Aggiungi valore alla natura ☢

Pannolini lavabili? Scampia risparmia fino a 1500 euro

Non è solo il fatto che venga aperta una pannolinoteca.

Ma che si inauguri a Scampia, zona di Napoli divenuta famosa non certo per motivi egregi, dimostra che i fiori possono nascere anche su terreni poco fertili. L'associazione Cominciamo bene, buone pratiche per famiglie felici è la prima a consentire lo scambio di pannolini lavabili, alternativa eco-sostenibile a quelli usa e getta. «Quando ho avuto la mia prima figlia ho cercato informazioni sui pannolini riutilizzabili e ho trovato molta confusione» spiega Stefania d'Andrea, ideatrice del progetto e mamma di un bimbo di 21 mesi e di una di 4 anni.  «L' idea quindi è mettere a disposizione di altri genitori la mia esperienza e soprattutto dare a tutti la possibilità di fare una prova gratuita ».


Nella prima pannolinoteca del capoluogo campano non solo è possibile prendere e provare liberamente i pannolini , ma si diffondono informazioni anche su allattamento al seno, svezzamento e tecniche per portare a spasso i neonati in fascia. Qualche tempo fa c'erano già state iniziative di promozione da parte di alcuni asili di Bologna, in cui veniva assegnato ai genitori un bonus per chi sceglieva l'acquisto anti-spreco.

Perchè il pannolino lavabile

I pannolini tradizionali, per quanto possano sembrare più igienici, non lo sono affatto.  Gli assorbenti sono  formati da plastica  e materiali sintetici provenienti da fonti fossili, ovvero di origine petrolifera. Non solo si spreca tantissima acqua ma vengono disperse nell'ambiente numerose sostanze tossiche( solventi, metalli pesanti, diossina).  

Il risparmio è  assicurato. È stato stimato che i pannolini utilizzati fino al momento in cui i vostri bimbi non ne avranno più bisogno sono circa 6000. Se si calcola che la spesa a pannolino è di circa 0,25 cent , spendiamo almeno 1500 euro per ogni figlio. Al contrario, con i pannolini lavabili, il massimo della spesa, a seconda della marca, è  750 euro.

Il pannolino lavabile, oltre ad essere una scelta economica e salutare  è diventato un capo d'abbigliamento sempre più trendy. « Di tanto in tanto cucio anche fasce portabebè per le mie amiche» dice Stefania. « Non è un lavoro, lo faccio per diffondere la cultura del portare il bambino con la fascia».  Questa pratica,  così poco diffusa nel nostro Paese, è molto utile per il bambino, poiché consente al neonato di sentirsi più contenuto e rassicurato dopo essersi separato bruscamente dal grembo materno.

«Come mamma ho  dovuto  affrontare tantissime difficoltà legate alla gravidanza e al puerperio - spiega la D'Andrea-  per questo oggi, con la mia associazione cerco di essere di supporto a futuri genitori e neo genitori». Presso l'associazione è possibile frequentare dei gruppi di accompagnamento alla nascita tenuti da due ostetriche, e corsi di massaggio infantile tenuti da un insegnante Aimi. In ogni caso è già possibile contattare Stefania al numero 3284693325.

 Perchè non provare?

Irene Caltabiano

 

Ti è piaciuto quest'articolo? Leggi anche:

Iscriviti al canale Youtube >>

 
 
Continua...

Glifotest, il sensore contro il glifosato ispirato ai test di gravidanza

Abbiamo già ampiamente parlato della dannosità del glifosato.
C’è chi però si sta attivando per trovare soluzioni accessibili alla maggioranza. Si chiama Glifotest  ed è opera di un gruppo di studenti della Facoltà di Agricoltura dell’Università di Buenos Aires. Il dispositivo rileva la presenza di glifosato nell’ acqua e nel cibo, con particolare riferimento ai prodotti agricoli. 
 
 
Il funzionamento di Glifotest è  ispirato  ai test di gravidanza, così da essere di semplice utilizzo per tutti. Agisce infatti grazie alla presenza di alcuni batteri che cambiano colore a contatto con l’acqua quando incontrano la sostanza. Sulla striscia si possono mettere campioni di suolo, cibo, di qualsiasi cosa si voglia analizzare. Se c’è traccia di glifosato, la carta si colora di blu.
 
 
L’iniziativa è stata presentata di recente al concorso di biologia Tecnox, che si svolge all'interno della stessa Università di Buenos Aires. Il progetto però viene portato avanti da agosto 2015 da un team di sette studenti insieme ad alcuni professori specializzati in scienze ambientali e agronomia. Il nutrito gruppo si è reso conto dell’urgenza di trovare soluzioni concrete a un problema che sta causando numerosi problemi di salute alla popolazione mondiale ma soprattutto agli agricoltori (come mostrato nel reportage fotografico di Pablo Ernesto Piovano, El costo humano de los agrotoxicos). 
 
 
L’ulteriore vantaggio di Glifotest  sarà la disponibilità di analisi alla portata economica di tutti, senza dover ricorrere ad attrezzature costose. Al momento è un progetto pilota, in quanto evidenzia solo la presenza dell’erbicida senza segnalare  quantità e concentrazione.  Ma si spera che istituzioni e privati abbiano l'intelligenza di investirci . 
 
Non è ammissibile che per denaro vengano calpestati i fondamentali diritti umani. 
 
 
 
 
 
 
<< Iscriviti al canale YouTube >>
 

 

 

Continua...

Il cielo stellato sopra di me, il glifosato dentro di me

Glifosato. Sembra il nome di un mostro delle fiabe.
 
Anche se non ne troverete traccia in un libro dei fratelli Grimm, può essere considerato pericoloso al pari della Strega cattiva. Sono molti gli studi che ne stanno confermando la dannosità; il composto chimico non solo nuoce al sistema endocrino ma sarebbe anche causa di cancro, celiachia, depressione e disturbi d’ansia. Per mancanza di evidenze, c’è il rischio che la Commissione europea rinnovi la licenza alla Monsanto, produttrice internazionale della sostanza. 
 
Cos’è il glifosato
Il composto chimico venne inventato da John Franz, chimico che lavorava per l’azienda tuttora leader nel settore prodotti agricoli. È un erbicida totale, non selettivo, sostanza che annienta in maniera indiscriminata qualsiasi tipo di vegetale.  Fin dalla sua introduzione nel 1974, quando ancora si chiamava Roundup, il glifosato fu molto utilizzato in agricoltura e ambienti urbani per diserbare strade e luoghi pubblici. 
 
Il successo del prodotto era dovuto principalmente al fatto che, al momento della sua introduzione, era il più biodegradabile e il meno tossico per l’uomo. Quindi la possibilità che raggiungesse le falde acquifere e danneggiasse i terreni era limitata.
 
Perché è diventato dannoso?
La Monsanto stessa incominciò ad introdurre varietà di piante resistenti al composto. Gli agricoltori potevano quindi liberarsi delle piante nocive solo letteralmente inondando i camoi di diserbante.  Chiaramente era un’operazione commerciale, ma, nonostante la poca trasparenza e la scadenza del  brevetto risalente a quindici anni prima, l’erbicida Monsanto continua ad essere il più utilizzato in Europa. L’azienda  fattura circa 15 miliardi di dollari l’anno e ha il monopolio della distribuzione in molti Paesi del mondo. Molti prodotti della Monsanto sono stati già oggetto di cause per danni ad ambiente, bestiame ed esseri umani.  
 
La situazione attuale 

La multinazionale sta operando grosse pressioni affinchè il diserbante non venga bandito. La Commissione europea sta agendo però con troppa diplomazia nonostante gli studi dell’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) abbiano da tempo sollevato la questione. 
 
Anthony Samsel e Stephanie Seneff del MIT, hanno verificato  che il glifosato agirebbe sull’organismo in maniera distruttiva, legandosi al manganese, enzima oligonutriente, e inibendo gli CYP, che proteggono la flora batterica.  Questi ultimi sono cruciali anche per lo smaltimento di tossine prodotte dal nostro metabolismo, nonché di farmaci e  sostanze inquinanti e fondamentali  per la regolazione ormonale e lo smaltimento della vitamina D (sotto i riflettori come elemento di molte patologie moderne quali Alzheimher, cancro, sclerosi multipla). 
 
Gli effetti del glifosato impediscono quindi una disintossicazione natrurale ,sfasando equilibrio ormonale e ritmo circadiano, con conseguenze dannose sull’alternanza sonno-veglia.  Tutto questo va infine a influire sull’intestino, costituendo una base solida per lo sviluppo dell’ansia
 
Cosa possiamo fare
Sembra che la diffusione di disturbi ansiogeni riguarderà una persona su due al mondo entro il 2020. La dannosità del glifosato non è ancora stata ufficializzata, tuttavia nessuna autorità scientifica ha smentito le ricerche.
Dal canto nostro possiamo ridurre il più possibile i prodotti confezionati, soprattutto pane, pasta e merendine,cercando di puntare su un’alimentazione a km 0 o ancora meglio, sperimentare  da soli produzione di frutta e verdura.
 
L’unico antidoto contro il mostro. 
 
 
 
 
Ti è piaciuto quest'articolo? Leggi anche:
 
Iscriviti al canale YouTube >>
 
Continua...

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci