Lavorare 2.0

Via dall'Italia. Piano di fuga per sfigati!

Cambiare vita

cambiare vita

LUI aveva un’attività autonoma LEI lavorava in banca.

Tre figli di 10 anni – 5 anni – 1 anno. Casa di proprietà, ipotecata per i prossimi trentanni, con tre camere da letto, al centro della città, frequentata assiduamente da persone sospettabili tra i quali: un avvocato, una neo mamma, una vagabonda, un’imprenditrice, e molte altre losche figure. 

L’orgoglio della donna di casa sono gli elettrodomestici ultimo grido, supertecnologici e superintuitivi, superveloci e supertutto, ma sopratutto, supercostosi. 

In un impeto di follia, spinti da fattori discutibili e talvolta oscuri, mamma e papá decidono di cambiare la loro vita.

leggi anche: La chiave del successo? Circondarsi delle persone giuste...

Il famoso SALTO DI QUALITÀ

la nuova vita

E fu così che dopo aver dato le dimissioni (lei) e chiuso l’attività (lui), affrontarono un viaggio che sembrava lo sbarco in Normandia, approdando in una graziosa cittadina del Sud inglese. 

Adesso vivono in una piccionaia buia, umida, con due camere da letto che insieme ne fanno una, senza mobili e con due elettrodomestici antiquati e di pessima qualità. 

Questa "Psyco-Family" ha deciso di riportare fedelmente successi e insuccessi, per incoraggiare e scoraggiare chiunque tenti di cambiare radicalmente la propria vita. 

Scarica il libro e....buona lettura! 

 

 
 

 
 

 

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Made in Italy: come trasformare una passione in lavoro

Moltiplicate motivazione per specializzazione e segmentazione settoriale, e otterrete l’eccellenza. Questa è la cifra distintiva di numerose opportunità formative che si stanno costituendo in giro per l’Italia. Parola d’ordine: differenziarsi e mettere in campo il proprio valore, per creare profili professionali sempre più abili e altamente spendibili (ovvero, richiesti) nel mercato del lavoro. 
Già, perché nella vita di tutti i giorni, sui tuttologi spacciatori di fuffa vince  chi sa “fare”, chi possiede gli strumenti e i ferri (è proprio il caso di dirlo) di un mestiere. Ciò perché il mercato del lavoro non conosce i pregiudizi e lo snobismo che ancora pervadono il settore accademico e che lo vogliono in stridente opposizione alle vere e proprie professioni. 
Dal punto di vista delle eccellenze, l’Italia non fa distinzioni. Da nord a Sud passando per il centro la penisola pullula di scuole di formazione che impartiscono a un manipolo di appassionati e volenterosi l’ABC dei più disparati lavori, alcuni dei quali dati per già morti dal grosso dell’opinione pubblica. In questo, gioca sicuramente un ruolo decisivo l’estrema ricchezza artistica e artigianale che ci caratterizza.
Particolarmente emblematico, il neonato corso di laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali declinato su strumenti musicali, strumentazioni e strumenti scientifici e tecnici. Da quest’anno saranno cinque gli strudenti che, una volta selezionati, potranno seguire corsi come disegno, acustica e chimica. Il luogo delle lezioni è tutt’altro che casuale: si tratta infatti del Dipartimento di Musicologia di Cremona. La città ospita anche la Scuola Internazionale di Liuteria, annoverata tra le 17 migliori scuole italiane di arti e mestieri redatta dalla Fondazione Cologni Mestieri d’Arte.
In Umbria, a Solomeo, lo stilista Brunello Cucinelli ha creato una Scuola di Mestieri che propone corsi di arti murarie, sartoria, rammendo e rimaglio. L’Accademia Teatro alla Scala di Milano lavora invece alla costituzione di un percorso ad hoc per lighting designer e manager delle performing arts; la selezione prevede, tra le altre cose, una fase di analisi sul campo e studio degli allestimenti scenici utilizzati più recentemente. 
Moltiplicate motivazione per specializzazione e segmentazione settoriale, e otterrete l’eccellenza

Questa è la cifra distintiva di numerose opportunità formative che si stanno costituendo in giro per l’Italia. Parola d’ordine: differenziarsi e mettere in campo il proprio valore, per creare profili professionali sempre più abili e altamente spendibili (ovvero, richiesti) nel mercato del lavoro.

Già, perché nella vita di tutti i giorni, sui tuttologi spacciatori di fuffa vince  chi sa “fare”, chi possiede gli strumenti e i ferri (è proprio il caso di dirlo) di un mestiere. Ciò perché il mercato del lavoro non conosce i pregiudizi e lo snobismo che ancora pervadono il settore accademico e che lo vogliono in stridente opposizione alle vere e proprie professioni.

Dal punto di vista delle eccellenze, l’Italia non fa distinzioni

Da nord a Sud passando per il centro la penisola pullula di scuole di formazione che impartiscono a un manipolo di appassionati e volenterosi l’ABC dei più disparati lavori, alcuni dei quali dati per già morti dal grosso dell’opinione pubblica. In questo, gioca sicuramente un ruolo decisivo l’estrema ricchezza artistica e artigianale che ci caratterizza.

Particolarmente emblematico, il neonato corso di laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali declinato su strumenti musicali, strumentazioni e strumenti scientifici e tecnici. Da quest’anno saranno cinque gli strudenti che, una volta selezionati, potranno seguire corsi come disegno, acustica e chimica. Il luogo delle lezioni è tutt’altro che casuale: si tratta infatti del Dipartimento di Musicologia di Cremona. La città ospita anche la Scuola Internazionale di Liuteria, annoverata tra le 17 migliori scuole italiane di arti e mestieri redatta dalla Fondazione Cologni Mestieri d’Arte.

In Umbria, a Solomeo, lo stilista Brunello Cucinelli ha creato una Scuola di Mestieri che propone corsi di arti murarie, sartoria, rammendo e rimaglio. L’Accademia Teatro alla Scala di Milano lavora invece alla costituzione di un percorso ad hoc per lighting designer e manager delle performing arts; la selezione prevede, tra le altre cose, una fase di analisi sul campo e studio degli allestimenti scenici utilizzati più recentemente.

Insomma, quando tradizione e innovazione si coniugano, il nostro Paese trova finalmente la sua, unica, ricetta per un’istruzione di qualità, ancorata alle effettive possibilità di inserimento lavorativo. D’altra parte, trattandosi di profili “di nicchia” ciascuno di questi non coinvolge un cospicuo numero di studenti, ma, considerando che l’Italia è piena di eccellenze produttive-manifatturiere, detto modello formativo potrebbe “contagiare” moltissimi settori, agevolando il dialogo e la “messa a sistema” sinergica di quelli più affini e simili.  

Francesca Garrisi

 
 
 
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Ferie illimitate e pagate: Amantha è il miglior capo del mondo!

La regola? Non avere regole.

Almeno se si tratta di vacanze. Amantha Imber, imprenditrice australiana, si è guadagnata il titolo di miglior capo del mondo. Come? Ha deciso, sull’onda lunga dei CEO di LinkedIn e Virgin ,di lasciare ai suoi sottoposti totale liberà di gestione sul lavoro. Senza calcoli, né orari, né cartellini, con possibilità di prendere ferie in qualsiasi momento dell’anno.

Fondatrice  di Inventium, ditta di consulenze, l’imprenditrice vuole spingere i dipendenti a calibrare le proprie forze sul lavoro. «Mi ha sempre infastidito leggere che in Australia i contratti prevedono 4 settimane di ferie pagate all’anno ma affermano che un dipendente a tempo pieno lavora una settimana di 38 ore. In Inventium come in molti altri luoghi di lavoro questo non accade. L’orario di lavoro tende ad essere più lungo di 38 ore e ciò che avviene quando si ha una squadra incredibilmente  dedicata che si preoccupa veramente di quello che fanno e cercano i clienti»

La super –boss ha perciò dato voce e concretezza al desiderio di tutti i lavoratori del mondo: riposarsi quando se ne sente il bisogno. E se qualcuno ne approfitta? Amantha non contempla questa possibilità, si fida dei suoi dipendenti. «Dando di nuovo a loro il controllo inizieranno ad essere responsabili dei loro livelli di energia e a creare un equilibrio tra lavoro e vita privata».

Sarà forse questo il segreto di efficienza e produttività? Lo vedremo. Intanto complimenti e speriamo che altri super-mega-direttori seguano il suo esempio.

 

 

di Irene Caltabiano

 
 
 
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