Animenta, la guarigione non è reale se non è condivisa

Storie. 

animenta1Siamo le storie che raccontiamo. 

Ricordo che all’università il professore di Giornalismo e Comunicazione ripeteva ossessivamente che l’intera esistenza dell’umanità si fonda sul tramandarsi storie. Perché? Perché le storie trasmettono informazioni, informazioni che possono risultare utili su tutti i livelli. 

Soprattutto quando, attraverso di esse, ci si immedesima in ciò che prova l'io narrante e si esercita l’empatia. E in effetti, leggendo i racconti pubblicati su Animenta, anche se non ho mai vissuto direttamente questa tipologia di problematiche, emerge un senso di vicinanza e speranza, la percezione di una comunità che crea legami e allontana dalla solitudine.  

Una condivisione che mi ha portato a parafrasare la famosa frase di Cristopher McCandless, trasformandola nel titolo stesso dell'articolo.

Cos’è Animenta 

Animenta è un’associazione no-profit creata per raccontare, informare e sensibilizzare sui disturbi del comportamento alimentare. 

«Come sede siamo a Roma ma online siamo arrivati fino a Seul» afferma Aurora CapoRossi, fondatrice e presidentessa. Lei stessa ha sofferto di anoressia, perdendo per un periodo significativo la “brillantezza e la freschezza” che avrebbe dovuto caratterizzare una sedicenne.  

«Un giorno stavo mangiando una caramella alla menta e cercando di capire come chiamare la realtà che stava nascendo, mi sono resa conto di quanto sia potente questo senso di menta fresca e fredda». 

Una ventata di vitalità che risveglia i sensi. Da qui l’idea di mettere la foglia di mentuccia nel logo e di ritrovare quella leggerezza che per tanto tempo aveva abbandonato, proprio attraverso il nome del suo progetto.

Dal blog all’associazione 

animenta3Inizialmente Animenta nasce come progetto social e blog, in cui diverse donne, ma anche uomini, hanno raccontato le loro esperienze personali, il momento in cui si sono manifestati i primi disturbi e il rapporto con il DCA.  

Alcuni ci convivono da pochi anni, altri da una vita intera. Età ed esperienze diverse ma un punto in comune: nell’illusione dell’eccessiva disciplina, i protagonisti dei racconti hanno perso il controllo di loro stessi, lasciando che la malattia li dominasse.  

Così dalla semplice testimonianza è nata la necessità di agire in maniera più concreta. «Sentivamo soprattutto il bisogno di costruire programmi di prevenzione e sensibilizzazione all’interno delle scuole».  

Non solo dunque avvicinare le giovani generazioni a queste problematiche ma agire anche a livello più pratico. Ci sono una sessantina di volontari tra ragazzi e ragazze, psicologi e psicoterapeuti, che mettono gratuitamente a disposizione la propria esperienza e professionalità.  

Sfatare i falsi miti 

animeta6In effetti, se pensiamo ai disturbi alimentari li ricolleghiamo a qualcosa di adolescenziale, mentre in realtà ci sono tanti adulti che hanno affrontato o stanno affrontando tali difficoltà.

L’idea di raccontare più storie, anche in formato anonimo, nasce dal bisogno di non creare stereotipi e offrire a chiunque la possibilità di sentirsi rappresentato. 

Aurora è una marketing manager che ha cambiato completamente la sua vita per creare questa associazione, anche un po’ con l'intento di riscrivere la comunicazione intorno a questa tipologia di disturbi. «Sul nostro profilo Instagram non si troverà una foto né di corpo né di cibo, non si parla di peso, si parla di emozione, di storia, si parla di ciò che non si vede. I disturbi riguardano una persona nella sua totalità».  

Attività collaterali 

animeta-pasta

Animenta è fra le associazioni che fanno parte del Movimento Lilla, che ha chiesto al Ministero della Salute il riconoscimento dei disturbi del comportamento alimentare come malattie autonome, con un budget dedicato all’interno dei LEA, i livelli essenziali di assistenza.  

«I disturbi alimentari sono multifattoriali e per essere curati hanno bisogno di una equipe. Vorremmo creare un dialogo, un punto di incontro che, al di là del protocollo della parte più clinica, metta al centro la persona». 

Oltre alle attività sopracitate, Animenta sta portando avanti diverse altre iniziative parallele tra cui Lettere al corpo, il primo progetto teatrale dell'associazione, la cui testimonial è Ambra Angiolini. 

Un laboratorio in cui ha sofferto di questi disturbi parla apertamente al proprio corpo, scrivendo, un modo per riavvicinarsi a sé stessi, per perdonarsi e ricominciare.  

Un altro progetto parallelo interessante è la pasta di Animenta, realizzata in collaborazione con l’associazione Pepecrusco, per riscrivere un nuovo rapporto con il cibo, per capire che non esistono cibi buoni o cattivi, ma che il cibo è relazione, socialità energia.  

E sicuramente, non è un nemico.  

 

 

 

 

 

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