Luca, il fotografo romantico che sviluppa le foto nel suo studio a pedali

Cambiare "obiettivo!"

La pandemia ha messo tutti alla prova. Per alcune persone ha rappresentato un momento di crisi, per altre una sicura opportunità. Tantissimi professionisti si sono rimboccati le maniche e si sono reinventati, alcuni coniugando magnificamente tradizione e modernità.  

È il caso di Luca Spennato, fotografo pugliese, che colpito dalla crisi, è ripartito da qualcosa che nessuno può togliergli: professionalità e idee.  

Così, se Maometto non va alla montagna, si può certamente adottare il processo inverso: andare verso il cliente e tornare alle origini della fotografia, ovvero gli scatti su strada. Ma c'è di più. Luca non solo fotografa, ma sviluppa anche le foto sul momento.

Ha realizzato personalmente un laboratorio itinerante, efficiente e funzionale. Ha preso tutto il necessario e ha trasferito l’intero studio outdoor, pur consapevole delle difficoltà di tale passaggio, in termini non solo logistici ma anche tecnico-ambientali. 

Un cambio di rotta, un’inversione che regala ai clienti, in soli dieci minuti, un piacevole tuffo nel passato.  

Tecnica e creatività

Un’iniziativa che è stata molto apprezzata. Il passante, quanto il turista, rimane incuriosito da questo “viaggio nel tempo”. Luca, con attenzione e pacatezza, chiarisce dubbi e curiosità. Spiega che l’invenzione del primo negativo risale al 1851. Un procedimento fotografico che utilizza come tecnica madre il collodio umido, ambrotipo se applicata su vetro, e ferrotipo se realizzata su lastra di alluminio verniciata di nero.  

Il collodio è la cellulosa che viene utilizzata, umido perché tutto il processo viene realizzato in umido, ragion per cui il fotografo deve portare con sé una sorta di cassetta degli attrezzi. Questa tecnica permette di avere ambedue risultati positivo e negativo se si guarda con il fondo nero. Questo giustifica l’utilizzo di cornici. 

Una sfida unica

In Italia non sono tanti a utilizzare questa tecnica, ma Luca è l’unico che lo fa per strada. È sicuramente molto complicato girare con un laboratorio mobile, soprattutto per motivi legati alla temperatura, all’umidità, alla chimica. 

Particolari che richiedono una certa meticolosità da parte del fotografo nel saper gestire questi cambiamenti per garantire un risultato ottimale.  

«Sono fotografo da vent’anni. Ho studiato e insegnato anche tecniche di laboratorio quando vivevo all’estero. Ho impiegato treanni per reinventarmi quando la crisi si è fatta sentire. Attualmente realizzo workshop di collodio umido. Non siamo in tanti, ma quasi tutti lavorano in studio. Come ho detto, sono l’unico in Italia che lavora in strada. In studio è più semplice perché le temperature sono controllate, l’ambiente è più stabile, più comodo per il fotografo in termini di esposizione. Sono dovuto ricorrere ai ripari con la pandemia. Non avevo alternative. Qui si progetta sempre, poi arriva qualcosa e distrugge tutto. Vedremo cosa accadrà» ha rivelato Spennato durante un'intervista a "L'Italia che cambia". 

Insomma Luca sembra trasmetterci che mai nulla è perduto con un buon spirito di iniziativa, fiducia in sé stessi e di coraggio di cambiare.

Alle volte, basta solo guardare le cose da un’altra prospettiva. O con una lente diversa.

 

di Irene Caltabiano

 


 

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