Bipolarismo bancario: bad/good bank

200 miliardi.
Questa l’impressionante cifra di crediti deteriorati dalle banche italiane.
 
Ebbene sì, anche loro navigano nel mare incerto della crisi, con tanto di crediti in sofferenza. Questi ultimi si definiscono tali quando la riscossione non ne è certa poiché i soggetti debitori sono in posizione di insolvenza (che ben diverso è da un semplice ritardo; condizione non sufficiente per parlare di insolvenza).
Come detto in precedenza (in altro post), l’Italia dal 2007 ha visto un crollo degli investimenti privati di circa il 30%.
 
Le banche sono ancora il principale motore delle nostre imprese e, la situazione di ‘sofferenza’ in cui vertono, fa sì che non sia semplice fornire la liquidità necessaria al fine del rilancio dell’impresa. Senza dimenticare che i tassi di interesse sono decisamente più alti che nel resto dell’Ue (il che mortifica la richiesta già a monte)
Ora, fondamentale sarebbe liberare le banche dal peso morto di questi crediti per permettere loro di riaprire i propri canali di finanziamento.
Come fare?
Attraverso la tanto discussa Bad Bank. 
Mi rendo conto che la parola bad (cattivo in inglese) come risoluzione di un problema non richiami alla mente immagini positive; tuttavia l’introduzione di questo soggetto economico potrebbe ridare respiro a banche e conseguentemente, imprese. Si tratta in estrema sintesi, di un sistema finalizzato alla raccolta di crediti la cui riscossione risulterebbe incerta. La Banca passa alla Bad Bank l’onere di riscuotere un credito che quasi sicuramente (ci mettiamo un quasi tanto per stare coperti) non avrebbe recuperato.
 
Intesa San Paolo e Unicredit hanno già provveduto all’istituzione della propria bad bank.
Più complicato risulta per gli istituti minori. 
Occorrerebbe un intervento dello Stato per dare avvio all’operazione. 
Questo potrebbe però mostrare all’Ue una intenzione di ‘’aiuti di Sato’’. Tale iniziativa è uno dei punti da rispettare posto dall’Europa nella costituzione di una bad bank.
La Commissione europea definisce aiuti di Stato “le misure pubbliche di sostegno a fronte di attività deteriorate, in quanto esonerano la banca beneficiaria dalla necessità di registrare una perdita o una riserva per un’eventuale perdita sulle sue attività deteriorate e/o liberano capitale obbligatorio per altri usi” (definizione dal corriere della sera)
E’ quindi necessario trovare una formula di istituzione della bad bank che non entri in collisione con le regole europee. Prima di allora l’Italia non potrà procedere in maniera ufficiale.
Per intanto Padoan (Ministro dell’Economia e delle Finanze) ha preannunciato un intervento soft per l’introduzione di questo soggetto economico poiché l’Europa ci insegna che è una manovra piuttosto onerosa. 
Ciò molto potrebbe pesare sulle tasche dei contribuenti.
Si tratterà probabilmente di interventi privati con garanzia pubblica.
Ma per questo ci diamo appuntamento a Settembre.
Intanto noi restiamo a studiare questa sorta di bipolarismo bancario che si tramuta in bad per riorientarsi nella direzione di good bank.
 
 
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Maggiori informazioni https://www.formicargentina.it/search/?text=istituti+di+credito%2B

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