Ripopolamento borghi montani: il Piemonte premia chi vuole cambiare vita

Voglio andare a vivere in campagna. Anzi no, montagna

Ripopolamento-borghi-montaniQuando Toto Cutugno nel 1995 presentò al Festival di Sanremo una canzone intrisa di nostalgici ricordi del vivere lento lontano dalla metropoli alienante e stressante, la percezione provata dai più fu un marcato anacronismo misto a retorica.  E invece,  l’eterno secondo, con inattesa lungimiranza aveva profetizzato quella che, qualche lustro dopo, sarebbe diventata una tendenza ed un’opportunità di sviluppo economico e creazione di indotto lavorativo. Tornare alle origini, ripopolare borghi in procinto di scomparire. E soprattutto (ri) assaporare – per i più giovani, scoprire – il gusto nutriente e confortante di una quotidianità all’insegna della prossimità, della condivisione, e della messa al bando dell’ansia (da prestazione).

Così, la Regione Piemonte ha promosso un bando per l’assegnazione di fondi a chi, pur risiedendo in un centro urbano, avesse scelto di trasferirsi in un comune montano con meno di 5mila abitanti, acquistando e/o ristrutturando un immobile. A beneficiare dell’iniziativa sono state trecento persone, la maggior parte delle quali under 40.

La montagna del Piemonte ti offre una nuova vita

È stato questo il claim con cui è stato pubblicizzato il bando che ha visto la distribuzione di circa 10 milioni di euro attraverso contributi di importo compreso tra 10mila e 40mila euro a 302 richiedenti.

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Ripopolamento borghi montani: l’identikit di chi ha detto “si”

Ripopolamento-borghi-montaniSulla carta, il target ideale del bando della Regione Piemonte sarebbe dovuto essere composto da persone mature ad un passo dalla pensione. Ad accomunarle, si sarebbe potuto pensare ci fosse il desiderio di godere i frutti del proprio lavoro tornando nel paese in cui erano cresciuti, o semplicemente la voglia di sfruttare i benefici della “decompressione” emotiva/psicologica/fisica.

E invece no: chi ha maggiormente apprezzato il bando della Regione Piemonte sono stati soprattutto i figli degli anni Ottanta e Novanta; mentre i primi, quasi certamente durante l’infanzia hanno avuto un assaggio della vita decentrata ma sostenibile dei borghi, i secondi, il più delle volte, ne hanno solo sentito parlare da nonni e genitori. Eppure…

Si tratta di under 40 single, in coppia e talvolta anche genitori, che hanno deciso di sfruttare le opportunità legate allo smart working, coniugandole con una ritrovata qualità della vita. Fare la spesa nella salumeria sotto casa, relazionarsi in modo familiare con i vicini di casa, potersi immergere nella natura senza dover prima mettersi in macchina…

State già cominciando a sognare ad occhi aperti? Controllate regolarmente i bandi promossi dalle regioni (soprattutto quelle per cui avete una preferenza), e incrociate le dita. Il vostro turno potrebbe arrivare prima del previsto…

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)


 

 

 

 

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