Lavorare 2.0

WEDDING PLANNER…. una professione in ascesa

Organizza matrimoni ed eventi rendendo il giorno più bello della nostra vita perfetto

Viene anche definito come lo “Psicologo dei fiori d’arancio” perché riesce ad indovinare i gusti dei futuri sposi e da consigli utili per la riuscita perfetta del matrimonio, è il Wedding Planner.

E’ una professione in ascesa ed è stata importata dagli Stati Uniti dov’è nata oltre 20 fa. Inizialmente considerata elitaria ad oggi sono molte le persone che richiedono questa figura. Del resto organizzare un matrimonio non è facile e può trasformarsi in un incubo soprattutto se non si ha tempo a disposizione.

Come si diventa Wedding Planner?

Pur non essendo necessaria una particolare formazione è utile aver effettuato studi in ambito economico o di gestione delle arti oppure,in alternativa, l’aver frequentato un corso di formazione apposito.

Si tratta di una professione prevalentemente a carattere imprenditoriale che prevede l’apertura di un’agenzia per la quale non è necessario possedere un consistente capitale iniziale, è però indispensabile investire del denaro per partecipare alle fiere di settore e a tutti quegli eventi dedicati alle future coppie.

Un buon corso di Wedding Planner dovrà insegnarci innanzitutto ad organizzare la nostra azienda svolgendo attività quali:

  • Scegliere la forma giuridica dell’azienda
  • Ottenere i permessi necessari per lo svolgimento della professione
  • Decidere l’organizzazione finanziaria
  • Provvedere all’eventuale creazione del sito Internet e la sua ottimizzazione on- line
  • Selezionare e sceglierei collaboratori e fornitori di servizi, come: fiorai, aziende di catering, location,      ristoranti, aziende di trasporti, ecc.
  • Creare dei files di presentazione dell’azienda e dei servizi che offre
  • Creare delle bozze di risposta alle richieste dei clienti sia italiani che stranieri
  • Creare dei files per il primo contatto con i clienti
  • Creare dei files per la lettera d’offerta e il contratto
  • Creare un Budget Planner
  • Promozione dell’azienda
Quali sono le mansioni

Per fare il Wedding Planner è importantissimo avere un carattere incline alla professione mostrando doti come: il saper ascoltare, saper proporre, essere creativi, manuali, precisi, puntali, avere senso estetico, senso di mediazione, flessibilità, problem solving e massima disponibilità senza mai invadere.

Le mansioni possono variare a seconda delle esigenze degli sposi ma in linea di massima sono essenzialmente queste:

  • Preparazione dei documenti del matrimonio a seconda che sia religioso o civile
  • Selezione ed acquisto degli addobbi floreali
  • Organizzazione sia del ricevimento del matrimonio sia degli eventi che precedono il matrimonio, come la festa di fidanzamento, addio al celibato e nubilato
  • Scelta delle location, scelta fornitori dei banchetti, ecc.
  • Prenotazione della Chiesa o della sala del Municipio
  • Abito da sposa, acconciatura, make-up e accessori vari
  • Selezione musiche ed eventuali artisti e cantanti per il ricevimento di nozze
  • Organizzazione del viaggio di nozze
  • Gestione partecipazione, allestimento, bomboniere, preparazione torta nuziale.
Quanto si guadagna

Il Wedding Planner può essere una professione molto redditizia. Essa varia a seconda del luogo in cui si svolge l’attività e del nome che ci si costruisce. 

Possiamo dire però che la maggior parte dei Wedding Planner scelgono di farsi pagare in due modi: o prendendo una percentuale sui singoli servizi offerti (generalmente si aggira attorno al 20%) oppure concordando un prezzo unitario per tutto il lavoro.  

Simona  

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Le “magnifiche quattro” della ricerca sui tumori sono italiane

“Pioggia” di riconoscimenti per l’oncologia nostrana. Nei giorni scorsi infatti, Carlotta Antoniotti ed Emanuela Palmerini sono state premiate con il Merit Award 2016 dalla Società Americana di Oncologia Clinica (Asco). Quasi contemporaneamente, sono state insignite anche Marta Schirripa e Caterina Fontanella. Le loro ricerche sul tumore al colon e al seno sono state definite tra le «più significative al mondo».
 
Carlotta Antoniotti, 29enne di Massa Carrara, lavora presso il Polo Oncologico dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana. Emanuela Palmerini, un anno più grande, si occupa di tumori all’apparato locomotore, e sta ultimando lo studio di fase 3 sulla sinovite pigmentosa all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
 
«Ho sempre inviato miei lavori all’Asco e ho sempre ottenuto che venissero presentati. Così è stato anche quest’anno, ma in più c’è stata la sorpresa di ricevere questo riconoscimento. Quello presentato a Chicago è solo uno dei risultati ottenuti grazie ai finanziamenti della Regione Emilia Romagna e dell’Università intitolati ad Alessandro Liberati. Sono soldi italiani, ma su altri progetti stiamo lavorando con fondi europei. In ogni caso, qualsiasi sia la provenienza del denaro, quello che fa la differenza sono le relazioni umane, quelle che si intrecciano fra ricercatori e che poi permettono di realizzare studi internazionali di livello». Così Palmerini.
La studiosa ha peraltro sottolineato che fare network è cruciale soprattutto quando si lavora su patologie rare, come nel suo caso. «Per coltivare queste relazioni ho passato diverso tempo all’estero e in parte ho rinunciato alla mia vita personale». 
 
Marta Schirripa, dopo un periodo presso la University of Southern California, si sta specializzando all’ateneo di Pisa. Anche Fontanella ha alle spalle un’esperienza all’estero (nel suo caso, presso il German Breast Group di Francoforte), e attualmente lavora all’Ospedale di Udine. Peraltro, entrambe vedono nel loro futuro nell’Italia, pur non nascondendo la soddisfazione derivante da un premio così prestigioso a livello internazionale.  Che si stia preparando una sorta di contro-esodo dei cervelli nostrani?

“Pioggia” di riconoscimenti per l’oncologia nostrana. Nei giorni scorsi infatti, Carlotta Antoniotti ed Emanuela Palmerini sono state premiate con il Merit Award 2016 dalla Società Americana di Oncologia Clinica (Asco). Quasi contemporaneamente, sono state insignite anche Marta Schirripa e Caterina Fontanella. Le loro ricerche sul tumore al colon e al seno sono state definite tra le «più significative al mondo».

 

Carlotta Antoniotti, 29enne di Massa Carrara, lavora presso il Polo Oncologico dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana. Emanuela Palmerini, un anno più grande, si occupa di tumori all’apparato locomotore, e sta ultimando lo studio di fase 3 sulla sinovite pigmentosa all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.

 

«Ho sempre inviato miei lavori all’Asco e ho sempre ottenuto che venissero presentati. Così è stato anche quest’anno, ma in più c’è stata la sorpresa di ricevere questo riconoscimento. Quello presentato a Chicago è solo uno dei risultati ottenuti grazie ai finanziamenti della Regione Emilia Romagna e dell’Università intitolati ad Alessandro Liberati. Sono soldi italiani, ma su altri progetti stiamo lavorando con fondi europei. In ogni caso, qualsiasi sia la provenienza del denaro, quello che fa la differenza sono le relazioni umane, quelle che si intrecciano fra ricercatori e che poi permettono di realizzare studi internazionali di livello». Così Palmerini.

La studiosa ha peraltro sottolineato che fare network è cruciale soprattutto quando si lavora su patologie rare, come nel suo caso. «Per coltivare queste relazioni ho passato diverso tempo all’estero e in parte ho rinunciato alla mia vita personale».

 

Marta Schirripa, dopo un periodo presso la University of Southern California, si sta specializzando all’ateneo di Pisa. Anche Fontanella ha alle spalle un’esperienza all’estero (nel suo caso, presso il German Breast Group di Francoforte), e attualmente lavora all’Ospedale di Udine. Peraltro, entrambe vedono nel loro futuro nell’Italia, pur non nascondendo la soddisfazione derivante da un premio così prestigioso a livello internazionale.  Che si stia preparando una sorta di contro-esodo dei cervelli nostrani?

 

“Pioggia” di riconoscimenti per l’oncologia nostrana. Nei giorni scorsi infatti, Carlotta Antoniotti ed Emanuela Palmerini sono state premiate con il Merit Award 2016 dalla Società Americana di Oncologia Clinica (Asco). Quasi contemporaneamente, sono state insignite anche Marta Schirripa e Caterina Fontanella. Le loro ricerche sul tumore al colon e al seno sono state definite tra le «più significative al mondo».

 

Carlotta Antoniotti, 29enne di Massa Carrara, lavora presso il Polo Oncologico dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana. Emanuela Palmerini, un anno più grande, si occupa di tumori all’apparato locomotore, e sta ultimando lo studio di fase 3 sulla sinovite pigmentosa all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. 

 

 

 Investire nella laurea o nel mattone?

 «Ho sempre inviato miei lavori all’Asco e ho sempre ottenuto che venissero presentati. Così è stato anche quest’anno, ma in più c’è stata la sorpresa di ricevere questo riconoscimento. Quello presentato a Chicago è solo uno dei risultati ottenuti grazie ai finanziamenti della Regione Emilia Romagna e dell’Università intitolati ad Alessandro Liberati. Sono soldi italiani, ma su altri progetti stiamo lavorando con fondi europei. In ogni caso, qualsiasi sia la provenienza del denaro, quello che fa la differenza sono le relazioni umane, quelle che si intrecciano fra ricercatori e che poi permettono di realizzare studi internazionali di livello». Così Palmerini. La studiosa ha peraltro sottolineato che fare network è cruciale soprattutto quando si lavora su patologie rare, come nel suo caso. «Per coltivare queste relazioni ho passato diverso tempo all’estero e in parte ho rinunciato alla mia vita personale».

 

 

 

Marta Schirripa, dopo un periodo presso la University of Southern California, si sta specializzando all’ateneo di Pisa. Anche Fontanella ha alle spalle un’esperienza all’estero (nel suo caso, presso il German Breast Group di Francoforte), e attualmente lavora all’Ospedale di Udine. Peraltro, entrambe vedono nel loro futuro nell’Italia, pur non nascondendo la soddisfazione derivante da un premio così prestigioso a livello internazionale.  Che si stia preparando una sorta di contro-esodo dei cervelli nostrani?

 

 

Francesca Garrisi

 

 

 

Le donne sono più brave negli studi, ma sono più penalizzate sul lavoro

“Pioggia” di riconoscimenti per l’oncologia nostrana. Nei giorni scorsi infatti, Carlotta Antoniotti ed Emanuela Palmerini sono state premiate con il Merit Award 2016 dalla Società Americana di Oncologia Clinica (Asco). Quasi contemporaneamente, sono state insignite anche Marta Schirripa e Caterina Fontanella. Le loro ricerche sul tumore al colon e al seno sono state definite tra le «più significative al mondo».

Carlotta Antoniotti, 29enne di Massa Carrara, lavora presso il Polo Oncologico dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana. Emanuela Palmerini, un anno più grande, si occupa di tumori all’apparato locomotore, e sta ultimando lo studio di fase 3 sulla sinovite pigmentosa all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.

Solenica, la startup che ti porta a casa l’energia solare

«Ho sempre inviato miei lavori all’Asco e ho sempre ottenuto che venissero presentati. Così è stato anche quest’anno, ma in più c’è stata la sorpresa di ricevere questo riconoscimento. Quello presentato a Chicago è solo uno dei risultati ottenuti grazie ai finanziamenti della Regione Emilia Romagna e dell’Università intitolati ad Alessandro Liberati. Sono soldi italiani, ma su altri progetti stiamo lavorando con fondi europei. In ogni caso, qualsiasi sia la provenienza del denaro, quello che fa la differenza sono le relazioni umane, quelle che si intrecciano fra ricercatori e che poi permettono di realizzare studi internazionali di livello». Così Palmerini.  La studiosa ha peraltro sottolineato che fare network è cruciale soprattutto quando si lavora su patologie rare, come nel suo caso. «Per coltivare queste relazioni ho passato diverso tempo all’estero e in parte ho rinunciato alla mia vita personale».

Marta Schirripa, dopo un periodo presso la University of Southern California, si sta specializzando all’ateneo di Pisa. Anche Fontanella ha alle spalle un’esperienza all’estero (nel suo caso, presso il German Breast Group di Francoforte), e attualmente lavora all’Ospedale di Udine. Peraltro, entrambe vedono nel loro futuro nell’Italia, pur non nascondendo la soddisfazione derivante da un premio così prestigioso a livello internazionale. Che si stia preparando una sorta di contro-esodo dei cervelli nostrani?

 

 

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Tornare a lavoro dopo aver cresciuto i propri figli con Après

In America nasce il primo sito che aiuta le donne che hanno scelto di crescere i propri figli a ricollocarsi nel mondo del lavoro

AprèsPer una donna non è facile prendersi cura dei propri figli e lavorare a tempo pieno. Sono tante le storie di donne che hanno lavorato per lungo tempo dando il massimo per diventare delle professioniste del loro campo, ma ognuna di loro ha dovuto poi fare i conti con la maternità e con tutto ciò che implica la crescita di un figlio. Gli impegni si moltiplicano ed il tempo e la forza per fare entrambe le cose bene spesso mancano. Per questo molte di queste decidono di abbandonare il lavoro almeno fino a quando i figli non sono cresciuti.

E dopo?  

Ricollocarsi nel mondo del lavoro diventa difficilissimo! sei troppo vecchia rispetto alle nuove leve che si affacciano nel mondo del lavoro e poco aggiornata, a causa della lunga assenza, rispetto a chi non ha mai smesso di lavorare.

E allora che fare ?

AprèsDa un’idea di due madri “professioniste” che hanno deciso di abbandonare temporaneamente il lavoro per dedicarsi alla propria famiglia, è nata negli Stati Uniti la prima piattaforma di reclutamento digitale, sul modello di Linkedin, per mamme altamente qualificate che vogliono riavviare la carriera.

Così Jennifer Gefsky e Niccole Kroll hanno lanciato questo maggio Après che in francese significa “dopo” il cui obiettivo principale è quello di ricordare ai datori di lavoro il valore di queste professioniste che vogliono tornare a lavorare per essere finanziariamente indipendenti ed anche per la propria realizzazione professionale.

Come funziona Après

L’iscrizione base è gratuita e prevede l’accesso alla community, a contenuti editoriali e ad elenchi di aziende allineate con la mission del sito. Mentre l’assunzione di un life coach per consulenze private e la versione premium che rende il profilo “cercabile” da potenziali datori di lavoro è a pagamento.

Ci auguriamo che anche in Italia un giorno non lontano venga creata una piattaforma simile che consenta alle donne di rimettersi in gioco.

Simona
Brand story agitator

 

 

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