smartphone ma anche altri piccoli dispositivi elettronici.
È stato infatti stimato che servizi di streaming come YouTube o Netflix rappresentano il 60% del traffico web. Percentuale che entro il 2018 potrebbe arrivare al 76%. I big della tecnologia devono perciò sforzarsi di agire sfruttando sempre più le fonti di energia rinnovabile.