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HIV, il ritorno del virus dimenticato

Le vittime di Valentino

Come sarebbe se l’uomo che dice di amarvi e che vi presenta allegramente alla famiglia, da un momento all’altro vi guardasse negli occhi dicendovi che non solo vi tradisce con altre donne ma di essere sieropositivo?

Le vittime di Valentino, l'"untore" romano che, nascondendo la sua sieropositività, ha infettato coscientemente cinquantadue donne, sanno cosa significa. I notiziari tuttora ne parlano, le ragazze colpite e adescate tramite social network gridano il disagio di questa triste storia.

 

Tutto questo ci fa rabbrividire e arrabbiare. Episodi del genere ci mettono in allarme, spiritualmente e fisicamente. Ripercorriamo nella mente le avventure passate sotto le lenzuola, guardiamo il nostro partner e cerchiamo continua fiducia.

In Italia ci sono trentamila persone malate che non sanno di aver contratto il virus. Come dobbiamo comportarci? Quali precauzioni conviene prendere?

Viviamo in un’epoca in cui la continua ricerca di cure ha datoesiti postivi. Oggi non si muore più per questa malattia e si può condurre una vita normale.  Ma poco importa. Sapere se si ha il virus (facendo il test), conoscerlo e prevenirlo è necessario per il proprio benessere.

Cos'è l'HIV

Un virus che attacca e indebolisce il sistema immunitario. Appena si insinua nel corpo rimane alcune ore localizzato tra i tessuti dove c'è stata l'infezione, poi comincia a moltiplicarsi rapidamente nel sangue fino ad arrivare ai linfonodi. I primi sintomi compaiono nel giro di un mese: febbre, sudorazione notturna, stanchezza, diarrea... Il corpo reagisce producendo anticorpi che però vengono pian piano sovrastati dalla malattia. L’HIV riprende terreno e continua a moltiplicarsi per anni danneggiando ulteriormente il sistema immunitario.

Come prevenirlo?

Si viene contagiati prevalentemente attraverso sangue, sperma e secrezioni vaginali. Il rapporto sessuale è quindi il momento in cui si deve prestare . È importante e necessario perciò usare sempre il preservativo. In egual modo, anche attraverso il sesso orale è possibile trasmettere il virus. Si consiglia di utilizzare precauzioni, soprattutto quando si hanno incontri occasionali.

Come comportarci con le persone malate?

Quando si viene infettati la difficoltà maggiore nei rapporti sociali, non è a carico della vittima bensì della persona che le sta accanto. Nel 2017 c’è ancora molta ignoranza, paura e disinformazione.

Manuela (una vittima di Valentino) si racconta e divide le persone in due categorie: «Quelle che ti offrono il caffè nel bicchiere di vetro e quelle che lo fanno nel bicchiere di plastica».

Quel che non è ancora chiaro è che l’HIV non si trasmette attraverso una oggetti condivisi, mangiando dallo stesso piatto, utilizzando il bagno in comune principalmente per i motivi sovraesposti. Infatti, non vi è nessun caso in cui una persona sieropositiva abbia contagiato un proprio familiare.

La storia di Valentino e del perché abbia voluto infettare e prendersi gioco delle proprie vittime è un fatto che implica la sfera patologica. Ma, nello stesso tempo, ha riportato alla luce un problema e una necessità di prevenire e far attenzione ad una malattia che sembra dimenticata.

 

di Luca Mordenti

 

 
 
 
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Se il collezionismo diventa ossessione

Fai una foto tessera ogni anno per il puro gusto di vedere quanto sei cambiato?

Gli autoscatti sono solo alcune delle fissazioni dei maniaci del collezionismo. In Italia ne contiamo circa sette milioni, di ogni genere di oggetti.

Una percentuale di questi però sono vicini alla vera e propria ossessione; senza esserne consapevoli, accumulano compulsivamente, sfociando nella patologia.

Conservare ninnoli che hanno un valore affettivo è importante e può essere considerato un buon passatempo, se si tratta di tenerli in bella vista o del piacere di possedere una rarità.

Quando però l’hobby diventa sempre più costoso e “ingombrante”, il passaggio dal “mi piace” a “devo” ha come risultato la patologia. Le priorità di accumulo del "malato" mettono in difficoltà famiglia o coinquilini e la casa può trasformarsi in poco tempo in un magazzino.

Avere la necessità di riempire gli spazi, da un punto di vista psicologico, implica desiderio di colmare un vuoto causato da un trauma. Inoltre, secondo Freud, c’è un nesso tra il collezionismo e l’erotismo. Infatti, l'accumulo ossessivo trasforma l’oggetto in una sorta di feticcio erotico in grado di proteggerci dall’angoscia.

La necessità di conservare in maniera eccessiva è un disturbo riconosciuto, per cui l’individuo continuerà la sua folle impresa credendo di raggiungere un illusorio equilibrio mentale.

Le 5 collezioni più inquietanti

Preservativi

Il record se lo aggiudica l’italiano Amatore B. Conta ben duemila scatole di profilattici provenienti da tutto il mondo.

Alveari

Immaginate di avere sopra la vostra testa un cumulo di arnie. Terry P. soprannominato “Hornetboy” ne tiene ben cento. Tutte attaccate al soffitto. Ovviamente prive di insetti.

Bambole gonfiabili

Nel 2004 una giovane coppia decide di acquistare la prima. Il prezzo? Quattromila sterline. Oggi ne contano ben duecentoquaranta sparse per casa.

Unghie dei piedi

È dal 1978 che il signore Richard G. conserva diligentemente le unghie dei suoi arti inferiori dentro alcuni vasetti.

Pagliuzze nell’ombelico

Questa folle iniziativa ha inizio più di trent’anni fa. Graham B. raccoglie ogni giorno i batuffoli del suo ombelico. Ha distribuito i rimasugli in base al colore in appositi contenitori.

L’uomo si è aggiudicato persino un posto nel Guinness dei primati.

 

di Luca Mordenti

 
 
 

 

 

 

 

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Quando l'aforisma è terapeutico

L'aforisma è una sorta di gemma, tanto più preziosa quanto più rara, e godibile solo in dosi minime.

albert-aforismaLo scrisse Hermann Hesse, ignaro del fatto che nell' XI secolo tale pillola di saggezza sarebbe stata così utilizzata. Perché ci piace tanto? È quasi impossibile scorrere la bacheca di Facebook senza trovarne uno.

"Una sentenza in prosa concisa, spesso formulata con efficacia, in sé conchiusa”, recita il dizionario. L’effetto immediato dalla lettura di una citazione produce sorpresa e rivelazione, che si tratti d’amore, amicizia, odio, etc. Lo scrittore Arthur Schnitzler scrisse: “Nel cuore di ogni aforisma, per quanto nuovo o addirittura paradossale esso possa apparire, pulsa un’antichissima verità”.

E quello che ci colpisce, tanto da abusarne, è il fatto che attraverso la lettura o la trascrizione di brevi frasi ci troviamo di fronte a quel che potrebbe essere lo spirito e il sentimento universale dell’uomo e della vita stessa.  

L’utilizzo e l’effetto sociale

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Un aforisma ben fatto utilizza varie figure retoriche. Una di queste è il chiasmo: un incrocio immaginario tra duecoppie di parole, con uno schema sintattico AB, BA. Durante la guerra fredda, venne utilizzato da J. Kennedy nella sua famosa espressione: “Non pensate a cosa la vostra nazione possa fare per voi, ma a cosa voi potete fare per la vostra nazione”. 

Una strategia utilizzata come leva per ispirare i cambiamenti desiderati. Un altro esempio famoso: “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. Ecco le parole pronunciate di  Neil Armstrong nel 1969, astronauta capace di far vivere a milioni di persone l’esperienza dell’atterraggio sulla luna.

Utilizzare aforismi permette la comunicazione di messaggi sfruttando i meccanismi di proiezione e identificazione, provocando così una reazione da parte di chi li legge o ascolta. Ed ecco come venghono utilizzati dalla psicoanalisi.

L’uso terapeutico

Lo psicoterapeuta si adopera cambiando la cornice ad uno o più eventi o fatti narrati dal paziente con l’obbiettivo dicondurre la persona a percepire diversamente il caso. L’aforisma è quindi utilizzato come la modalità più dirompente ed efficiente per la ristrutturazione di un contenuto.

Lo specialista nel ciclo di sedute interviene utilizzando gli aforismi, strutturando il percorso di riabilitazione in quattro fasi. È necessario per iniziare la terapia che lo psicologo individui sin da subito le sensazioni base del paziente: paura, piacere, dolore, rabbia, etc.

La prima fase: bisogna creare sintonia con il paziente, scegliendo prima gli aforismi in linea con la visione del mondo di chi si sottopone alle sedute,  procedendo con altri che svelino il funzionamento del problema.

La seconda fase: Il paziente va guidato verso i necessari cambiamenti. Sono utili frasi che generano sensazioni avverse o piacevoli in base alle proprie modalità percettive/reattive. Ad esempio: un individuo che tende a nascondersi e aver paura di mettersi in gioco può essere aiutato citando Catone: “Quello che ti manca chiedilo in prestito a te stesso”. Con una persona depressa si può intervenire in maniera avversiva citando Balzac: “La rinuncia è un suicidio quotidiano”.

La terza fase: Lo psicoterapeuta verifica l’efficacia del trattamento e, se ci sono esiti positivi si procede con frasi che valorizzino le risorse personali.

L’ultima fase: come la terza viene utilizzata per lavorare ad un livello di svelamento della realtà, stimolando la consapevolezza al paziente, quindi le origini dei propri disturbi e l’inizio di un nuovo stile di vita.

E come recitava lo scrittore e poeta irlandese Jonathan Swift, quel che conta sono:

“Parole giuste, al momento giusto, questa è la migliore definizione di stile” .

 

di Luca Mordenti

 

 
 
 
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