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Ragazzini in ospedale dopo una seduta spiritica online: ecco la verità di Charlie Charlie Challenge

Quando si è giovani si è molto vulnerabili, soprattutto se si hanno a disposizione strumenti  molto potenti, come i social network. E così capita che uno stupido gioco online diventi fonte di malessere, tanto da finire all’ospedale. Si chiama “Charlie Charlie Challenge”: si tratterebbe di una sorta di seduta spiritica, rigorosamente filmata e pubblicata sui social, durante la quale si invoca lo spirito di un ipotetico ragazzino di nome Charlie morto suicida a dieci anni. Un foglio suddiviso in quattro con le risposte SI e NO, due matite disposte a croce una sopra l’altra e la suggestione è servita.

Lo scopo del gioco sarebbe porre allo spirito delle domande sul proprio futuro. Chiaramente è sufficiente un respiro per far muovere una matita, anche senza l’intenzione di voler pilotare il gioco. C’è chi lo prende per quello che è e vi prende parte per goliardia, ma a dodici anni o poco più è facile farsi suggestionare.  Alcuni ragazzini, dopo aver partecipato a questo gioco, hanno manifestato vere e proprie forme di psicosi: pochi giorni fa una quindicenne è stata ricoverata in ospedale in preda ad una crisi isterica, e non si tratta di un caso isolato. Basta fare un giro sulla pagina Facebook dedicata per rendersi conto di quanta fragilità faccia emergere questa stupida sfida:

“Una mia compagna lo ha fatto...la matita quando ha detto "Charlie Charlie are you here?" Si è spostata su "yes". Per lo spavento ha buttato tutto via senza dire "possiamo finire Charlie". Questa notte dice che si sentiva osservata e sentiva delle voci. Non fatelo... È pericoloso”

Col fuoco ci abbiamo giocato tutti, da piccoli, ma almeno restava un fenomeno privato, un segreto da condividere solo con gli amici più intimi: non avevamo gli strumenti per esibire al mondo la nostra ingenuità! Abbiamo a che fare con malvagi spiritelli che fluttuano di smartphone in smartphone o forse c’è dietro un  perverso genio del marketing? Già, pare proprio che a monte vi sia una strategia pubblicitaria per promuovere un film horror che uscirà nelle sale americane il 10 luglio, The Gallows.

Addio Charlie, ti abbiamo smascherato, il gioco è bello finché dura poco.

Vale

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Femminicidio e fede: il discusso intervento di Kiko Arguello

Polverone alzato qualche giorno fa durante il discorso tenuto da Kiko Arguello durante il Family Day a Roma.
Arguello è un pittore spagnole e fondatore dei neocatecumeni. Scuote gli animi di chi lo ascolta toccando un tema sfortunatamente più attuale che mai: il femminicidio.
 
Tema caldo durante una manifestazione che ha già sollevato da sola molteplici polemiche. Taluni l’hanno definita “il festival dell’omofobia”.
 
Ma veniamo alle parole di Arguello.
Il 76 enne sostiene, seppur nel suo italiano un pochino approssimativo, che le ragioni di atti di tale ferocia (fa riferimento al caso di Irina Lucidi il cui marito, in seguito alla fine della loro relazione, avrebbe rapito le figlie per poi ucciderle – seppur i corpi non siano a tutt’oggi stati ritrovati- e poi si sia suicidato) stia nell’inferno che un uomo sperimenta su se stesso quando, ateo e secolarizzato, non graziato dall’amore divino, identifica se stesso con l’amore della moglie e, laddove questa lo privi di questo amore, non riconoscendo la sua stessa essenza, il suo primo istinto si palesi nell’uccidere la donna; in secondo luogo, per farle comprendere il dolore che ella gli ha causato, altro atto terribile sarebbe uccidere i loro figli. 
 
Forte è il riferimento di Arguello alla possibilità di una donna di “abbandonare il marito per andare con un’altra donna” (perfettamente in linea con il family day); questo in qualche modo giustificherebbe la perdita di senno dell’uomo in questione???
Ora non volendo cadere in una facile accusa, e di input ce ne sarebbero sul serio moltissimi, ritengo personalmente che in nessun modo possa trovarsi una benché minima giustificazione alla crudeltà che ci viene servita ogni giorno a tavola attraverso i media. Pranziamo e ceniamo senza nemmeno più sorprenderci del livello di atrocità che esseri umani siano in grado di compiere. E tra il primo, il secondo e la frutta… la nostra ovattata società si e ci distrugge.
 
C’è un film di Nanni Moretti che si intitola Palombella Rossa in cui il protagonista pronuncia una frase a mio avviso molto significativa: 
“Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”.
Le parole sono importanti. Prima di prendere un microfono e pronunciarne di così forti, magari volendo anche veicolare tutt’altro messaggio, bisognerebbe prestarci maggiore attenzione.
 
Se questa voleva essere una semplice constatazione sul fatto che l’allontanamento dalla fede possa in qualche modo essere la causa dell’annichilimento dell’essere umano, andrebbero selezionate le parole giuste prima di prendere quel microfono tra le mani, soprattutto se non si è ad esprimersi nella propria lingua. Oltretutto mi sembra che la Chiesa si impegni non poco giorno per giorno ad allontanare anche i più ‘’temerari’’ fedeli, pronti a sfidare tutto e tutti in nome di quell’amore profondo che percepiscono nell’animo (e credetemi che mi piacerebbe provare una fede tanto incondizionata).
La cronaca è piena zeppa di casi di donne a cui viene strappata la vita; donne giovani e meno giovani che hanno da scrivere ancora moltissime pagine delle loro esistenze.
 
Figlie, madri, amiche…esseri umani con il diritto alla vita e alla libera espressione del proprio sentire.
Rifiuto qualsiasi atto di comprensione verso chi si sente così onnipotente da poter scegliere il quando mettere fine ai giorni di un altro individuo. A prescindere dal genere, dalla relazione e dal malessere che può provare.
 
Siamo figli di una società malata, che ci educa alla violenza. Disabituati a comunicare se non attraverso un modo virtuale e parallelo che nulla ha di autentico. Siamo delusi dalle istituzioni (Chiesa in prima linea) che dovbrebbero essere a nostra tutela e che invece a null’altro pensano se non a manipolarci per stare sempre più “comode”.
 
Non siamo capaci di produrre un pensiero autonomo, fondato e strutturato. Non conosciamo, non chiediamo, non ci interroghiamo. Spariamo facili giudizi di valore o giustifichiamo senza reale cognizione di causa parole che con cum-prendiamo nel profondo.
Forse dovremmo smettere di preoccuparci di genere maschile o femminile e prendere a cuore il genere umano
Forse solo questa è la via per ricominciare.
 
 

 

Continua...

Omogenitorialità e famiglia moderna: esiste la “normalità”?

"Miei splendidi figli, il vostro amore mi ha dato la forza di vivere una vita onesta. 
Non lasciate che qualcuno o qualcosa vi faccia sentire che non potete essere come siete veramente".
 
Queste alcune parole estrapolate dalla lettera che Ricky Martin, in occasione della Festa del papà (negli States la terza domenica di Giugno) - ha scritto ai suoi figli, Matteo e Valentino e pubblicata sul Time.
I due gemelli hanno oggi 7 anni e sono nati da una madre surrogata; R.Martin è dichiaratamente omosessuale ed il suo ’’outing’’ ufficiale risale al 2008.
Il cantante portoricano, attraverso queste righe, fa una vera e propria dichiarazione d’amore ai suoi due bambini; la sua lettera appare come una sorta di inno all’amore in tutte le sue forme, scevro da pregiudizio e tabù di ogni genere.
Ovviamente il tutto ha aperto nuovamente il delicato dibattito in una questione che, soprattutto in Italia, accende ancora gli animi di molti. Parliamo di ciò che afferisce alla genitorialità omosessuale ed alle presunte conseguenze questa possa portare.
 
Già pochi mesi fa la fiamma era stata ravvivata da una intervista alla coppia di stilisti Dolce e Gabbana; il primo aveva risposto alla domanda rispetto alla possibilità di avere un figlio con il suo compagno, affermando di non desiderare figli “sintetici”. Questa dichiarazione ha scatenato molteplici reazioni: da Elton Jhon, a Victoria Beckam, allo stesso Ricky Maritn, Hter Parisi…e molti altri, vip e non, ciascuno di loro ha espresso pubblicamente il proprio forte disappunto rispetto a tale affermazione.
La coppia di stilisti ha poi cercato di placare gli animi facendo riferimento ai divergenti punti di vista che sono già interni alla loro coppia: Dolce che predilige una famiglia di tipo tradizionalista (le origini siciliane probabilmente un po’ danno il proprio contributo) e Gabbana che invece è favorevole alla fecondazione assistita e ad una visione moderna di famiglia. Ma il tutto in condizioni di rispetto reciproco. 
Insomma non ci sarebbe una presa di posizione in negativo piuttosto solo una espressione per così dire ‘’ infelice’’.
 
Di certo il tema della famiglia e dell’omogenitorialità è sempre più presente nel dibattito sociale, politico, culturale, pedagogico, psicologico, religioso…etc.… 
Ci si scontra spesso con forti prese di posizione derivanti da una eccessiva chiusura rispetto a ciò che non viene valutato come ’’ normale’’ presupponendo, anche senza reale fondamento, che il concetto di normalità (a mio avviso concetto piuttosto relativo) coincida con ciò che è giusto.
Ovviamente occorre tener presente che quando si affronta il tema della omogenitorialità non si parla solo dell’orientamento sessuale di un individuo ma va attentamente vagliato il tema dei diritti dell’infanzia, dello sviluppo dell’infante, delle strategie migliori per essere un buon genitore e dell’inserimento in una società che, nonostante conti 2015 anni di evoluzione, ancora mostra tutto il suo scetticismo verso ciò che ritiene in qualche modo essere fuori dalla ‘’normalità’’.
 
"A Matteo e Valentino. Fin dal primo momento in cui vi ho avuto fra le mie braccia, vi ho detto quanto mi senta incredibilmente grato, onorato e benedetto di essere vostro padre. Ma io non credo di avervi mai detto quanto mi abbiate cambiato la vita.
Per anni, l'unica cosa che ho avuto sempre chiara nel mio cuore era che volevo essere un padre. L'ho sognato spesso e ho trovato grande forza e ispirazione dalla possibilità di farlo.
Quando questo sogno è diventato realtà, non potete immaginare la gioia e le emozioni che mi pervadevano. Sono stato in trepidante attesa del vostro arrivo, contando i giorni, le ore, i minuti che mancavano al giorno del parto. Devo aver letto tutti i libri pubblicati sull'essere genitori, per prepararmi al vostro arrivo. Poi, finalmente, la prima volta che vi ho tenuti tra le braccia, il mondo per me si è fermato.
Una sensazione bella e indescrivibile ha preso il sopravvento. Ho sentito la forma più pura di amore per la prima volta nella mia vita. Eravate finalmente con me, e sapevo di essere il più fortunato e felice l'uomo nel mondo! Da quel momento, il mio cammino con voi due si è riempito di gioia e di avventura. Abbiamo girato il mondo insieme da quando avevate appena due anni. Impariamo cose nuove ogni giorno e mi stupisco di tutto quello che fate. Mi rendete una persona migliore e mi ispirate a provare cose nuove, come scrivere il mio primo libro per bambini.
Soprattutto, miei splendidi figli, il vostro amore mi ha dato la forza di vivere una vita onesta. Una vita di coraggio e di trasparenza, che mi riempie di grande orgoglio e di pace. Che incredibile regalo mi avete fatto, ve ne sarò sempre grato. Se c'è una cosa che voglio che teniate a mente nella vita, a parte il sapere che sarete sempre e incondizionatamente amati da me, dalla nostra famiglia e dai nostri amici, è che si può essere se stessi. Non lasciate che qualcuno o qualcosa vi faccia sentire che non potete essere come siete veramente.
Qualsiasi cosa decidiate di essere o fare, io sarò sempre al vostro fianco. Per favore, traete forza e conforto da questa consapevolezza e non dimenticatelo mai.
Vi amo,
Papi"
 

 

Continua...

 

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