I geni dell'open source sono i nuovi hippy?

Il popolo dei nerd.
 
C’è chi li considera gli sfigati per eccellenza, chi dell’essere geek ha fatto una  moda, chi ancora nasconde il suo animo da amante dell’informatica sotto mentite spoglie. Una cosa è certa: questi maghi del web hanno reso la rete un posto migliore.
 
Il Moz Fest, manifestazione svoltasi a Londra  pochi giorni fa, ha  come obiettivo la sempre maggiore  evoluzione e democrazia del mondo virtuale. L’evento è un’idea di Mozilla Foundation, madre della celebre volpe di fuoco open source, principale concorrente di Google Chrome.  Mark  Surman, direttore esecutivo dell’ organizzazione , ha come missione creare un web sempre più aperto e collaborativo, con piattaforme fluide e costantemente implementate e migliorate dall’utente.
 
Il mondo dei talenti nello sviluppo di nuove frontiere dell'informatica non ha confini e nemmeno età. Una delle mascotte del festival è Femi, bimbo di nove anni affetto da sindrome di Tourette, che però insegna a ragazzi molto più grandi di lui. Il genietto, accompagnato dalla mamma-manager Grace, organizza eventi chiamati Raspeberry Jam, dove svela i segreti di Raspberry Pi.  Il dispositivo altro non è che un computerino da lui stesso ideato, che aiuta a  programmare in maniera ludica. Lo stand accanto ospita invece una simpatica 70enne, che non è la nonna di un programmatore che non ha potuto lasciarla sola a casa. Maria Francesca, attorniata da tessuti in feltro, fili e led, insegna a realizzare la remembrance poppy luminosa , spilla a forma di papavero in perfetta tradizione british (da indossare a novembre per ricordare i caduti in battaglia). « Sono un’ insegnante di biologia ma anche una grande appassionata di  elettronica. Credo che tornerò al Moz Fest anche l’anno prossimo, mi dà l’impressione di capire dove sta andando il mondo ». Chi non vorrebbe una nonna così “evoluta”?
 
Un nobile obiettivo è anche quello di Banyan Tree, opera di Neha e Babitha, due ragazze indiane. L’idea prende ispirazione dagli alberi di villaggi della loro terra d’origine , dove spesso le persone si incontrano per condividere storie e stare insieme. Un luogo dove combattere l’immaginario del nerd solitario e misantropo: all’ombra dei suoi rami di tessuto giallo, la comunità geek discute di nuove forme di miglioramento della tecnologia quotidiana.
 
Surman sottolinea l’importanza di eventi del genere per mettere in contatto persone che vogliono contribuire a un uso di internet intelligente e democratico. Il dirigente è stato addirittura definito capo di una comunità di hippy moderni. « Non mi dispiace pensarlo » afferma il leader. « Chi ci guarda può credere che siamo idealisti, ma in realtà siamo molto pragmatici, risolviamo problemi concreti. La combinazione tra ideale e reale è potente e bella».
 
Durante l’evento  si lavora soprattutto a temi come sorveglianza, privacy e open data, riflettendo su un uso etico della rete. L’iper-connessione secondo molti ha portato a una perdita di immaginazione, nonché a una diminuzione degli incontri reali, riconfermando il clichè del nerd invaghito della tecnologia e poco interessato a amore e sesso. «Forse non siamo propriamente sexy ma chi viene qui lo fa per creare nuove amicizie e trovare connessioni professionali. Probabilmente le persone lavorano troppo per trovare il tempo di flirtare. Sono tutti così appassionati a quello che fanno da non lasciare  tempo a altro. Il cliché potrebbe essere giusto ma va detto che molti partecipanti vengono con le loro famiglie, i figli, i  partner. E sembrano anche felici».
 
 
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