Tataouine: chiedete alle donne come far fiorire il deserto

Il volontariato è un’esperienza che cambia la vita

Mettersi in gioco e aiutare chi ha bisogno costituisce infatti l’occasione per riflettere su sé stessi e mettere a fuoco le proprie capacità e risorse peculiari. E il bagaglio maturato può essere doppiamente importante, se si ha l’occasione di partecipare a un progetto che coinvolge Paesi stranieri. Ne risulta così trasformato e rivoluzionato il concetto stesso di cultura, e l’inclusione, da entità astratta, si trasforma in realtà. Francesco Cantatore, cooperante di Giovinazzo (Bari) è partito alla volta di Tataouine, città del sud della Tunisia coinvolta, insieme a L’Avana, nell’iniziativa “Dreams – donne e giovani in rete” patrocinata da ARCS, “costola” di Arci che opera su base internazionale.

Il progetto è finalizzato a supportare l’agricoltura femminile in zone pre-desertiche: Tataouine infatti è situata ai piedi del Sahara. L’iniziativa mira inoltre ad affinare le capacità tecnico-gestionali degli operatori del settore turistico e potenziare le tecniche di trasformazione dei prodotti, sostenendo la microimprenditoria locale e promuovendo i contatti tra addetti ai lavori tunisini e italiani. Per quanto riguarda Cuba, i volontari hanno l’obiettivo prioritario di intervenire sulla fertilità dei suoli utilizzando prodotti biologici, e incrementare l’eterogeneità delle produzioni attraverso il rilancio delle produzioni autoctone.

Dreams – donne e giovani in rete per promuovere le eccellenze nascoste

Tataouine si rivela un centro ricco e vitale in modo decisamente poco appariscente, spiega Francesco Cantatore. «La città è situata su un altopiano. Un tempo ci vivevano i Berberi, che letteralmente significa uomini liberi. Loro però preferiscono usare il termine Imazighen. Sono un popolo operoso, le cui tradizioni affondano radici nei secoli passati: tra le principali attività, la realizzazione di tappeti filati di lana 100% naturali e colorati».

In questo contesto le donne assumono un ruolo primario. Nei villaggi, infatti, la componente femminile è dominante, e deve occuparsi di un’ampia gamma di attività, in quanto gli uomini vanno fuori per lavorare. «Le donne hanno qualcosa di simile alle piante desertiche. Entrambe dimostrano una forza pervicace, nel resistere e reagire alle avversità climatiche e sociali».

Tataouine: quanta ricchezza si può nascondere in un deserto?

A primo impatto quello che colpisce della cittadina tunisina è il clima arido, apparentemente ostile e ostico alla proliferazione di qualunque forma di vita. In realtà, precisa il cooperante di Giovinazzo, la situazione è diversa: infatti, una vasta gamma di organismi si è adattata alle condizioni climatiche. Fichi e fichi d’India, ad esempio, crescono in abbondanza, e vengono utilizzati per produrre marmellate e biscotti. A questi si aggiungono piante aromatiche come basilico, menta e rosmarino e orticole tra cui cipolle, prezzemolo e carote. Alla ricchezza delle culture si affianca poi quella geologica ed architettonica; il tutto rende la zona interessante anche dal punto di vista turistico. Il progetto “Dreams – donne e giovani in rete” si sta impegnando anche in questa direzione, sperando di limitare i danni al settore indotti dall’attentato a Tunisi.

Francesco Cantatore ne è convinto. Un’esperienza quale quella del servizio civile è fondamentale, se riesce a sviluppare in chi vi partecipa due attitudini, quella a donare un po’ di sé agli altri, e all’ambiente che ci ospita. Che siano proprie capacità del genere che potranno salvarci dall’estinzione?

Francesca Garrisi

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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