racconti di vita

I racconti di chi ha cambiato vita ✌

Dal disegno ai fornelli. Il segreto? Ci vuole Amore!

Uno dei desideri più comuni, nel profondo del nostro animo, è rappresentato dal cambiamento.

chef rubio1Nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Cambiare casa, vita, compagno/a, abitudini, macchina e così via.

Da un lato il desiderio nasce perché attribuiamo, erroneamente, all’esterno la fonte della nostra felicità. Dall'altro perché siamo eterni insoddisfatti.

C’è poi un’altra categoria di persone, che sente l’esigenza di cambiare perché ha il coraggio di ammettere che forse c’è qualcos’altro in serbo per lui/lei.

La storia che voglio raccontare è quella di Emiliano Amore, un ragazzo romano che non ha mai avuto paura di reinventarsi e ripartire da zero.Ll’anti comfort zone per eccellenza che potrebbe rappresentare un esempio per quanti hanno dentro di sé quel campanello che ogni tanto ti punzecchia e dice: è ora di rimescolare le carte!

Ecco cosa ci ha raccontato.

Notte dopo gli esami (che non finiscono mai)

chef amoreNonostante centinaia di film post anni '90 e 2000 ci abbiano potuto preparare all'evento più traumatico della nostra vita, niente riuscirà a esserti da vademecum o ad aiutarti all'evento più difficile della tua esistenza: la vita post liceo.

Fino al giorno prima è un susseguirsi di lezioni, scadenze, orari, giustificazioni e addirittura speranze alle quali fare riferimento.

Il giorno dopo l'esame di maturità ti si apre davanti agli occhi un mondo caotico al quale nessuno ti ha preparato.

illustrazione amoreSpoiler alert: dopo i 30 anni ogni stagione ti presenterà la stessa gamma di sensazioni.

Devi essere pronto a reinventarti e ad affrontare in maniera creativa qualsiasi dramma lavorativo e personale ti si presenti davanti.

La storia di "posto fisso e famiglia felice" è ormai piuttosto complicata per la nostra generazione.

Innumerevoli, a ogni storia la sua maglietta

Ho fatto il liceo scientifico e poi mi sono laureato in grafica pubblicitaria e marketing.

Ero pronto post università al posto in qualche agenzia pubblicitaria e a una vita da ufficio creativo con pause di yoga e cucina macrobiotica per ritrovare me stesso.

Purtroppo, dopo 6 mesi di lavoro in un'azienda pubblicitaria, mi stancai e mi ritrovai a farmi due domande sul futuro.

Ho lavorato per circa 5 anni come grafico freelance fino a quando mi sono creato uno stile personale ed i clienti si interfacciavano direttamente con me. Piuttosto che delle loro necessità, da questa richiesta lavorativa decisi di smettere di fare il grafico e cominciai a lavorare come illustratore e artista.

Il successo creativo

piatti-chef amoreNel giro di pochi mesi, usando social media in maniera accurata, mi ritrovai ad avere commissioni nazionali ed internazionali.

Dal 2004 al 2012 ho lavorato come artista collaborando con varie gallerie italiane, inglesi, francesi, tedesche fino ad arrivare alla mia mostra personale a New York.

Ho collaborato con varie riviste di moda e marchi di streetwear e svariate persone si sono tatuate le mie opere.

Dopo 8 anni di successi lavorativi e una vita tra viaggi, gallerie e altre amenità, mi presi un paio di mesi di pausa per riflettere sul mio futuro lavorativo che non mi stava spingendo a reinventarmi stilisticamente.

Non ci riuscivo, sentivo che il mio percorso artistico aveva raggiunto il suo culmine e non mi andava di continuare su quella strada.

Non avevo idea di cosa fare, avevo passato tutta la vita a disegnare e non avevo tante altre capacità.

Automaticamente per distrarmi mi misi a cucinare una torta al cioccolato.

tortinoLa sensazione di creare, con una palette diversa, fatta di ingredienti invece che di colori e matite mi entusiasmò.
Cominciai a lavorare a Milano per un servizio di catering che si occupava di alta moda, partendo dal basso feci strada fino a diventare un cuoco.

Terre lente, la prelibatezza dei prodotti calabresi ad Amsterdam

Tutto mi entusiasmava, invece di acquerelli usavo spezie, invece di fogli mi servivo di alimenti e invece di soddisfare gli occhi dei clienti soddisfacevo i palati.

Tre anni dopo Milano, tornai a Roma e cominciai a lavorare come aiuto chef in un ristorante frequentato da attori e registi capitolini, quel binomio tra cibo e cinema mi rimase sulla pelle per un lungo periodo.

Dopo due anni di gavetta presi un aereo e mi trasferii a Brighton in Inghilterra, una città folle, creativa ed incentrata sul cibo e la musica...il mio ambiente, insomma.

La vocazione al sociale

Sono ripartito da zero in Inghilterra, e cominciai dal livello più basso in cucina, nel giro di 3 anni sono diventato capo chef e ho vinto vari premi culinari.
Ho gestito 3 cucine contemporaneamente e portato al successo le attività con le quali collaboravo. Dopo 3 anni di posto fisso in cucina ho cominciato a lavorare freelance e sono finito a cucinare per Game of Thrones, Marvel, Disney e vari festival di cinema.

Mi sono divertito, ho guadagnato bene ma soprattutto ho imparato tantissimo sul cibo.

Ho lavorato al  Refettorio Felix a Londra , fondato da Massimo Bottura. È una mensa che usa cibo avanzato dai supermercati per creare circa 100 pasti al giorno per i senzatetto.

Refettorio Felix, il futuro della cucina è e(ste)tico

In quell'ambiente ho conosciuto tantissimi chef stellati e ho capito che la vera soddisfazione è usare le tue capacità per fare del bene al livello sociale.

brian craston1L'anno scorso ho deciso di continuare la mia strada lavorativa con il cibo ma con un indirizzo sociale. Tramite il comune e l'aiuto di vari privati sto aprendo la Brighton Food Factory, un'azienda che produce pasti per persone con basso reddito, studenti e senzatetto usando cibo locale e sviluppando un modello ecosostenibile cittadino senza sprechi.

Ho investito in un caffè e sono membro fondatore, insieme ad altre 35 persone, del Brighton Business Club, un'associazione che aiuta imprenditori con indirizzo sociale a crescere lavorativamente ed affrontare difficoltà logistiche.

Il cibo e l'indirizzo sociale sento che sono la mia strada definitiva…speriamo!

sara salini

 

 

di Sara Salini

 

 

 

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È Buono, il riscatto in un gelato

«Edison è un ragazzo accolto in una comunità di Genova».

è buono1«Quando è uscito si è messo nei guai e ha cominciato un cammino "storto". Mentre era in carcere lo abbiamo agganciato nuovamente e gli abbiamo proposto inizialmente di fare volontariato. Si è nuovamente affrancato e ora, scontata la pena, è il nostro responsabile del laboratorio di Genova. Crea un gelato straordinario e fa da maestro agli altri».

Edison ha ritrovato la strada nella dolcezza di coni e coppette.

Ma non è il solo.

Grazie al progetto  È buono, molti sono stati avviati con successo alla professione.

Un gelato genuino

èbuono3Una gelateria completamente gestita da ragazzi ex ospiti di comunità, case famiglie o che hanno avuto esperienze di affido.

Proprio come quando i nostri nonni andavano in bottega, questi giovani imparano l’arte del gelato e i segreti per renderlo speciale.

E magari, terminato il periodo di apprendistato, uno di loro potrà aprire a sua volta una bottega, divenendo maestro e prendendo uno o più apprendisti presso di sé.

Un dolce prodotto con frutta da terreni coltivati da cooperative sociali o confiscati alla mafia.

 A dare questa possibilità è la sinergia tra l’Associazione consulta diocesana per le attività a favore dei minori e delle famiglie Onlus di Genova, un’associazione che comprende 15 case di accoglienza presenti sul territorio genovese e Agevolando, la prima associazione in Italia promossa da giovani che hanno vissuto parte della loro vita in affido o comunità.

Qualità e riscatto sociale

èbuono12La scintilla è scattata a Bologna davanti ad un piatto di buoni tortellini e partendo da lì, si ha intenzione di estendersi in quasi tutto lo Stivale. Al momento, esistono una sede nel capoluogo emiliano, due sedi a Genova e poi a Bologna, Nervi e Verona.
 

Non solo aiutare i giovani a intraprendere una professione ma anche farlo all’insegna dell’attenzione al prodotto. Ogni giorno viene realizzato un gelato grazie a una ricetta tradizionale, senza l’uso di semilavorati industriali.

Solo latte biologico e la maggior parte degli ingredienti che provengono da produzioni bio. Per i gelati alla frutta invece si segue il ritmo delle stagioni, nel pieno rispetto del ciclo naturale e ambientale.

«È Buono rispetto ad altre esperienze nelle aziende, ad esempio, ha una novità. Ci siamo accorti che alcuni dei nostri ragazzi avevano delle potenzialità che non erano del tutto espresse con questi progetti e quindi abbiamo immaginato un lavoro diverso su di loro. È Buono è una cooperativa ma anche un incubatore d’impresa» dice Fabio Gerosa, creatore dell’iniziativa.

«Alcuni ragazzi, di fatto, dei soci e da subito l’ingaggio è in questi termini: se il ragazzo ha voglia, un domani può avere un suo negozio con una logica di franchising. Noi li aiutiamo a creare il proprio futuro imprenditoriale».

irene caltabiano

 

di Irene Caltabiano

 

 

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India Jackson: cambiare vita e lavorare alla Nasa grazie al crowdfunding

Ricordate il film Il diritto di contare?

Quello in cui un team di donne afroamericane, mentre lottano contro le politiche aziendali razziste della Nasa degli anni '60, pongono le basi per l’organizzazione del progetto Mercury e del programma Apollo 11 (uno dei progetti più importanti nella storia dell'astronautica).

Ma, soprattutto, un grande passo avanti per un nuovo ruolo della donna nell’ambito scientifico.

Ecco, la storia di India mi ha fatto pensare alla pellicola di Theodore Melfi e al coraggio di inseguire un sogno. Un sogno forse impossibile se qualcuno non crede fortemente nelle tue capacità.

Per aspera ad astra

india jacksonLavorare alla Nasa? Un obiettivo impossibile se non si possono sostenere spese di viaggio e soggiorno.

E, se a un passo dall'obiettivo, può diventare davvero frustrante. E, in effetti, una profonda frustrazione è ciò che ha provato India Jackson, 32enne laureata in Fisica e madre single ,dopo aver vinto uno stage di 10 settimane allo Johnson Space Center alla Nasa, Houston.

L'entusiasmo è infatti svanito quando India ha realizzato di non potervi partecipare per problemi economici.

Il degno traguardo di un percorso iniziato tanto tempo fa. Una passione sbocciata in California, in terza media, dopo una visita al Fernbank Science Center di Atlanta.  Da quel giorno in poi la mente di India non ha mai smesso di studiare e ammirare stelle e pianeti.

La sua prima passione è infatti la matematica. Ma quando arriva il momento di scegliere per il dottorato di ricerca, India opta per fisica e astronomia.

Una passione certificata persino dal tatuaggio in bella vista di un’equazione quantistica.

Il potere del crowdfunding

Un duro percorso di studi culminato nella proposta di questo stage. Ma ben presto il suo entusiasmo è stato spento dalla triste realtà: India deve pagare le spese non solo per sé ma anche per la figlia Jewel.

«In realtà, non si trattava solo del costo della vita a Houston: ho anche una casa qui ad Atlanta, di cui dovevo continuare a pagare l’affitto» ha raccontato al New York Times.

Questo finchè il suo caro amico e cugino, Dasha Fuler, non ha avuto la brillante idea di lanciare una raccolta fondi su GoFundme, piattaforma di crowdfunding no profit in cui le persone richiedono denaro per motivi personali.

 Non avere i soldi per pagarsi un’operazione importante, ad esempio. Oppure perché non dispongono del denaro necessario per intraprendere il percorso di studi dei sogni.

Obiettivo raggiunto

«Era il suo sogno da sempre, e sono molto orgoglioso di lei. Purtroppo, non ha le possibilità economiche per partecipare. India è una madre single: i soldi sono pochi» ha scritto Dasha sulla pagina. «Ha lavorato duramente per ottenere questa opportunità: non vorrei mai che tutto il suo lavoro andasse sprecato a causa di un mero ostacolo economico. Non sarebbe giusto».

Risultato? In 24 ore la pagina di GoFundme ha superato l' obiettivo di 8mila dollari ( circa 7180 euro), attirando l’attenzione di circa 250 generosi internauti.

Una volta accumulata la somma di denaro necessaria, la campagna è stata chiusa. La signora Jackson ha detto che non sarebbe stato corretto accettare più del necessario, dal momento che l’obiettivo è mettersi al servizio della scienza.

«Una partecipazione travolgente, difficile da descrivere» ha spiegato emozionata India. «Ci sono state persone che hanno donato mille dollari, e altre che ne hanno donato uno, ma non importa: la cosa che mi ha colpito è che ognuna di queste persone ha creduto in me, ha preso a cuore il mio futuro, la mia passione, la mia vita: il tutto ha dell’incredibile».

Adesso India e sua figlia Jewel, 11 anni, sono già volate a Houston per intrapredere questa nuova avventura.

C’è proprio da dire che India è nata… sotto una buona stella. E la sua dedizione a galassie e pianeti ha creato la giusta... congiunzione astrale.

irene caltabiano

 

di  Irene Caltabian o

 


 

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