Rovigo: 20 socie lavoratrici risollevano le sorti di una cooperativa di abbigliamento

Dopo gli anni della crisi, in Veneto si delinea una nuova fase, quella del wbo

Centro-Moda-PolesanoÈ un acronimo, questo, che fa riferimento al workers buyout, ovvero l’acquisto di una società da parte dei lavoratori della stessa. Nei giorni scorsi è stato reso noto il settimo caso, quello della Cooperativa Polesana Abbigliamento di Stienta (Rovigo) che, dopo un periodo turbolento, è stata rilevata da 22 operaie. Pur di tornare a lavorare le donne hanno deciso di investire i propri soldi, assumendo così un considerevole margine di rischio.

L’azienda in liquidazione…e le ansie che fanno capolino

Quando la Cooperativa CAPA ha subito la procedura amministrativa coatta le operaie hanno visto profilarsi all’orizzonte l’eventualità concreta di perdere il lavoro. La situazione ha avuto però una svolta inattesa, in quanto si sono create le condizioni per la fondazione di una nuova cooperativa. Fondamentale, in tal senso, è stato l’intervento di Legacoop Veneto e delle divisioni locali di Cgil, Cisl e Uil.

Centro-Moda-Polesano-dueLa determinazione è stata la carta vincente, unita alla capacità di immaginare un futuro altro, e alla nostra volontà di mettere sul piatto una posta sostanziosa”, spiegano le socie. In concreto questo ha significato anticipare la Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), cui si sono aggiunti 80mila euro provenienti da un fondo mutualistico gestito da Legacoop. Banca Etica ha partecipato con una linea di fido da 200mila euro.

La ripartenza è avvenuta in tempi contingentati: a luglio la macchina produttiva ha “scaldato i motori”. Fortunatamente si sono fatti coinvolgere anche gli ex clienti, che hanno confermato gli ordini, dimostrando di voler continuare a collaborare con il Centro Moda Polesano. Le socie lavoratrici sono state affiancate da subito da altri 11 dipendenti, e a questi, in seguito, si sono aggiunte sei persone.

“Ci siamo impegnate febbrilmente perché la transizione dalla prima alla seconda cooperativa avvenisse nel modo meno traumatico possibile. Non è stato semplice, ma i risultati ci hanno ripagate. L’obiettivo prioritario è stato preservare l’integrità della produzione, e questo ha cambiato la nostra vita: siamo diventate operaie imprenditrici”.

Il valore – umano e professionale – profuso ha ben presto cominciato a dare frutti, così, quest’anno si prevede che il volume arrivi a circa 600mila euro. Nel 2019, invece, dovrebbe più che raddoppiare.

Mettere in moto il futuro richiede inventiva, coraggio e disponibilità al sacrificio. Chi ha voglia e forza sufficiente per rischiare è già a buon punto per costruire qualcosa di importante.

 
 
francesca garrisi
 

 

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