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Olio esausto, ecco come riciclarlo

La domenica avete deliziato il vostro palato con una bella frittura di pesce? O magari delle succulenti melanzane immerse nell'olio?
Benissimo. Avete aperto la finestra, lavato i piatti e buttato l’olio usato nello scarico del lavandino o nel water... Cosa?? No! Sapete che con quel gesto abbiamo appena messo in pericolo suolo, falde acquifere, mari e bacini idrici? L’olio da cucina esausto infatti, se disperso nell’ambiente, non solo è molto inquinante ma crea un sottile strato che rende la terra impermeabile ai nutrienti e quindi arida e difficilmente coltivabile.
 
Ogni italiano consuma all’anno circa 3,5 chili di olio per fritture e molti non sanno nemmeno cosa sia un’isola ecologica ( e anche se lo sapessero non si scomoderebbero mica a portare l’olio negli appositi contenitori). Eccovi allora una serie di modi con cui potrete riciclare l’olio d’oliva senza muovervi da casa. 
 
Purificare l'olio
  • Innanzitutto, prima di qualsiasi operazione, si deve lasciar raffreddare l’olio, poiché ci vorranno ore prima di poterlo riutilizzare. Sistemarlo perciò in un luogo fuori dalla portata di bambini e animali. 
  • Assicurarsi che non sia olio di natura mista, come ad esempio olio di semi vari
  • Versare l’olio in una pentola e aggiungere dell’acqua
  • Scaldare il tutto su un fuoco basso mescolando con delicatezza: tutti i residui di cibo e le impurità che galleggiano nell’olio finiranno nello strato sottostante di acqua.
  • Per separare l’olio dall’acqua bisognerà farlo raffreddare e poi congelarlo.
 
Fatto?
Allora siete pronti per ridare nuova vita al vostro olio! Potete:
 
 
Friggere nuove pietanze
Usarlo come combustibile per lampade ad olio
Ricavare Biodiesel ecologico, cercando tra i tanti tutorial online.
Preparare mangime per animali, semplicemente mescolando olio, pane secco, riso e grano. 
 

Fare sapone o detersivo in casa (seguite questo simpatico tutorial)
 

Radersi: ebbene si, abbandonate creme e cremine: l’olio ha le stesse proprietà idratanti e uguale efficacia di prodotti specifici. 

 
Per chi vive nei paesi freddi, si può utilizzare l’olio esausto per ungere la pala da neve, rendendone più facile l’utilizzo. 
Riciclare in modo creativo: come realizzare una lampada di lava
 
 
E voi? Avete altre idee interessanti? Scrivetele nei commenti!
 
 
 
 
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Birra, le confezioni commestibili che salvano il mare

Pensate se qualcuno, inspiegabilmente, entrasse in casa vostra e cominciasse a riempirla di rifiuti tossici.
 
Ma soprattutto, voi non poteste fare nulla per impedirlo. Se foste un pesce o una tartaruga, o qualsiasi altra creatura marina, è esattamente ciò che vi starebbe accadendo. In questo caso però "i cattivi" siamo noi che, inspiegabilmente, continuiamo a gettare plastica in mari e oceani.  
 
«Le statistiche rivelano che nel mondo circa un milione di uccelli marini e 100mila mammiferi e tartarughe marine rimangono intrappolati nella plastica o la ingeriscono e muoiono» conferma Mark Tukulka, biologo marino.
 
C’è però chi lavora per noi e la nostra noncuranza. 
 
 
Imballaggio commestibile
L’idea viene dalla Saltwater Brewery , ditta statunitense produttrice di birra artigianale.  Grazie ai sottoprodotti ricavati dal processo di produzione della birra quali orzo e grano, si possono ricavare anelli commestibili. Uno snack totalmente biodegradabile e digeribile così da non attentare alla vita delle specie marine.
 
 
Il primo lotto di anelli è stato testato ad Aprile e sembra essere resistente quanto la plastica tradizionale. «Vogliamo influenzare i grandi produttori e convincerli a unirsi a questa impresa». Dal momento che la confezione non si è diffusa, il prezzo è ancora alto. «Se la maggioranza dei produttori  di birra adottasse questa tecnologia, il costo di produzione diventerebbe competitivo».
 
Certo, l’impatto del prodotto potrebbe essere significativo, ma non basterebbe a risolvere il problema. Quindi sforziamoci di gettare i nostri rifiuti nei cestini, perché il mare è un dono che ci è stato fatto. E dobbiamo averne cura. 
 
 
 
 
 
Gli effetti della plastica sulla fauna marina. Riflettiamoci...
 

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Caravaggio in cucina: verdura e frutta sotto un'altra luce

È l’arte a definire la realtà o il contrario?
Ambienti  e oggetti del quotidiano possono assumere una bellezza seconda se semplicemente estrapolati dal contesto abituale. Anche frutta e verdura, se messi sotto la luce giusta. 
 
Renato Marcialis, con la mostra Caravaggio in cucina, è riuscito a mescolare sapientemente pittura e fotografia, fino a fonderle in un unico prodotto artistico. Grazie alla tecnica del live painting, l’artista di origine veneziana (che ha trovato la sua culla artistica a Milano)  ha ridato al cibo quell’aspetto tridimensionale, morbido e sensuale tipico dello stile dell’ anti-Michelangelo. 
 
 
Quarant’anni di esperienza nella cucina enogastronomica hanno reso Marcialis una sorta di professionista della natura morta vegetale. “«E riposto il pennello, disegnai con un raggio di luce, forme e colori, altresì nascosti da una incommensurabile oscurità». Nulla di meglio di questa concisa frase, spiega la tecnica fotografica delle mie immagini. Il tipico pennello del pittore intriso di colori, in questo caso è sostituito da un ugual pennello dal quale al posto dei colori, scaturisce un raggio di luce con cui illumino, dove ritengo opportuno, i soggetti posizionati in una accurata composizione".
 
 
Una collezione creata senza l’aiuto dell’ormai abusato Photoshop, ma stampata su tela fine art. Le fotografie vengono poi  ricoperte con una vernice di protezione che le rendono incredibilmente simili a un dipinto ad olio. Una drammaticità a cui fa da contrappunto il titolo dell' esposizione, quasi assimilabile ad un libro di ricette. 
 
In occasione dei sessant’anni dell’autore la mostra è stata riproposta in altrettante immagini nel suo studio di Milano. Per chi se la fosse persa, eccovi un assaggio in gallery. E state sicuri che guarderete frutta e verdura con altri occhi. Altro che food porn.  
 
 
 
 
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