Poker face, il volto dell'inferno sulla terra

C’erano una volta centri scommesse, sale bingo e slot machine.

Il gioco d’azzardo, che sia online o in luoghi appositi, continua a mietere vittime. Molti cominciano a scopo ludico. Che c’è di male a tentare la fortuna ogni tanto? È  il miraggio della ricchezza ad abbindolare. Ma, sotto sotto, c’è qualcosa di più. Le testimonianze di persone che hanno attraversato il tunnel e ne sono uscite hanno un elemento comune: l’insoddisfazione. Il disagio di una vita di risparmi e stenti o semplicemente un malcontento generale nei confronti della propria esistenza. 
 
Vite come quella di  Aldo, operaio originario del Nord barese, che ha cominciato a giocare quando aveva vent’anni. Adesso ne ha quarantacinque e da poco è  riuscito a ricostiruirsi una vita. «Si è convinti di controllare il gioco, ma è il contrario ». Partite su partite, ogni giorno, fino a stordirsi,  fino a non riconoscere più il valore dei soldi. Ha toccato il fondo, delapidando il suo stipendio e non solo; è diventato vittima degli usurai, mentendo a moglie, famiglia e amici. «Ho vissuto a mille con l’illusione del paradiso, mentre era solo l’ascensore per l’inferno». Tra scommesse, gratta e vinci e giochi online è arrivato a spendere fino a trentamila euro in un giorno. «Quando si gioca si accettano anche tutte le umiliazioni. Uscivo con gli amici e chiedevo gli spiccioli per potermi pagare una pizza».
 

Una lenta distruzione

Altra caratteristica condivisa dai malati del gambling è la meticolosità nel distruggersi lentamente. Le partite diventano un secondo lavoro, con orari e modalità precise. Stesso posto, stessa ora, banconota dopo banconota, reale o virtuale che sia. Si è disposti a tutto pur di racimolare quei venti euro che ti consentono di risalire sulla terribile giostra. Concetta, quarantasei anni,  pratica rapporti orali in una nota sala bingo di Napoli pur di raccogliere ciò che perde una volta varcata la soglia del girone. Il “servizio”, in certe serate particolarmente sfortunate, viene ripetuto più di una volta. Basta che il cliente si mostri facoltoso e si avvicini ai bagni. Concetta capisce l’antifona. «Questa è una brutta droga – spiega sconsolata – non giocate, non fate la mia fine. A me, però, piace proprio giocare alle macchinette. Che ci posso fare».
 
Tante le strade che portano alla dipendenza. Superare  le difficoltà economiche, , fuggire dai problemi, la voglia di fare soldi facili. Quest’ultimo motivo ha portato Maurizio, ex giocatore patologico, a spendere tutti i suoi risparmi e chiudere il negozio in cui lavorava.  Ora ne è uscito, grazie all’aiuto della sua famiglia. « Mai più entrerò in una sala giochi. Oggi quando vado in un bar e vedo qualcuno che gioca alle macchinette, mi si stringe il cuore, provo pena e un senso di vergogna».
 

Stato o mafia?

Non è un caso che vicino a centri scommesse e sale bingo fiocchino i compro oro o attività di prestito a persone in difficoltà. Stesso discorso per i banner pubblicitari sui siti di poker online .  Il paradosso italiano  è che lo Stato sovvenziona progetti  per aiutare a uscire dal tunnel, ma permette ugualmente che ogni venti metri si trovino slot machine in bar e tabaccherie.  Per non parlare degli esercizi che ne hanno più di una, nascoste in salette abusive. Un’ipocrisia legalizzata, su cui mafia e camorra lucrano da anni. C’è chi ha creato apposite società per il noleggio delle macchinette, chi impone che debbano essere installate solo in determinate attività e chi riscuote il pizzo tutti i mesi. Alcuni clan quantificano in tempo reale le partite effettuate online, grazie alla centralizzazione delle informazioni su un  server, e calcolano subito il guadagno.
 
Uno dei tanti orrori nascosti sotto il rassicurante velo dello Stato protettore e interessato al cittadino. Tuttavia nulla è perduto. Esistono molti centri di recupero per le patologie legate al gioco, come le Associazioni Giocatori Anonimi, presenti in tutte le regioni italiane. 
 
Testimoniare e capire di non essere soli è importante. È il primo passo per uscire dall’inferno e camminare verso la redenzione. 
 
 
 
 
 
 

 

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