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Come eliminare una cattiva abitudine

Si può e si deve intervenire!

 

fumoCos’è? Non è altro che una scelta fatta diverso tempo fa e che si è radicata nella mente. Ma nulla è perduto: possiamo imparare a gestirla, cancellarla e cambiarla in meglio. Tutto ciò che occorre sono i giusti strumenti.

Per poterla sostituire occorre focalizzarsi dapprima su di essa e poi su se stessi. Prendiamo come esempio il fumo.

-«Come sarebbe la tua vita se non fumassi?»

-«Un inferno».

 

È proprio da qui che bisogna partire. La dipendenza è un’eterna condanna in un mare di fuoco che brucia pian piano. Uscirne non è facile, non c’è una bacchetta magica. Ma incominciare a pensare come potrebbe essere la vita con un alito profumato, denti puliti e senza essere schiavo di niente, è un primo passo verso la libertà.

 

Modello generale

 

abitudineSRG (Segnale – Routine – Gratificazione) ci permette di identificare e intervenire su un’abitudine che ci danneggia.

 

  • Segnale: è caratterizzato da una condizione ambientale che spinge il cervello a compiere un’azione senza accorgercene. Ad es. Una condizione emotiva, un orario della giornata o un luogo particolare.

  • Routine : è l’atto che compiamo nel momento in cui si verifica il segnale. Questa può essere a sua volta fisica (gesto), mentale (pensiero) o emotiva (sensazione).

  • Gratificazione: è ciò che rafforza l’abitudine nella mente. In particolare è una reazione biochimica che comunica al cervello che la routine va ricordata perché ci ha fatto agire per provare piacere o evitando un dolore.

Un chiaro esempio del modello SRG, può essere questo: “Ogni mattina quando mi alzo (Segnale), guardo il cellulare (Routine), e gioisco o mi rattristo per un mancato messaggio (Gratificazione)”. Il cerchio si chiude e l’indomani si ripete, così ogni giorno.

Un altro passo da compiere, per cambiare un’abitudine, è appellarsi alla propria volontà. Sta a noi fare il primo passo; gli strumenti necessari che possono essere d’aiuto sono quattro.

 

  1. Identificazione. Quali cattive abitudini abbiamo? Ci stanno rovinando la vita? Possiamo armarci di carta e penna e tracciare un elenco. La consapevolezza è il primo gradino verso il cambiamento, successivamente dobbiamo individuare la routine.(Nell’esempio: “Guardo il cellulare”.)

 

  1. La gratificazione. Perché guardo il telefono quando mi alzo?” Il secondo strumento agisce nell’identificare il bisogno che stiamo soddisfacendo. È difficile intuirlo, per farlo occorre sperimentare nuove ruotine. “Domani quando mi sveglio anziché guardare lo smartphone, potrei fare prima colazione”. In questo caso, è indispensabile cercare di notare se c’è una gratificazione differente.

Per cercare di individuarla è consigliabile tenere un diario e scrivere ad ogni fine esperimento tre parole. Potrebbero essere riferite ad un particolare stato d’animo o pensieri causali ma l’importante è farsi questa domanda: “Ho ancora l’esigenza di controllare il cellulare quando mi alzo?”. Se la risposta è “No” avremmo trovato la gratificazione sostitutiva e le tre parole ci aiuteranno a capire il bisogno che stiamo soddisfacendo.

Il segnale. Nell’esempio proposto “Alla mattina quando mi alzo” è l’atto che ci porta automaticamente a controllare il telefono. Ora, occorre fare molta attenzione: ci sono ben cinque categorie di segnali:

 

  • Il luogo in cui siamo.

  • L’ora del giorno.

  • Il nostro stato emotivo

  • Le persone con cui stiamo

  • Le azioni che abbiamo compiuto.

Se vogliamo identificare il segnale, occorre applicarsi durante l’abitudine, rispondendo a queste domande:

 

 

  • Dove mi trovo?

  • Che ore sono?

  • Come mi sento?

  • Con chi sto?

  • Cosa ho appena fatto?

In giro di poco tempo saremmo in grado di identificare il segnale.

 

  1. L’azione. È giunto il momento di eliminare l’abitudine e per farlo, nonostante il lavoro svolto, serve un piano. Ad esempio: “Alla mattina quando mi alzo (segnale), vado a fare un ottima colazione (routine), il gusto del caffè affacciato alla finestra mentre gli uccelli cinguettano mi mette serenità (gratificazione). Che bella giornata”.

In sintesi, per cambiare una cattiva abitudine, tutto ciò che è necessario, oltre alla volontà, è focalizzarsi su i tre elementi (SRG) e agire su di essi.

 

di Luca Mordenti

 

 
 

 

 

 

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Cosa sono asessualità e demisessualità?

Termini ancora poco chiari.  

asessualiSi tratta di orientamenti sessuali, così come gay, lesbiche o transgender ma difficili da identificare. Non si parla di una forma di pensiero ma di un fatto oggettivo. I due vocaboli, seppur coinvolgendo una minima parte di persone, hanno trovato spazio nella ricerca, arrivando finalmente ad una definizione.

Chi sono gli asessuali?

asessualità-2

Sono persone che non provano attrazione fisica per altriindividui né sono interessati al sesso. Non si parla di un disturbo fisico o psicologico. 

Il paradosso? Possono vivere relazioni e aver rapporti. Questa categoria, a sua volta, si muove in due direzioni: sessuale e sentimentale, dove le persone coinvolte provano tre tipi di impulsi differenti.

1)     Eteromantico: Attrazione sentimentale verso persone del sesso opposto.

2)     Omoromantico: Attrazione sentimentale verso le persone dello stesso sesso.

3)     Aromantico: Nessun tipo di attrazione romantica.

Un esempio di definizione che racchiude il concetto di asessualità, è: «Mi piaci, ma non sono sessualmente attratto da te». I soggetti, infatti, possono masturbarsi, avere relazioni fisiche, ma mai provare un vero e proprio piacere.

Chi sono i Demisessuali?

demisessuale

Una “sottocategoria” degli asessuali. La sezione italiana di Aven (Asexual visibility and education network) li definisce come persone che provano attrazione sessuale solo verso individui con cui hanno sviluppato un forte legame amoroso. I demisessuali in un primo momento possono sembrare asessuali ma si distinguono quando si crea una connessione profonda con un altro individuo. 

Non si tratta di somiglianze sociali, personali, morali o religiose, ci deve essere un’intesa, la stessa che automaticamente provoca attrazione fisica. Nel momento in cui si rompe il legame emozionale, immediatamente sparisce tutto, senza rimorsi o dolori.

“Queer” 

queerÈ il termine che racchiude queste minoranze sessuali. Letteralmente, vuol dire: strano o bizzarro.  Nonostante sia usato in senso negativo, la parola è stata ripresa dal collettivo LGBT che ha concesso alla categoria il proprio sostegno. In alcuni casi viene utilizzata la sigla LGTBIG, dove la “I” sta ad indicare gli intersessuali.

Oggi, il nostro orientamento non deve più essere un tabù. La ricerca ci aiuta dando definizioni ed è importante riconoscersi e accettarsi. Solo in questo modo potremmo vivere la sessualità in maniera soddisfacente. Se ci sentiamo persi e abbiamo idee confuse, c’è solo un mondo per fare chiarezza: contattare uno specialista. Vi aiuterà a scoprire la direzione del vostro essere per poter vivere finalmente liberi e felici. 

 

di Luca Mordenti

 
 
 

 

 

 

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Come colpire al primo appuntamento

Amore, lavoro, pubbliche relazioni 

primo-appuntamentoQuel che conta è fare buona impressione. Non importa essere belli, fascinosi o avvolti da un’aura di mistero. La miglior arma di seduzione è l’ascolto. L’obbiettivo del primo appuntamento è fare un’ottima figura con chi abbiamo di fronte per la prima volta; solo in questo modo potremmo fare la differenza, essere ricordati e ricontattati.

Anche se l’amore non ha regole, ci sono strategie per poter giocare al meglio le nostre carte. Colpire al primo incontro è un avvenimento che non solo ci riempie di autostima ma diventa sinonimo dell’essere riusciti a stabilire un contatto più profondo con una persona.

Se i vostri appuntamenti non riscuotono successo provate a seguire questi otto semplici consigli.

1.     L’ascolto. Lascia spazio alle parole dell'altro e mostrati interessato. Fai domande e limitati a ribattere esclusivamente con riferimenti connessi alle tue esperienze.

2.     Tutti abbiamo buone qualità. Se il tuo orecchio avrà prestato la giusta attenzione, tieni a mente che a tutti piace ricevere complimenti. Perciò passa all’attacco mettendo in evidenza le buone qualità della persona. Se non sei riuscito a cogliere nulla di buono, continua a far domande. Prima o poi troverai lati preziosi da mettere in luce.

3. Concentrati. Impara a staccare la mente e fissarti sull’obbiettivo: fare un’ottima impressione. Ognuno di noi, quotidianamente, è assalito da problemi di vario tipo (ad es. una nuova  bolletta, una multa, necessità di fare la spesa, etc.). I nostri occhi parlano sempre: se abbiamo la testa da un’altra parte chi ci troviamo di fronte indubbiamente se ne accorgerà. Cerca di stare con mente e corpo nel “qui ed ora”.

cellulare4. Social mania. Evita assolutamente di usare il cellulare. Whatsapp, Facebook, mail... Oltre a risultare maleducato, consultare lo smartphone durante un incontro non è altro che sinonimo di disinteresse. La persona non apprezzerà.

5. Fiducia. Un dono che sembra svanito da tempo. Se mostri curiosità, catturi la attenzione. Sapere che chi stai conoscendo si fida di te, è già un ottimo traguardo. Senz’altro basterà a ottenere un secondo incontro.

6. Questione di carattere. Non aver paura di mostrare i lati della personalità. Sii solare, evita lamentele, o se proprio non puoi farne a meno, sii autoironico. Scegliere parole e argomenti adatti è la chiave per entrare in sintonia sin da subito. Per il resto ci sarà tempo. Rifuggi discorsi di autocompiacimento, come: parlare degli ottimi voti all’università, della straordinaria forma fisica e via dicendo.

L’umiltà e la capacità di ascoltare oltre che delle qualità dovrebbe essere sforzi individuali. A favore di un’umanità migliore, quindi di ogni singolo individuo.

luca-mordenti

 

di Luca Mordenti

 
 
 

 

 

 

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