Ogni cittadino italiano lo sa. La nota dolente del Belpaese è il livello di tassazione. Pesante, e a tratti invasivo. Comprensibile, quindi, che molti, appena possono, scappano via. Così, alla fuga dei cervelli fa da contraltare l’esodo dei pensionati verso quelli che ormai da molti sono stati definiti “paradisi”. Bulgaria, Canarie, e Tunisia. Ma cosa rende questi luoghi così dannatamente appetibili?
Sicuramente, l’aumento della pensione netta, conseguenza diretta delle agevolazioni fiscali previste per legge. Nel caso del Paese nordafricano, è la n. 85 del 2006. Questa garantisce un abbattimento dell’80% dell’imponibile sul reddito proveniente da nazioni quali l’Italia, in virtù di una convenzione denominata non doppia imposizione. Condizione necessaria a usufruirne, disporre del permesso di soggiorno, che si ottiene dopo sei mesi e un giorno di permanenza effettiva (anche non continuativi).
Tuttavia, come sottolinea chi ha già fatto “il grande salto”, il cambio non è solo rose e fiori. Le spine ci sono … e risultano chiaramente visibili. Prima tra tutte, la scarsa qualità della sanità pubblica, a cui è consigliabile affiancare un’assicurazione complementare. Ultimo, ma non da ultimo, le differenze culturali che, pur trattandosi comunque di un Paese mediterraneo, esistono.
Pensione all’estero: come sfatare i luoghi comuni e capire se ti conviene davvero


La Svizzera, famosa per la puntualità quasi militare che la caratterizza, ha deciso di sfatare un mito. Così, le autorità del cantone di Zug, vicino a Zurigo, hanno chiesto ai contribuenti di ritardare il più possibile i pagamenti. Qual è il motivo della bizzarra scelta? Proviamo a spiegarlo.
Le banche elvetiche hanno fissato tassi d’interesse negativi, così, maggiore è il bilancio del cantone, più alto è il prezzo da pagare. Questa sorta di giro di vite deciso dall’Autorità Creditizia è finalizzato a ridurre la supremazia del franco, che rischia di pregiudicare le esportazioni. Infatti il commercio dei beni di lusso interessa principalmente gli altri Paesi europei.
A seguito di tale misura le banche commerciali hanno deciso di “condividere” le ripercussioni con i clienti più ricchi, il che significa che questi ultimi devono pagare per poter chiedere agli istituti di credito di raccogliere ulteriore moneta nei propri conti.