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PIÙ FI*A PER TUTTI

Se gli italiani credono ancora di primeggiare nell’abitudine del “prendere un caffè” da soli o accompagnati, dai paesi nordici arriva la ufficiale smentita: il caffè va gustato lentamente, meglio se in compagnia!
La Svezia ha addirittura dato un nome a questa diffusa pratica: si chiama “Fika” ed è un’usanza così conosciuta, da primeggiare sulle insegne dei Coffee Bar e da fungere come richiamo per l’apertura di eventi o congressi. La parola, di puro stampo scandinavo, è all’incirca traducibile con “incontrarsi per una tazza di caffè e di un dolcetto”. 
Fin qui nulla di nuovo forse, a parte lo scetticismo degli amanti dell’espresso nel leggere “tazza” e non il suo diminutivo, ma quanto sta dietro a questa pratica va ben oltre l’idea tricolore del bersi un rapido caffè in compagnia. Ciò che è straordinario di quest’usanza, estesa anche in altri paesi nordici ma senza uno specifico titolo, è che pur mancando di orario standard, si tratta in primis di un’attività sociale. Si può infatti condividere coi colleghi di lavoro, con gli amici e persino in famiglia: non esiste l’idea regolare di farlo velocemente o in solitaria! 


Via dalla mente quindi, il frettoloso concetto di “un espresso al banco!” o dei “cinque minuti di pausa caffè”, perché nei freddi paesi del Nord anche il momento del relax diventa un’occasione per scambiarsi un particolare tipo di calore: quello umano. Si possono condividere idee, problematiche o semplici chiacchiere, disconnettendosi davvero per un po’ di tempo dalla frenesia delle attività quotidiane.
Ecco perché la proposta di “Fika” in Svezia viene mantenuta visibile a tutte le ore del dì: non ci sono né limiti culturali né mentali per praticarla.
Traendo dunque le fila: nella calda penisola mediterranea, la gelida idea dell’espresso in piedi è davvero la migliore? Costituisce una valida cura per diminuire la pesante percentuale rilevata nel 2013 dall’European Opinion Poll, a proposito della diffusione dello stress derivato dal lavoro nei paesi dell’UE? Con una percentuale del 55%, l’Italia supera infatti la media degli stati membri e si posiziona in cima alla classifica dei “lavoratori maggiorenni più stressati” in Europa. Sarà quindi marginale come proposta, ma se è vero che occorre partire dalle piccole cose, perché non considerare anche l’idea di rilassarsi sul serio, in un momento casuale della giornata, magari sorseggiando caffè e scambiando quattro chiacchiere in compagnia?
Se ci riescono “lassù”, dove luce e calore scarseggiano parecchio, soprattutto nelle stagioni autunnali ed invernali, allora noi già partiamo avvantaggiati. Armiamoci quindi di coraggio e… sediamoci! Il caffè, che per i più ostinati può rimanere striminzito in tazzina, merita di più di un semplice contatto “bancone-palato”: merita una serenità e predisposizione mentale che non può fare altro che donarci tranquillità, apertura e ricchezza che, pazienza per le tasche, risulterà interiormente vantaggiosa.

 

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SONO INFELICE QUINDI…MANGIO

Vi capita mai di essere tristi, annoiati e ritrovarvi davanti al frigorifero aperto senza neppure accorgervi?
Mai capitata una delusione d’amore e esservi trovati poco dopo davanti alla tv, magari a guardare «Ghost» e mangiare un intero barattolino di gelato? 
Vi è mai successo di mangiare, mangiare e ancora mangiare per sentirvi meglio?
Beh, sapete a che cosa state andando incontro? Ad un’abbuffata compulsiva. Sgradevole suono, per non parlare delle conseguenze.

 
Quando si verifica l’abbuffata compulsiva sono presenti i seguenti elementi:
1. sensazioni: i primi momenti in cui viene assimilato compulsivamente il cibo, sono piacevoli. Credete che queste sensazioni durino a lungo? Beh, vi sbagliate! Segue infatti una sensazione di disagio e poi ribrezzo, ma non si riesce a smettere;
 
2. velocità nel’assumere cibo: le persone affette da questa compulsività, mangiano a velocità doppia di chi non ne è «affetto». Molto spesso, chi ha questo disturbo, si riempie la bocca e mastica raramente, mentre altri bevono molto per far andare giù il super-boccone;
 
3. senso di agitazione: molto spesso chi ne soffre , mentre mangia gironzola per casa, disperata. Altri- nel peggiore dei casi- arrivano a rubare al supermercato, ma anche a ingurgitare cibo che altri hanno scartato. Questo shopping compulsivo di cibarie, spaventa anche la gente affetta da tale disturbo, tanto che questa si ferma magari in svariati negozi per non destare sospetti. Ma il rientro a casa è confermato dal prosciugamento delle finanze, perciò: addio spesa folle;
 

4. alterato stato di coscienza: chi è affetto da tale disturbo, spesso, afferma di essere come in trance e ciò si verifica già al mattino al momento della sveglia: se è stato detto qualcosa che non è piaciuto e se la persona è già triste, l’unica preoccupazione è mangiare! Molti riferiscono che quando si trovano in questo stato, sono sudati, accaldati e con la mente vuota. Si «fiondano» su qualsiasi cosa commestibile e mangiano molto velocemente. Senza accorgersene. Senza neppure sedersi, magari leggendo un giornale o guardando la tv. Questo comportamento fa sì che la persona non pensi a quello che sta causando a se stessa;

 
5. segretezza: l’abbuffata compulsiva avviene in segreto. La tecnica più usata è quella di mangiare normalmente quando sono presenti altre persone per poi abbuffarsi, nella solitudine della propria abitazione;
 
6. perdita di controllo: questa caratteristica varia da persona a persona. Per alcune il tutto si verifica in modo graduale, mentre altre sentono di perdere il controllo prima di cominciare a mangiare, per altre ancora avviene all’improvviso.
I cibi che vengono assunti più spesso, sono quelli ipercalorici. I principali antecedenti all’abbuffata compulsiva possono essere noia, solitudine, depressione, ansia, autosvalutazione e anche una probabile dieta o comunque restrizione alimentare.



Questo disturbo alimentare incontrollato, è molto interessante per gli studi neuropsicologici in quanto connesso con il tema delle dipendenze.
 

 

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Esempio di crudeltà umana: gatto obeso non riesce a muoversi

Guardate questo gatto: non riesce nemmeno a sollevarsi a causa dell’adipe in eccesso. Vi sembra giusto che anche gli animali soffrano di obesità?

Bisogna ricordare che si tratta di una malattia. La sterilizzazione e la vita d’appartamento sono sicuramente le cause principali del sovrappeso nei gatti, ma qui deve entrare in gioco il senso di responsabilità del proprietario dell’animale: è importante scegliere un cibo di alta qualità e, soprattutto, dosarlo secondo il bisogno fisiologico. E’ facile cedere alle fusa, ai miagolii insistenti, rispondendo alle richieste d’attenzione del micio con una ciotola piena, ma ricordiamoci che il gatto deve mangiare per fame e NON PER NOIA

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